VACCINAZIONE, TRA UTOPIA E DISTOPIA

Nella Nuova Atlantide di Francis Bacon, nella Città del Sole di Tommaso Campanella e nell’isola di Utopia di Thomas More vi sono delle regole per creare benessere nella società: si parte  dall’educazione (anche alla donne, e siamo nei secoli XV- XVI-XVII), dalla equa distribuzione dei possedimenti,  dalla produzione per il consumo e non per l’arricchimento smodato, dalla conoscenza di diverse lingue, tra cui quelle antiche. Nella Nuova Atlantide, Bacon si sofferma sulla necessità delle sperimentazioni scientifiche sui corpi deceduti, sulle piante, sulla conservazione d’organi per creare conoscenza e benessere.

Città utopiche, collocate geograficamente lontano, in isole separate, difficili da raggiungere sono la Città del Sole (forse lo Sri Lanka), e la Nuova Atlantide, scoperta per serendipità dopo un naufragio nei Mari del sud. Anche l’Isola di U-topia di More (da ou-topos, nessun luogo o forse eu-topos, un buon luogo) è collocata in un altrove difficilmente definibile: l’insularità è sinonimo di isolamento dal mondo terreno e corrotto, di distanziamento e lontananza, se non di inaccessibilità.  In queste isole o città, tutte le persone sono felici, e l’obiettivo dei governatori è rendere felice la popolazione, perché nessuno ha più di altri: non può germinare uno dei vizi capitali che nasce proprio dal non avere la roba degli altri, l’invidia. 

Scrive Campanella: «Io nacqui a debellar tre mali estremi: / tirannide, sofismi, ipocrisia; […] / Carestie, guerre, pesti, invidia, inganno, / ingiustizia, lussuria, accidia, sdegno, / tutti a que’ tre gran mali sottostanno, / che nel cieco amor proprio, figlio degno / d’ignoranza, radice e fomento hanno». La peste – la malattia – e la carestia sono variabili dipendenti dai comportamenti umani come la tirannide – il governo totalitario e assolutista, i sofismi – la retorica fine a sé stessa volta a voler trarre vantaggio personale, e l’ipocrisia, che può essere intesa come il negazionismo attuale – negare il senso alle cose che accadono, alla natura con i suoi fenomeni e eccessi.

A governare queste Terre, i filosofi scienziati More, Bacon e Campanella hanno proiettato anche loro stessi. Andando contro corrente con pensieri politici, hanno trascorso parte della loro vita in prigione per eresia o per pensiero “illegale” nei diversi paesi d’Europa: Thomas More venne addirittura decapitato per non avere firmato in favore di Enrico VIII. È plausibile, dunque, che sognassero mondi migliori, più equi, dove la cultura veniva considerata un bene comune e non come una qualche forma di potere per gestire le folle, le quali dovevano rimanere nell’ignoranza e, in casi estremi, nella miseria.

All’Utopia si oppone le Distopia (dys, cattivo e topos, luogo), la rappresentazione di una realtà immaginaria del futuro, prevedibile sulla base di tendenze del presente percepite come altamente negative, in cui viene presagita una vita indesiderabile o spaventosa. La società è composta da fenomeni sociali o politici opprimenti, in concomitanza o in conseguenza di condizioni ambientali o tecnologiche pericolose, tra cui guerre mondiali post atomiche, meteoriti in caduta libera, glaciazioni del pianeta terra, pandemie virali. Il termine distopico nasce, per ironia, da un discorso dell’economista liberista Stuart Mill per ricordare la mancanza di libertà di movimento, di commercio, di arricchimento, quindi in un pensiero molto differente da quello degli inventori dei termini utopistici.  Il genere distopico ha successo nel secolo scorso perché il suo immaginario trae origine da un duplice trauma: da una parte, lo shock prodotto dall’accelerazione forsennata del progresso tecnico-scientifico, agente di disumanizzazione e di alienazione oppure di distruzione dell’ambiente e dell’umanità stessa; dall’altra, quello provocato dall’affermazione nella prima metà del XX secolo di regimi totalitari come quelli fascista, nazista e stalinista, che hanno ispirato ampiamente la letteratura distopica.

