RIFLESSIONI SULLE COOPERAZIONI SCIENTIFICHE E LE VACCINAZIONI : UN CONTRIBUTO DEL PROFESSOR BERNARDINO FANTINI

Bernardino Fantini
Bernardino Fantini, Professore emerito di storia della medicina e della salute, Università di Ginevra
  • MGM: La cooperazione nello sviluppo del vaccino è forse l’elemento chiave per la sconfitta di SARS-Cov2… però sappiamo anche che c’è tantissima competizione tra le aziende produttrici, quando in questo caso c’è addirittura un problema nello star dietro alla produzione necessaria per il mondo intero, “Un mercato totalmente insaturo”. E’ quello che si chiama metaforicamente un Oceano blu, dove c’è posto per tutti e non un Oceano Rosso dove la competizione è massacrante e indica in gergo “un mercato saturo”. Ci può parlare di grandi collaborazioni e di inutili competizioni nei secoli di storia della scienza medica e se possibile con riferimento alle pandemie e pestilenze?
  • BF : Si può in primo luogo notare che la prima pandemia di coronavirus, la SARS del 2003, è stata rapidamente confinata e poi bloccata in pochi mesi grazie all’individuazione rapida del virus e all’applicazione di misure di isolamento e di tracciamento. Ma al tempo stesso è stata la prima volta che internet è stato usato a livello sanitario per condividere i dati clinici, epidemiologici e virologici, con un’esemplare collaborazione internazionale. Nel passato e sino all’Ottocento non si può parlare di collaborazione scientifica, perché ogni stato, ogni città chiudeva le frontiere e spesso oscurava la diffusione delle notizie mediche ed epidemiologiche, per non allarmare le popolazioni. Gli stranieri erano visti come potenziali fonti di contagio e venivano quindi esclusi. Solo le accademie scientifiche continuavano nello scambio di pubblicazioni e di scoperte, ma ogni accademia organizzava studi e missioni scientifiche in modo autonomo. La collaborazione sanitaria internazionale nasce nel 1858 con la prima conferenza sanitaria internazionale a Parigi, risultato diretto delle due prime pandemie di colera. Lo scopo di queste conferenze, in un’epoca di sviluppo dell’industrializzazione e del commercio internazionale, era discutere le misure di quarantena per diminuire al massimo gli ostacoli al commercio. Tuttavia, man mano in queste conferenze in ogni caso si diffonde la consapevolezza che solo una veracollaborazione internazionale potrà portare all’efficacia nel controllo della diffusione delle epidemie, dato che i germi non conoscono le frontiere. Questo porterà successivamente all’origine subito dopo la seconda guerra mondiale dell’Organizzazione mondiale della sanità. La collaborazione fra i medici si sviluppa, anche se lentamente, ogni qualvolta una novità terapeutica o scientifica mostra una grande validità. Così, l’importazione dall’America del Sud della corteccia di china dà l’avvio a una grande diffusione di questo farmaco, molto efficace contro le ‘febbri intermittenti’ (malaria), e nelle varie università si discute a lungo sui modi di utilizzarlo (ad esempio la celebre diatriba fra Bernardino Ramazzini e Francesco Torti sull’efficacia del chinino). Molto interessante è il caso della vaccinazione contro il vaiolo, caratterizzata dalla necessità di distribuire il vaccino originale di Jenner (il solo in realtà efficace, per ragioni che sono state chiarite sono qualche decennio fa). Così, il vaccino di Jenner viaggia in tutta Europa, arriva in Asia e negli USA. Anche se due paesi sono in guerra (come è il caso della Francia e dell’Inghilterra), il vaccino viene fatto transitare per i paesi neutrali, come la Svizzera, per essere reso disponibile. Nell’Ottocento inizia l’organizzazione dei grandi congressi medici internazionali, che permettono lo scambio delle conoscenze e delle tecniche. Dopo la rivoluzione pastoriana, la diffusione delle nuove conoscenze è rapida, grazie agli scambi scientifici. Lister in Inghilterra introduce l’antisepsi, persino il lontano Giappone crea un laboratorio scientifico diretto da un allievo di Robert Koch, che lo visita nel 1908. 
