Progetto nazionale di Forest Therapy applicato alle patologie oncologiche femminili

Progetto nazionale di Forest Therapy applicato alle patologie oncologiche femminili (in particolare carcinoma della mammella e carcinoma della cervice uterina) al fine di migliorare la qualità di vita nelle donne affette

L’obiettivo del programma “Onco Forest Therapy“ è di sviluppare un progetto pilota nazionale per porre la Medicina Forestale a disposizione delle pazienti oncologiche, pre- e post- terapia, per il miglioramento della qualità di vita attraverso la prevenzione, la riduzione degli effetti collaterali della terapia medica e la promozione del loro benessere in generale. La Medicina Forestale può, infatti, agire in maniera efficace su diverse problematiche riscontrate con frequenza nei pazienti oncologici: insonnia, distress psicologico ed emotivo, fatica, ansia e depressione, che spesso sono misdiagnosticate e non trattate, portando a un peggioramento della qualità della vita, ad un aumento della percezione di malessere generale e del dolore corporeo e a una diminuzione della vitalità e delle funzioni socio-relazionali.  Inoltre, può fungere da efficace adiuvante terapeutico per migliorare l’attivazione immunitaria, ridurre l’infiammazione e agire su tutti gli indicatori biometrici precedentemente indicati. 

La Forest Therapy, nota solo di recente nei Paesi Occidentali,  si inserisce nel contesto di una storia millenaria che affonda le sue radici nel legame unico tra Uomo e Natura, inteso in una prospettiva comunitaria come relazione di scambio e di reciprocità. Formalizzata per la prima volta in Giappone nel 1982, dove è conosciuta come “Shinrin-Yoku” (“bagno di bosco”, tradotto generalmente come Forest Therapy, Terapia Forestale, o Forest Medicine, letteralmente Medicina Forestale), tale pratica si configura come un approccio di Medicina complementare che rappresenta una soluzione priva di effetti avversi, accessibile, economica o gratuita, per fare fronte a numerose problematiche, i cui effetti terapeutici e benefici sono comprovati da numerosi studi internazionali. 

I risultati ottenuti, in particolare nel trattamento di depressione, stress e “burnout”, hanno portato il governo giapponese a integrare la Medicina Forestale nella politica sanitaria nazionale: ogni anno, oltre cinque milioni di giapponesi traggono benefici tangibili dalla pratica di Forest Therapy.

Prendendo esempio dal Giappone, molti altri Paesi, quali Corea del Sud, Finlandia, Svizzera, Regno Unito, Canada e Stati Uniti hanno adottato la medesima strategia, sia a livello nazionale che locale. 

Il presente progetto nasce in seno all’Associazione Italiana di Medicina Forestale (A.I.Me.F), fondata a dicembre 2018 allo scopo di  riportare le persone a contatto con la Natura, con l’obiettivo di fare conoscere la Medicina Forestale in Italia rendendo  la popolazione consapevole del potenziale terapeutico dell’Immersione in Natura, nonché tutelare e proteggere il patrimonio boschivo e forestale italiano. L’implementazione della Medicina Forestale in un percorso terapeutico di un paziente affetto da patologia cronica e potenzialmente disabilitante ha lo scopo di apportare un contributo significativo in termini di Salute.

Lo stato dell’arte non ci fornisce molti studi a riguardo, il materiale scientifico è esiguo ma i pochi riferimenti disponibili sono preziosi per riflettere su argomenti poco dibattuti. Partendo dal presupposto che la popolazione mondiale sta invecchiando sempre più e che con essa l’incidenza di patologie croniche sono in aumento con forte impatto sull’aspetto socioeconomico e sulla spesa sanitaria, molti paesi stanno ricercando nuovi approcci curativi. La Medicina Forestale rientra tra questi, e l’immersione forestale si qualifica come attività idonea a migliorare lo stile di vita degli individui sia in termini di prevenzione, di cura ma anche di riabilitazione.

È importante che i professionisti sanitari prendano consapevolezza sulla possibilità di coadiuvare il trattamento medico tradizionale con dei bagni di bosco e divulgarla al fine di permettere ai soggetti interessati di fare esperienze con cadenza regolare, in un territorio idoneo alla capacità fisica presentata dal paziente in quel momento. L’esperienza creata appositamente deve necessariamente tener contro delle caratteristiche del paziente al fine di garantire una continuità del trattamento, informare accuratamente su cosa consiste un’immersione forestale e quali saranno le attività svolte. La fattibilità e la semplicità del percorso e delle attività sono la chiave per pazienti con limitazioni fisiche e psichiche più o meno accentuate.

Questo articolo ha 2 commenti.

  1. Il progetto è di straordinario interesse, nella sua essenziale semplicità ma così ricco di implicazioni scientifiche e potenzialità terapeutiche! Auguro al Comitato Scientifico di AIMeF, guidato dalla geniale Dott.ssa Giovanna Borriello, di raggiungere il successo, nell’offrire sostegno a tante donne grazie al potenziale terapeutico della Medicina Forestale!

  2. Maela Canu

    Da tesista per la qualifica di “facilitatrice di immersioni forestali” e donna operata di tumore al seno non posso che ringraziare tutte le persone del comitato scientifico e i boschi vicino a me per questo grande sostegno e motivo di speranza.

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