Tra i grandi esponenti, Aldous Huxley, con il suo Mondo Nuovo (Brave New World, del 1932) che descrive un mondo basato sull’eugenetica, e sulle caste. La casta alfa consiste degli individui destinati al comando, i beta coprono incarichi amministrativi che richiedono un’istruzione superiore, ma senza le responsabilità del comando. Le tre caste inferiori sono le gammadelta e epsilon in grado decrescente di intelligenza. Gli epsilon sono creati e addestrati per occuparsi dei lavori più umili e nelle condizioni più dure senza lamentarsene. I bambini delta sono condizionati attraverso scosse elettriche ad aver paura di fiori e libri per accogliere mansioni più umili; gli epsilon sono creati e addestrati per occuparsi dei lavori più brutti e nelle condizioni più dure senza lamentarsene, e da bambini ricevono il condizionamento di odiare la natura e la campagna per amare di più i luoghi chiusi come le città e le fabbriche. In genere, tutti gli individui sono sottoposti a condizionamento mentale per conformarsi al ruolo che ricopriranno nella società.

Altro esponente del genere distopico è George Orwell, l’autore preferito con il suo libro, 1984, delle citazioni delle persone che si sono opposte al lock down da pandemia del Covid-19, ai decreti legge continuativi che restringevano sempre di più i parametri geografici di spostamento delle persone. Nel libro 1984 di George Orwell, seguiamo il protagonista principale Winston Smith mentre naviga a Londra in quello che crede essere l’anno 1984. Lavorando per il Ministero della Verità, trascorre le sue giornate come giornalista alterando articoli di notizie e cancellando il passato. È il mondo in cui vive. Un mondo in cui il passato, il presente e il futuro sono gestiti dal Grande Fratello e dai membri del Partito Interno di Ingsoc, l’ideologia di governo della regione dell’Oceania. In Oceania, la privacy non esiste. Teleschermi e microfoni segreti sono ovunque: nelle strade, nei luoghi di lavoro, nei ristoranti e soprattutto nelle case: ti guardano e ti ascoltano. Tutto ciò di riservato sono i tuoi pensieri, e anche quelli sono illegali se non obbediscono alle credenze di Ingsoc. Si chiama Crimine di Pensiero. Il Crimine di Pensiero descrive i pensieri politicamente non ortodossi di una persona, come le credenze e i dubbi che contraddicono i principi di Ingsoc.

In un post pubblicato in rete, l’autrice – chiaramente contro i lock down e la limitazione forzata della libertà personale – afferma che: «Il 2020 ha visto un’ondata di cancellazioni di pensieri sbagliati dalle menti degli altri. Gli articoli e i post sui social media che non si allineano con la storia che ci viene data in pasto vengono rapidamente censurati e tolti con la spiegazione che la diffusione di informazioni false è una grande preoccupazione di sicurezza per la salute e il benessere della nostra società durante un periodo di crisi. […] Mentre si stanno perdendo lavori e carriere, la reputazione viene macchiata come risultato della cultura della cancellazione ed essenzialmente del “crimine di pensiero” di 1984». Come questo post, ce non sono tanti altri in rete: basta scrivere in Google “Orwell e pandemia” e viene fuori di tutto.  Senza prendere alcuna posizione in merito, è verissimo che molti hanno perso lavoro e carriera, è vero che la vaccinazione non è stata data solo all’inizio solo ai più fragili, è vero che il Green Pass e le isole Covid Free creeranno un’altra narrazione distopica.

E allora continuo a pensare a film di fantascienza distopica che mi sono rimasti dentro, usciti prima del “film distopico che stiamo vivendo dentro la nostra pelle e con la nostra pelle della pandemia del 21 febbraio 2020”. Sono film che non riguardano contagi virali e romanzi che si vogliono porre come profetici di virus scappati dai laboratori di Wuhan. Elyseum e Snowpiercer sono due nomi che abitano la mia testa, come due letture possibili di quello che sta accadendo, non solo nel nostro piccolo mondo antico “L’Europa”, poco capace di sottoscrivere contratti corretti con alcune aziende farmaceutiche per avere i vaccini, ma anche in altri paesi e continenti, dove già si fanno i conti dei morti per impossibilità di accesso alle cure, ai respiratori, ai ventilatori, all’ossigeno, e infine al vaccino. 