  • MGM: Chi finanziava la salute ai tempi delle pestilenze e pandemie trascorse? C’era un microsistema di welfare oppure beneficenza, oppure i ricchi ne uscivano sicuramente protetti rispetto agli indigenti? E come si finanziava la ricerca scientifica di allora?
  • BF : Occorre distinguere fra le cure dei malati e le pratiche di sanità per l’intera collettività. Le prime erano riservate a chi poteva pagare il medico, anche se esistevano dei ‘medici santi’ che curavano anche i poveri. Le pratiche di sanità sono sempre state di responsabilità delle autorità civili. Secondo le teorie dell’epoca, il contagio si combatte con le quarantene e i cordoni sanitari e con la pulizia sistematica delle città, tutte attività necessariamente prese a carico dal potere politico, che ha anche i mezzi economici e umani per far rispettare le misure sanitaria. L’assistenza ai malati avveniva a domicilio per le persone benestanti e negli ospedali, in gran parte gestite da confraternite religiose, per i poveri. A partire dal XVIII secolo, per ragioni sociali (la crisi della popolazione, la rivoluzione agricola ed industriale) e culturali (il secolo dei Lumi, delle riforme e delle rivoluzioni), la medicina e le altre professioni sanitarie ampliano il loro campo di azione, non interessandosi solo ai malati individuali, ma iniziano a sentire una responsabilità nei confronti della società nel suo insieme. I governi creano strutture di ‘polizia sanitaria’. Se l’igiene classica mirava a controllare e modificare il comportamento individuale, l’igiene moderna diviene pubblica, si indirizza alla collettività ed è necessariamente realizzata dalla collettività, attraverso regolamenti e legislazioni di sanità pubblica. Le diseguaglianze di fronte alla malattia e alla morte sono una costante della storia delle epidemie. Anche se i germi non fanno distinzione fra ricchi e poveri, potenti e semplici cittadini, come raccontano molte cronache e molti affreschi, nella pratica i ricchi potevano meglio proteggersi ed eventualmente allontanarsi da una città colpita dalla pestilenza. Inoltre, i ricchi avevano la possibilità di nutrirsi sufficientemente, il che permetteva di meglio resistere alle infezioni. Il ‘diritto alla salute’, come diritto fondamentale di ogni persona, senza distinzione di sesso, religione o posizione sociale è stato riconosciuto solo nella seconda metà del XX secolo. La ricerca scientifica in senso moderno, con i laboratori e gruppi di ricerca, è una novità dell’Ottocento e soprattuto del Novecento, con lo sviluppo della cosiddetta ‘big science’. Si svolgeva principalmente nelle università, pubbliche e private, e nei laboratori delle industrie, soprattutto l’industria chimica e farmaceutica. In precedenza le innovazioni in campo medico erano il risultato dei laboratori artigianali dei medici e naturalisti oppure della scoperta di medicinali naturali da parte di esploratori, come è stato il caso del chinino per la lotta contro la malaria. Nell’Ottocento si sviluppa la ‘medicina scientifica’ e si afferma il principio che tutte le misure terapeutiche, a partire dai farmaci, devono essere basate sulla conoscenza scientifica e sulla verifica in laboratorio dell’efficacia e della sicurezza del trattamento. 
  • MGM:  Cosa c’è di nuovo nei vaccini per il SARS-Covid19 rispetto ai vaccini precedenti?
  • BF : Anche se diversi vaccini utilizzano delle tecnologie tradizionali, con forme virali attenuate o uccise, i vaccini Pfizer e Moderna sono basati sull’uso di mRNA. In sostanza, cioè che si introduce con l’inoculazione è un messaggio, un’informazione, un messaggero che indica alla ‘macchina cellulare’ del nostro corpo di produrre una proteina del virus, alla quale il sistema immunitario reagisce riconoscendola come estranea. E’ questo che ha di molto accelerato la ricerca del vaccino e ne permette una grande validità anche in caso di mutazioni del virus. Basterà infatti cambiare una ‘parola’ del messaggio perché il vaccino provochi la produzione della proteina mutata. Si tratta della prima applicazione su vasta scala della rivoluzione teorica e filosofica prodotta dalla biologia molecolare, che definisce la vita come un messaggio che si trasmette attraverso le generazioni, modificandosi con l’evoluzione, e che controlla i processi chimici e fisici necessari allo sviluppo e alle funzioni vitali.

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