NARRAZIONI IN CORO – di Valentina Volpi

PROJECT WORK REALIZZATO NELL’AMBITO DEL MASTER IN MEDICINA NARRATIVA APPLICATA ED.XIII

di Valentina Volpi, psicoterapeuta esperta in neuropsicologia clinica

Ad Aosta (Italia), nel 2021, Associazione Lotta all’Ictus Cerebrale (A.L.I.Ce) e Associazione Parkinson Valle d’Aosta hanno avviato, in collaborazione con l’Associazione Culturale Tamtando, un’iniziativa di canto corale specificatamente rivolta a persone con malattie neurologiche, loro famigliari e congiunti.

Dal progetto, inizialmente pensato per esaurirsi in pochi incontri e dall’entusiasmo dei partecipanti, è nato AliAli, un coro stabile che ad oggi conta al suo interno 25 membri fissi e ha al suo attivo 4 concerti.

Il coro AliAli, con la sua attività, si situa nel contesto della Cantoterapia (o Melodic Intonation Therapy), una branca della musicoterapia che studia gli effetti dell’attività canora su diversi tipi di popolazioni.

Gli studi fino ad ora effettuati, hanno messo in luce che partecipare con continuità a un progetto di canto corale:

  • migliora le prestazioni cognitive connesse alle abilità esecutive (attenzione divisa e alternata, flessibilità cognitiva, capacità di pianificazione e ragionamento complesso) nelle persone over 60, come rilevato da specifiche batterie di test neuropsicologici (1);
  • aumenta il benessere psicologico, relazionale e ambientale, rilevati attraverso la somministrazione del QoL (Quality of Life Questionnaire), oltre al grado di soddisfazione per la propria salute rispetto al gruppo di controllo (2);
  • agisce sul sistema nervoso autonomo attraverso la vibrazione della laringe che l’attività canora comporta, portando beneficio al nervo vago, che lo trasmette poi agli organi interni cui è connesso, come polmoni, fegato, intestino, cuore (3).

Partendo da questi presupposti, ho deciso di approfondire e indagare l’impatto dell’esperienza canora sui membri del coro AliAli con diagnosi neurologica utilizzando gli strumenti della Medicina Narrativa.

In occasione di un concerto, ho sottoposto a 9 coristi con diagnosi neurologica (Malattia di Parkinson o esiti di Ictus Cerebrale) una traccia narrativa, somministrata con modalità orale e trascritta verbatim, in due tempi: prima e dopo l’esibizione. In entrambi i momenti i partecipanti sono stati invitati a raccontare cosa provassero, cosa sentissero e cosa percepissero nel corpo, oltre a ciò che avrebbero desiderato per il futuro.

Il tema che emerge con maggiore chiarezza dalle narrazioni raccolte è quello del sentirsi appartenenti, connesso all’esperienza soggettiva di vissuti emotivi gradevoli e al desiderio di proseguire le attività del coro.

mi sento felice e sento davvero di far parte di questo gruppo meraviglioso”

“eccomi qui, con gli altri del coro, dopo tutte le prove fatte e dopo aver quasi consumato il cd a forza di riascoltarlo…! Sono stata capace di fare una cosa del genere. Insieme agli altri, è ovvio, altrimenti…”

“Penso…che appartenere a questo gruppo è una cosa bellissima”

“mi sento proprio di fare parte di una grande festa”

A livello emotivo, le emozioni che compaiono prima e dopo l’esibizione divergono. Prima dell’esibizione i coristi fanno riferimento a imbarazzo, paura, insicurezza mentre dopo il concerto abbiamo felicità, leggerezza, soddisfazione.

Un elemento particolarmente interessante riguarda il fatto che la paura sperimentata prima del concerto è spesso connessa più che altro alla paura di poter far fare una brutta figura agli altri membri del coro con eventuali propri errori. Si tratta dunque di una paura non ego centrata, ma al contrario espressione del desiderio di tutelare l’altro e il gruppo nel suo insieme.

“Sento molta paura di sbagliare e di rovinare l’esibizione a tutti gli altri”

“Sento un po’ di paura, più che altro che il mio essere rigido non faccia uscire bene la voce e che questo faccia fare anche brutta figura agli altri”

“Penso… che devo stare tranquillo, anche per gli altri e per non sbagliare”

Un’altra emozione ricorrente nei racconti è quella dello stupore per sé stessi, l’incredulità (gradevole) del trovarsi a fare una cosa che proprio non si immaginava di poter fare. Questo elemento sembra contribuire a un rinnovamento del proprio senso di identità personale: non più solo “malati di”, ma anche persone che possono ancora sperimentarsi, rinnovarsi e imparare nuove abilità. 

Penso che è incredibile che proprio io abbia fatti una cosa del genere: cantare davanti a moltissimi sconosciuti”

“Penso che è davvero incredibile che io sia qui. Nella vita non ho mai fatto niente del genere e proprio non pensavo che l’avrei mai fatto”

“E’ una grande emozione e non ci posso proprio credere che ci sono io sul palco, a cantare all’inaugurazione di questo evento”.

Il fatto di riuscire a concepirsi come persone in grado di acquisire nuove abilità, in un contesto di disabilità acquisita come quello delle malattie neurologiche di cui si sta parlando, assume una rilevanza fondamentale e potrebbe porsi quale fattore facilitante il coping.

Le tracce narrative raccolte appaiono illness centered, cioè incentrate sull’esperienza interiore del malato e sulle sue emozioni. Sono praticamente assenti i riferimenti alla patologia, come se le persone intervistate stessero facendo esperienza del “qui ed ora” del momento, sperimentando la loro identità di coristi più che quella di “malati di…” e vivendo, di fatto, un ampliamento del loro senso di identità personalerispetto al periodo precedente alla loro partecipazione al coro.

In alcune narrazioni, inoltre, l’esperienza del coro sembra aver permesso al narratore di vedere la malattia anche come occasione di scoperta di qualcosa di nuovo.

“Penso…che appartenere a questo gruppo è una cosa bellissima. Questa è probabilmente la cosa migliore che la malattia mi ha portato: fare parte di un gruppo e cantare in eventi come questo, davanti a un pubblico che sembra apprezzare. Una cosa che proprio non mi sarei immaginato. Anzi, direi che è l’unica cosa totalmente positiva che mi ha portato”.

 In conclusione, le narrazioni raccolte (nelle quali si legge che l’esperienza del coro è fonte di emozioni gradevoli, di scoperta personale, di arricchimento del proprio senso di identità personale, di possibili fattori di coping rispetto alla malattia, dell’esperienza del sentirsi appartenenti) sembrano tutte ricordarci che la salute e la malattia non sono due concetti antitetici, ma invece complessi e interconnessi. Perché, se è vero che la salute non è la sola assenza di malattia, ma la presenza di un completo stato di totale benessere fisico, mentale e sociale, è altrettanto vero che anche nella malattia noi possiamo (e, in quanto curanti, dobbiamo) perseguire il benessere, portando più salute possibile nella vita delle persone che stanno vivendo insieme a una patologia, di qualsiasi natura e tipologia essa sia.

Bibliografia:

  1. Beneficial effects of choir singing on cognition and well-being of older adults: Evidence from a cross-sectional studyE. Pentikäinen et all., 2021
  2. Quality of life (QOL) of older adult community choral singers in Finland, J.K. Johnson et all., 2013
  3. Neurocanto. Salute e Benessere con le arti terapie, M. De Fonzo, Armando Editore, 2018

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