UNA PAROLA IN QUATTROCENTO PAROLE – LIBRO

Baltimore George Peabody Library

Il termine libro deriva dal latino liber, che indicava la parte interna della corteccia degli alberi, utilizzata nell’antichità come supporto per la scrittura. Con il tempo, liber ha finito per identificare l’oggetto scritto, antenato del libro moderno.

Un libro è, nella sua forma più comune, una raccolta di fogli stampati o scritti, rilegati e protetti da una copertina. Ma ridurlo a oggetto fisico è limitante: un libro è contenitore di storie, pensieri, emozioni, conoscenze. È uno spazio dove il linguaggio prende forma e diventa ponte tra chi scrive e chi legge, tra presente e memoria, tra realtà e immaginazione.

Esistono molti tipi di libri: Alcuni educano, altri intrattengono, altri ancora accompagnano nei momenti difficili. La storia del libro è strettamente legata all’evoluzione della cultura umana: dalla trasmissione orale alla scrittura su pergamena, fino all’invenzione della stampa a caratteri mobili nel Quattrocento, che ne ha reso possibile la diffusione di massa.

In epoca contemporanea, il libro ha assunto anche forme digitali: ebook, audiolibri, archivi online. Ma la sua essenza non cambia: un libro è sempre una relazione — tra autore e lettore, tra contenuto e significato, tra chi eravamo e chi possiamo diventare.

In ambito sanitario, i libri giocano un ruolo particolare grazie al contributo della medicina narrativa. Le illness narratives — narrazioni di malattia — sono racconti in cui pazienti, caregiver e professionisti della salute descrivono l’esperienza della malattia, spesso rompendo il silenzio che la sofferenza impone. Questi testi, che possono avere forma diaristica, epistolare o autobiografica, restituiscono la dimensione umana della cura e aiutano a comprendere il vissuto soggettivo oltre la diagnosi clinica. Arthur Frank ha parlato del “narratore ferito” per indicare chi, raccontando la propria malattia, dà senso all’esperienza e offre agli altri una mappa per orientarsi nel dolore.

In questo senso si inserisce anche la libroterapia, una pratica che utilizza la lettura — e talvolta anche la scrittura — a fini terapeutici o di crescita personale. Introdotta nel contesto clinico e psicologico nel Novecento, la libroterapia si basa sull’idea che alcune letture possano aiutare a esplorare emozioni, rielaborare esperienze, trovare conforto o stimolo. Che si tratti di narrativa, poesia o autobiografia, leggere può attivare processi interiori profondi, favorendo comprensione, empatia, consapevolezza.

Un libro è anche oggetto intimo: si può sottolineare, annotare, rileggere. Alcuni libri cambiano la vita; altri accompagnano silenziosamente. Ogni libro è una promessa: quella di incontrare qualcosa che ancora non si sa, e uscirne — forse — un po’ diversi.

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