Elyseum è un film del 2013 con protagonisti due grandi attori, Jodie Foster e Matt Dammon, diretti da un regista meno noto, Neil Blomkamp sudafricano canadese. Nel 2154 l’umanità risulta divisa in due caste: pochi eletti, i ricchi, vivono su un’enorme stazione spaziale chiamata Elysium, orbitante immediatamente intorno alla Terra, lussuosa, avveniristica e fornita di un perfetto ecosistema terrestre; e i poveri, in stragrande maggioranza, vivono sul pianeta Terra, ormai sovrappopolato, estremamente inquinato e poco abitabile perché in forte degrado. Il governo di Elysium stabilisce leggi sempre più rigide contro l’immigrazione, per preservare il lusso e il benessere dei pochi privilegiati che vi vivono e per fermare le persone che, dalla Terra, continuamente tentano di giungere sulla stazione come clandestini, abbattendo con missili le navicelle non autorizzate che entrano nello spazio aereo della stazione spaziale. Un operario sulla terra Max (Matt Dammon) rimane esposto a un’enorme dose di radiazioni gamma, che, secondo i robot medici a servizio dei poveri abitanti della Terra, lo uccideranno nel giro di cinque giorni. L’unica speranza che rimane a Max è raggiungere in fretta Elysium, dove è possibile utilizzare le avanzatissime capsule mediche, in grado di guarire in pochi secondi da qualunque malattia o danno fisico anche molto grave. Troverà come suo antagonista Jodie Foster, capo della polizia di Elysium. Non racconto il seguito per il lettore, ma è chiaro che tutto il film riguarda l’accessibilità alle cure tecnologicamente avanzate.

L’altro, Snowpiercer, è un film del 2013 diretto da Bong Joon-ho (regista di Parasite) tratto dalla graphic novel Le Transperceneige, fumetto di fantascienza post-apocalittica. Siamo nel 2031. In un mondo decimato da una nuova era glaciale, causata da esperimenti falliti per fermare il riscaldamento globale, un gruppo di 2100 persone rimane in vita all’interno di un treno, lo “Snowpiercer”, che continua a spostarsi intorno alla Terra e si procura l’energia necessaria attraverso un motore perpetuo. Il treno è un microcosmo di società umana diviso in classi sociali: i più poveri vivono ammassati nelle ultime carrozze, dove si nutrono esclusivamente di barrette proteiche prodotte con insetti; i più ricchi abitano nei vagoni anteriori. Informati di come vivono le classi dei vagoni superiori da persone che si ritrovano in carcere in fondo al treno, i nulla possidenti iniziano la rivoluzione.  Il tema del cibo, delle cure e dello spazio disponibile è i Leitmotiv del film. Interessante è che il pensiero originale (la terra piano piano si sta riprendendo e ritornando abitabile) è nel vagone dei disperati, mentre le classi agiate – in verità tra loro molti sono gli investitori economici nel treno – e i loro figli continuano a credere, stile Grande Fratello, al sofisma che quello del treno sia il migliore dei mondi possibili. 

Torniamo alla pandemia 2020-2021: il rapporto di Michael Marmot, professore di epidemiologia all’University College of London e Direttore dell’Health of Equity Institute, uscito nel dicembre del 2020 che riguardava l’UK e può essere paradigmatico per gli altri paesi, aveva come titolo, Build Back Fairer, “ricostruisci con più giustizia”. Ancora in un’intervista di aprile 2021 su The Guardian, Malmot conferma che la pandemia e la risposta sociale associata hanno amplificato le disuguaglianze sociali ed economiche dalla prima infanzia, istruzione, occupazione, avere abbastanza soldi per vivere, alloggi e comunità. Ha anche mostrato gradienti sociali ancora più ripidi nei tassi di mortalità e tassi di mortalità sorprendentemente alti tra le persone provenienti da minoranze etniche. Gran parte di questo eccesso può essere attribuito alla povertà o all’impossibilità di accesso alle cure.

