Staff sanitario e abusi: riconoscere la vergogna

Nel 2016 un gruppo di ricercatori svedesi ha sviluppato un interessante studio, e relativo paper, concernente la connessione tra abuso, vergogna, sanità, staff medico e pazienti.[1]

Il team ha sviluppato e valutato un modello pedagogico per gli interventi sugli staff usando il Forum Play, concentrandosi sulle esperienze d’incontri fallimentari dello staff dove hanno avuto la sensazione che il paziente si fosse sentito abusato. Durante e dopo l’intervento sono state imparate e incorporate all’interno della struttura teoretica cinque importanti lezioni. Primo, un intervento di Forum Play può rompere il silenzio culturale che circonda l’abuso in campo sanitario. Secondo, l’organizzazione del training dello staff in gruppi si è rivelato essenziale e ha trasformato l’abuso dall’essere un problema individuale che infligge vergogna ad una responsabilità collettiva. Terzo, i concetti teoretici iniziali di “risorse morali” e di “triangolo vizioso della violenza” si sono rivelati validi e sono divenuti un utile strumento pedagogico durante l’intervento. Quarto, l’intervento può essere interpretato come un rafforzamento delle risorse morali dello staff. Quinto, il rimorso è emerso come una risorsa che non ha ancora goduto dell’attenzione dovuta nel training medico e nel lavoro clinico.

Il “triangolo vizioso della violenza” di Galtung usa l’analogia dei tre angoli del triangolo, i quali devono essere tutti e tre al loro posto per poter formare la figura, per illustrare come un angolo, che rappresenta gli eventi diretti di violenza, non può essere compreso senza analizzare allo stesso tempo gli altri due angoli, che rappresentano la violenza strutturale e culturale.

Per comprendere come il triangolo della violenza operi su di un livello individuale sono passati a lavorare sulla filosofia morale e hanno trovato la meticolosa analisi di Glover su come le “persone ordinarie” possano compiere atti inumani, descritta nel suo libro Humanity. In breve Glover scopre che è l’erosione delle risorse morali delle persone (rispetto, simpatia e identità morale) che può portare questi individui a compiere gesti disumani. Quando applicati alla sanità questi meccanismi includeranno la frammentazione di responsabilità, il distanziamento dagli altri, la paura, l’imposizione di un sistema di credenze, o uno slittamento morale. Ognuno di questi meccanismi può scavalcare e distorcere le risorse morali dello staff sanitario.

Quando la vergogna opera senza essere riconosciuta così come quando non è chiamata col suo nome, genera spesso comportamenti che possono apparire inspiegabili. Per i pazienti è palese il bisogno di un legame sicuro ad un importante caregiver e la minaccia quando questo legame non funziona si chiama alienazione, la quale è facilmente seguita dalla vergogna. Per entrambe le parti, se la vergogna viene riconosciuta, può presentarsi una comunicazione funzionale e la cooperazione può prendere posto preoccupandosi di cosa succede e di cosa possa essere fatto per trovare una via d’uscita. In ogni caso, quando la vergogna non viene riconosciuta, crea facilmente reazioni intense, rabbia o altri tipi di comportamenti irrispettosi, che disturberanno la comunicazione e le possibilità di cooperare. Un comportamento irrispettoso di una parte è incline a creare vergogna nell’altra, che potrebbe quindi reagire in maniera irrispettosa, e c’è un rischio di circolo vizioso. D’altro canto, quando la vergogna è riconosciuta, reazioni rispettose possono essere la conseguenza e potrà essere trovata più facilmente una cooperazione costruttiva.

Comunque possono esserci altre reazioni alla vergogna non riconosciuta rispetto l’attaccare gli altri. Un paziente emerso in un caso studiato ha utilizzato l’elusione per tutta la sua vita, sino ad un confronto in sala parto che ha portato al crollo di questa strategia quando è stato sommerso nella sua stessa vergogna non ammessa, e invece attaccare gli altri è divenuta la sua strategia principale. Questa reazione è stata totalmente inspiegabile allo staff sanitario. Il risultato finale di questo conflitto, che s’ere basato sulla vergogna non riconosciuta per entrambe le parti, è stato il silenzio. La vergogna e il silenzio sono estremamente intrecciate.

Quando lo staff ha avuto l’opportunità di lavorare assieme in gruppi e di trovare vie alternative per affrontare l’abuso in ambito sanitario, hanno creato assieme un clima durante il periodo dello studio nel qualche l’abuso era riconosciuto, discusso a lungo e giudicato inaccettabile.

Cosa è successo durante e dopo l’intervento può essere così descritto:

  1. La cultura del silenzio che avvolgeva l’abuso in ambito sanitario è stata spezzata;
  2. Il training in gruppi dello staff è stato essenziale e ha reso possibile trasformare l’abuso da un problema individuale che infliggeva vergogna a una responsabilità di gruppo;
  3. Le “risorse morali” e il “triangolo vizioso della violenza” sono divenute strumenti pedagogici molto utili nell’intervento;
  4. Le risorse morali sono state rafforzate durante il periodo di studio, e
  5. Il rimorso è apparso come una risorsa inesplorata nel training medico e nel lavoro clinico.

Reazioni complesse hanno luogo quando si verifica un abuso in campo sanitario, c’è quindi un urgente bisogno di sviluppo teoretico all’interno del campo di ricerca.

 

[1] Wijma B, Zbikowski A, Brüggemann AJ. Silence, shame and abuse in health care: theoretical development on basis of an intervention project among staff. BMC Medical Education. 2016

Matteo Nunner

Laureato in Lettere all'Università del Piemonte Orientale, si sta specializzando in Scienze Antropologiche ed Etnologiche all'Università di Milano-Bicocca. Giornalista e scrittore vercellese, ha collaborato con molte testate locali e nel 2015 ha pubblicato il romanzo d'esordio "Qui non arriva la pioggia". Nel 2017 ha poi pubblicato "Il peccato armeno, ovvero la binarietà del male".

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