LA MEDICINA NARRATIVA PER PRENDERSI CURA DI CHI CURA – di Stefania Grimaz e Fabiana Fortuna

Project Work realizzato nell’ambito del Master in Medicina Narrativa Applicata Ed.XIII

di Stefania Grimaz, medico ospedaliero onco-ematologia, e Fabiana Fortuna, medico di medicina generale

L’attività assistenziale, in qualsiasi ambito, comporta un “costo” per l’operatore sia esso un professionista o un familiare. Se non adeguatamente gestito questo costo può diventare patologico e sfociare in situazioni di difficoltà con pesanti ricadute sulla operatività del soggetto coinvolto. Una manifestazione di questa difficoltà può essere la compassion fatigue, una condizione caratterizzata da un graduale e progressivo calo del desiderio di prendersi cura. Questa condizione origina dal continuo contatto con i pazienti e dalla frustrazione che può derivare dal non riuscire ad alleviare le loro sofferenze. La sindrome del burn out è un’altra condizione che può svilupparsi in seguito allo stress lavorativo. Lo stress lavoro correlato è uno dei rischi riconosciuti dal DL 81/2008, una delle fonti normative di riferimento per la tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro. Anche L’OMS nel 2019 ha riconosciuto il burn out come fenomeno occupazionale.

Il burn out ha una genesi multifattoriale dove si mescolano fattori personali e condizioni proprie del contesto lavorativo. È una condizione che può interessare qualsiasi lavoratore ma gli operatori assistenziali risultato quelli maggiormente esposti a questo rischio.

Da queste considerazioni è nato il nostro desiderio di esplorare il potenziale ruolo della Medicina Narrativa come strumento di intervento clinico assistenziale rivolto agli operatori della cura. Abbiamo coinvolto 18 operatori sanitari (10 infermieri, due medici, una psicologa, due educatori professionali e tra operatori socio sanitari) ai quali abbiamo proposto di dedicare dieci minuti alla settimana alla scrittura di un diario nel quale raccontare un evento significativo della settimana lavorativa. E’ stata proposta loro la seguente traccia:

  • Descrivo un momento di questa settimana …………………………………………………………………
  • In questa situazione mi sono sentita/o ………………………………………………………………………
  • Le emozioni che ho provato sono state………………………………………………………………………
  • Ripensando a quel momento avrei voluto che………………………………………………………………

Invitando i partecipanti ad una riflessione scritta sui propri vissuti lavorativi abbiamo voluto esplorare la possibilità di promuovere la consapevolezza di se, dei propri punti di forza e di debolezza, dei propri limiti e della eventuale necessità di supporto.

Alla quarta settimana al diario abbiamo aggiunto una breve traccia di feedback sull’esperienza:

  • Scrivere il diario per me è stato………………………………………………………………………………..
  • Nel focalizzare l’attenzione sulla settimana lavorativa e dedicarmi a descrivere un episodio rilevante mi sono sentito…………………………………………………………………………………………….

Prima di iniziare l’esperienza abbiamo esplorato il rischio burn out degli operatori coinvolti attraverso il Link BurnOut Questionnaire, strumento validato per la valutazione delle situazioni di malessere che possono riguardare il singolo individuo, un’unità operativa o organizzazioni più complesse. Il questionario esplora quattro dimensioni:

  • Esaurimento psicofisico: è la sensazione di sentirsi stanchi e sotto pressione, di aver esaurito le proprie  risorse fisiche e psichiche.
  • Deterioramento della relazione: quando la relazione di aiuto con l’utente diviene alienata fino al cinismo.
  • Inefficacia professionale: percezione dell’operatore di non essere in grado di realizzare gli obiettivi del proprio lavoro.
  • Disillusione: perdita di passione ed entusiasmo per le attività quotidiane.

Per ciascuna scala il LBQ consente di derivare un punteggio numerico da 1 a 9, punteggio che viene stratificato in tre livelli:

  • da 1 a 2: situazione di completo benessere
  • da 3 a 7: zona di preoccupazione via via crescente, meritevole di attenzione in quanto a rischio di sviluppo burnout
  • da 8 a 9: alto rischio-presenza di burnout

I risultati del questionario sono riportati nella tabella 1

 PunteggioEsaurimentopsicofisicoDeterioramentodellarelazioneInefficaciapersonaleDisillusione
1-21   6%1  6%3  16%3    16%
3-714  78%17   94%15  84%15   84%
8-93  16%

In generale il LBQ ha fotografato una situazione degna di attenzione per la maggior parte dei partecipanti che sono risultati a rischio di sviluppare problematiche relative al burn out e pertanto meritevoli di un intervento mirato.

Analisi delle narrazioni

Sono state raccolti 72 diari e 71 tracce di feedback al termine delle quattro settimane. Tra le varie possibilità di analisi  abbiamo scelto partire dalle emozioni riportate dagli operatori nel diario settimanale, elaborandole con il programma wordclouds, versione gratuita. L’emozione predominante è risultata essere la rabbia, come si può vedere dal diagramma riportato. 

Elaborando i dati distintamente per gruppo operatori della sanità e gruppo operatori della disabilità tale emozioni è risultata predominante nel primo dei due gruppi.

Utilizzando il software Taguette, versione free, abbiamo individuato e focalizzato la nostra attenzione su  diciassette diari, la cui emozione dominante risultava essere proprio la rabbia. Di questi quattro riguardavano l’ambito delle relazioni all’interno della equipe professionale, mettendo in evidenza problemi legati agli aspetti organizzativi del lavoro, al rapporto con i colleghi, al malcontento che si genera all’interno di contesti lavorativi non ottimali. I rimanenti diari erano incentrati sulla relazione con il paziente. Una parte di questi era incentrata sui delicati aspetti della comunicazione di notizie negative, passaggio impegnativo per il paziente ma anche per l’operatore che spesso riporta senso di rabbia, frustrazione, impotenza. Un’altra parte toccava l’ambito della difficoltà da parte dell’utente di comprendere le priorità delle organizzazioni lavorative. Le narrazioni permettono dunque di comprendere le motivazioni alla base dell’emozione rabbia, fornendo importanti informazioni per eventuali interventi di supporto agli operatori.

Per quanto concerne l’analisi dei feedback l’esperienza del diario è stata descritta da nove partecipanti come un’occasione per riflettere, tre partecipanti hanno sottolineato la difficoltà provata nello scrivere i diari. Due partecipanti hanno riportato una esperienza che ha loro permesso di guardare dall’esterno, fotografare le situazioni descritte da cui si evince anche una capacità di non identificarsi con le storie. Il tempo dedicato allo scrivere è stato da molti descritto come stimolante, costruttivo, proficuo. 

Questa nostra esperienza ha messo in evidenza le potenzialità della Medicina Narrativa nel promuovere il  benessere  psicofisico dell’operatore. Attraverso la pratica di scrittura del diario settimanale gli operatori hanno potuto dedicare a se stessi del tempo per riflettere su specifiche situazioni, sviluppare consapevolezza dei propri vissuti ed individuare i propri punti di forza e di debolezza in determinate situazioni.

Con strumenti opportuni e anche semplici come il diario da noi utilizzato, la medicina narrativa può entrare a far parte della routine lavorativa dei professionisti diventando uno strumento prezioso di supporto per l’operatore che spesso si sente alla deriva e solo nelle difficoltà ; se è tempo di recuperare il lato umano dell’arte della cura, non si può prescindere dal prendersi anche cura di chi cura.

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