Tensioni filosofiche e metodologiche nella ricerca narrativa

L’articolo Narrative Research Evolving: Evolving Through Narrative Research, di , , attinge dall’esperienza di uno studio narrativo longitudinale, Re-stor(y)ing Life Within Life-Threatening Illness, per descrivere come i processi di riflessione e ricerca si sono differenziati, rispetto a quanto era stato pianificato all’inizio della ricerca: il progetto era dedicato a persone affette da malattie letali, quali cancro, patologie renali croniche e HIV, e le autrici sottolineano come – una volta iniziata la raccolta dei dati con queste persone – sono emerse importanti divergenze col progetto originale.

Quanto le autrici propongono come riflessione, è che invece di interpretare queste divergenze come problematiche, hanno cercato di esplorare l’importanza di quanto stava emergendo, anche col fine di portare avanti una riflessione epistemologica e metodologica sulla ricerca narrativa.

In questa riflessione – come nella metodologia qualitativa, del resto – il concetto di emerging design è centrale. È stato definito come un processo circolare: man mano che vengono raccolti nuovi dati, è in corso una analisi, in modo che i metodi e le domande di ricerca si possano adattare al campo. Se un certo grado di divergenza può essere previsto, in questo caso le autrici riconoscono che non era possibile prevedere una divergenza così alta dalla pianificazione del progetto di ricerca.

In particolare, durante questo processo, sono emerse quattro tensioni filosofiche chiave: Che cosa distingue la ricerca narrativa e l’analisi narrativa? Come distinguiamo le storie dalle narrazioni? Qual è la differenza tra un tema e una trama? Che legame c’è tra trama e metanarrazione? In sintesi, l’impatto del campo sul progetto porta a una riflessione sulle definizioni stesse:

Tensions that arose and our ensuing shifts in thinking and analysis could not be known—as is expected practice—when developing the original research proposal. In retrospect, we were surprised by the range of core concepts requiring adjustment and deeper discussions as our analysis unfolded. Even as we write this, we continue to pursue clarity of evolving methodological ideas of what constitutes a story that can be coded as a whole. We hope that sharing our process may resonate with other narrative researchers, spark dialogue, invite curious ponderings, and move narrative into a next turn.

Un aspetto critico che si lega al concetto di emerging design è quello della difficoltà strutturale di lasciare che il campo agisca sulla ridefinizione della ricerca: gli istituti di ricerca e le commissioni etiche, o altri enti finanziatori, ad esempio, riflettono spesso valori di certezza, chiarezza e controllo che entrano facilmente in contrasto con progetti qualitativi aperti e meno strutturati.

Quattro sono le strategie che le autrici propongono per incoraggiare l’emerging design nella ricerca narrativa: (a) progettare ricerche che riconoscano le incognite metodologiche impiegando un linguaggio aperto (sarà determinato, in consultazione con, in attesa di analisi iniziale); (b) incoraggiare una riflessività collettiva, che crea capacità e ampiezza nel repertorio interpretativo dei ricercatori; (c) sostenere approcci pluralistici che includano una sintesi e una creatività metodologiche; (d) prendere in considerazioni approcci per rafforzare la fiducia e la comprensione tra commissioni di revisione etica e ricercatori.

In conclusione,

We contend that minor, yet frequent, ethics amendments for changes that are low in risk may thwart creativity and constrain researcher responsiveness to the voices of participants within the very turn intended to shine a light on stories of lived experience. We suggest there is a need to develop sensitivity regarding potential barriers to emergent aspects of NI and advocate minimizing methodological and institutional barriers, when there is limited risk.

L’intero articolo è gratuitamente consultabile qui.

Alessandra Fiorencis

Laurea magistrale in Scienze Antropologiche ed Etnologiche presso l’Università degli Studi di Milano-Bicocca. Specializzata nel campo dell’antropologia medica, ha condotto attività di formazione a docenti, ingegneri e medici operanti in contesti sia extra-europei che cosiddetti “multiculturali”. Ha partecipato a diversi seminari e conferenze, a livello nazionale e internazionale. Ha lavorato nel campo delle migrazioni e della child protection, focalizzandosi in particolare sulla documentazione delle torture e l’accesso alla protezione internazionale, svolgendo altresì attività di advocacy in ambito sanitario e di ricerca sull’accesso alle cure delle persone migranti irregolari affette da tubercolosi. Presso l’Area Sanità di Fondazione ISTUD si occupa di ricerca, scientific editing e medical writing.

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