L’intero anno di esperienza di Covid è stato immenso da sopportare non solo per i nostri corpi, ma anche per le nostre menti e l’anima, in termini di accesso alle cure: a partire dalla disponibilità di ossigeno, di mascherine, di dispositivi di protezione individuale, dai letti disponibili, al caso attuale della vaccinazione, in estremo ritardo in Italia – uno tra i cinque paesi al mondo più colpiti dalla pandemia. Ora il Green Pass che stabilisce che solo i vaccinati o le persone che hanno fatto il Covid potranno spostarsi, ci mette in una condizione simile a un luogo distopico (discriminazione). Già gli scienziati infatti si stanno opponendo, data l’incertezza a dare il via libera per i viaggi alle persone negative al tampone eseguito due giorni prima.

Il calendario vaccinale, fatto salvo i professionisti sanitari, è stato pieno di iniquità: solo a fine marzo, dopo aver vaccinato i professori, alcuni giudici nelle regioni e il personale amministrativo della pubblica amministrazione, hanno iniziato seriamente a vaccinare la popolazione fragile ultra-ottantenne e i più giovani in situazione di vulnerabilità. Ora milioni di persone in Italia stanno ancora aspettando la prima iniezione di vaccino e, nel frattempo, il governo per rilanciare il turismo sta creando isole Covid gratuite come Capri, Panarea, luoghi per persone molto ricche: i vaccini saranno dati più lentamente alla “popolazione normale” ma più velocemente per ricreare questo tipo di paradisi.  

La generazione più giovane sta pagando un prezzo indegno perché sarà l’ultima a ricevere il vaccino, quindi rischia seriamente di non trovare lavoro o di non poter viaggiare e imparare di più. Rispetto alle isole, per rilanciare il turismo si è creato lo slogan Covid Free: nelle isole come le Eolie, Capri sarà vaccinata tutta la popolazione, a prescindere dal rischio oggettivo di vulnerabilità: la vacanza sull’isola sarà utopica per chi la vive come un paradiso comprato attraverso la ricchezza monetaria, ben lontane dalle isole utopistiche descritte espresse dai tre Bacon, Campanella e More. Le persone non vaccinate pagano ancora e pagheranno un prezzo in libertà di movimento e di opportunità, i giovani soprattutto, con minori possibilità di assunzione in quanto non ancora vaccinati, in una società per loro ancora più distopica. Il Green Pass dovrà essere applicato quando la maggior parte della popolazione sarà equamente vaccinata. Senza entrare nell’ipotesi sensata o insensata dell’immunità di gregge.

Maria Giulia Marini

Epidemiologa e counselor - Direttore Scientifico e dell'Innovazione dell'Area Sanità e Salute di Fondazione Istud. 30 anni di esperienza professionale nel settore Health Care. Studi classici e Art Therapist Coach, specialità in Farmacologia, laurea in Chimica e Tecnologie Farmaceutiche. Ha sviluppato i primi anni della sua carriera presso aziende multinazionali in contesti internazionali, ha lavorato nella ricerca medica e successivamente si è occupata di consulenza organizzativa e sociale e formazione nell’Health Care. Fa parte del Board della Società Italiana di Medicina Narrativa, Insegna all'Università La Sapienza a Roma, Medicina narrativa e insegna Medical Humanities in diverse università nazionali e internazionali. Ha messo a punto una metodologia innovativa e scientifica per effettuare la medicina narrativa. Nel 2016 è Revisore per la World Health Organization per i metodi narrativi nella Sanità Pubblica. E’ autore del volume “Narrative medicine: Bridging the gap between Evidence Based care and Medical Humanities” per Springer, di "The languages of care in narrative medicine" nel 2018 e di pubblicazioni internazionali sulla Medicina Narrativa. Ha pubblicato nel 2020 la voce Medicina Narrativa per l'Enciclopedia Treccani e la voce Empatia nel capitolo Neuroscienze per la Treccani. E' presidente dal 2020 di EUNAMES- European Narrative Medicine Society. E’ conferenziere in diversi contesti nazionali e internazionali accademici e istituzionali.

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