Una parola in quattrocento parole: Storia

Cesare Ripa, Allegoria della Storia, 1611

“Storia” in italiano significa narrazione di fatti, azioni ed eventi. 
Il termine riassume i significati dell’inglese history e story, ossia di Storia e di storie.

“Storia” deriva dal latino “historia” (resoconto, storia, racconto) che pure aveva la stessa ambiguità semantica, già ereditata dal greco “ἱστορία” (storia, racconto). Quest’ultima parola ha legami genetici con l’omografo “ἱστορίᾱ”, “l’inchiesta, la conoscenza acquisita o il resoconto scritto”, che viene da “ἵστωρ”, ossia “colui che conosce la legge, il testimone, l’uomo saggio”.

Storia è dunque veicolo di conoscenza e giustizia

La Storia come disciplina si occupa di ricostruire, analizzare e quindi conoscere le vicende del passato, di ripercorre le tappe che hanno portato all’oggi e di orientare le decisioni del domani. Pertanto, la storia non è solo legata al passato, ma altrettanto al presente e al futuro, soprattutto perché è su questi ultimi che c’è ancora possibilità di intervento.

Non diversamente funziona la storia personale di ciascuno di noi, ossia la ricostruzione del nostro vissuto, la narrazione di come viviamo il presente e la proiezione del futuro. 

Quello che distingue la Storia dalle storie si potrebbe dire che è il protagonista. Nel primo caso, tradizionalmente, il soggetto in primo piano è una comunità più o meno allargata di cui alcuni esponenti emergono per l’influenza che hanno avuto sul gruppo. Nel caso invece delle storie personali l’unico protagonista è l’individuo con le sue percezioni e relazioni.

La medicina narrativa ha una sua Storia, dai suoi prodromi alla sua teorizzazione alla crescente fortuna di cui oggi gode, ma soprattutto ha a che fare con le storie. Infatti, la medicina narrativa vuole portare una rinnovata attenzione alla narrazione della storia del singolo nel contesto di cura. È un modo per porre l’accento sul prendersi cura piuttosto che sul meccanico trattamento, fondamentale, ma non esaustivo.

Non è un protocollo, ma un’attitudine. Non a caso molte delle parole che sono associate all’idea di medicina narrativa indicano processi (considerare, migliorare, aiutare) o atteggiamenti (attenzione, accoglienza, postura) volti a adattare un impersonale protocollo di cura alla vita di un individuo, a porre l’accento sulla persona invece che sulla malattia.

È così emerge anche la componente di giustizia che comportano le storie. Le storie permettono di resuscitare dallo sfondo, comunque essenziale, della medicina basata sull’evidenza il valore dell’individuo e aprire il trattamento alla cura, ossia all’attenzione al passato, al presente e al futuro del paziente. È solo conoscendo la sua storia che la cura può essere giusta per una persona.

Che cos’è per te la medicina narrativa?
Ti invitiamo a raccontarcelo compilando un breve questionario anonimo:

Enrica Leydi

Milanese di nascita, ha conseguito la laurea triennale in Lettere Moderne presso l'Alma Mater Studiorum - Università di Bologna. Sta attualmente completando il corso di laurea magistrale in Italianistica, sempre presso la medesima università emiliana. Collabora con ISTUD da aprile 2021 in qualità di coordinatrice della rivista «Cronache di Sanità e Medicina Narrativa».

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