Potenzialità ed efficacia della cartella parallela: intervista a Paola Chesi

paola chesi istud cartella parallelaPer capire meglio come sia strutturata e come venga utilizzata una cartella parallela, abbiamo deciso di chiederlo ad un’esperta del ramo, Paola Chesi, coordinatrice del Master in Medicina Narrativa Applicata della Fondazione ISTUD e ricercatrice dell’Area Sanità, che da anni, insieme al resto del team, raccoglie e analizza le cartelle parallele dei professionisti sanitari.

D. Come è nata l’idea di raccogliere le cartelle parallele presso l’Area Sanità della Fondazione ISTUD?

PC. Le prime esperienze di cartella parallela sono nate contestualmente ai primi corsi di formazione alla Medicina Narrativa proposti da ISTUD. Sin dalla prima edizione, la cartella parallela ha rappresentato uno degli strumenti narrativi più interessanti e formativi per i professionisti sanitari partecipanti. Ogni anno numerosi project works prevedono la raccolta di narrazioni di intere équipe di cura, che si rivelano delle straordinarie esperienze di applicazione della Medicina Narrativa nella pratica quotidiana. Progressivamente, inoltre, l’utilizzo di questo strumento rivela le sue potenzialità non solo come spazio di riflessione individuale, ma anche come strumento di confronto e presa di consapevolezza tra gli operatori di un team di cura.

D. Come hanno reagito i medici coinvolti?

PC. La reazione dei professionisti sanitari nell’utilizzo di questo strumento solitamente segue un’evoluzione, soprattutto per coloro che non hanno molta confidenza con la scrittura. All’inizio ci può essere qualche perplessità ed imbarazzo nell’utilizzare uno strumento ben diverso dall’usuale cartella clinica, che in qualche modo “mette a nudo” il vissuto nel proprio contesto lavorativo. Ma la scrittura è una vera e propria esperienza, e quasi senza accorgersene le narrazioni si aprono, diventano più fluide, liberano i pensieri. Si può quindi passare dalla diffidenza, alla curiosità, fino alla gratitudine verso uno strumento che “ascolta”.

D. Che tipo di informazioni sono state raccolte, almeno per grandi aree?

PC. Spesso nelle cartelle parallele si parla di incontri con le persone in cura e di relazioni: le impressioni avute, le riflessioni sul dialogo intercorso, le reazioni. Soprattutto quando ci sono delle difficoltà di tipo comunicativo e relazionale, le cartelle parallele diventano lo strumento che raccoglie la storia dei rapporti di cura, incontro dopo incontro, offrendo uno spazio in più per riflettere sull’andamento di questa relazione e le possibilità di migliorarlo. Talvolta da un episodio si passa ad ampliare lo sguardo verso le motivazioni professionali ed il vissuto della propria quotidianità lavorativa, le giornate sempre frettolose, i rapporti con i colleghi, cosa ci si aspettava all’inizio della professione e cosa ci si aspetta oggi. Le narrazioni possono quindi diventare uno strumento di presa di consapevolezza più ampio, per ritrovare quella motivazione che la frenesia quotidiana può inglobare e nascondere.

D. Quali sono state le reazioni dei medici dopo averle lette?

PC. Solitamente noi chiediamo di scrivere come ci si è sentiti al termine dell’esperienza di narrazione. Lascio rispondere ai professionisti stessi, attraverso alcune delle tante risposte che ci sono arrivate nel tempo:

È molto interessante scrivere di cose di cui spesso non si è riusciti a parlare con i pazienti e soprattutto con i colleghi… E forse nemmeno con se stessi; Alleggerito, come se avessi caricato su di me un po’ delle preoccupazioni del paziente alleggerendolo e, scrivendo questa cartella, fossi riuscito a mia volta a scaricare parte di questo peso; Piacevolmente sorpreso… Mi sono sentito più vicino al mio paziente; Per la prima volta ho affrontato il mio lavoro con un’ altra prospettiva; Mi ha aiutato a rendere più sereno il rapporto con un paziente che ho sempre considerato difficile da dover gestire; Scrivere questa cartella mi è servito a ricordare piccoli, grandi dettagli sui quali molto spesso si sorvola velocemente e che invece possono essere fondamentali per la diagnosi e la corretta terapia; È meravigliosa la creazione di una cartella parallela: un po’ come avere la possibilità di scrivere delle “note a margine” che ci ricordano che “sotto il camice” c’è un uomo!

D. Quali sono le potenziali informazioni più interessanti che sono emerse per la formazione del personale medico curante?

PC. Come ho già detto, lo strumento della cartella parallela rivela le sue potenzialità gradualmente: più è costante il suo utilizzo, maggiori sono gli aspetti che possono emergere, da quelli più contestualizzati ad una specifica relazione di cura, ad elementi di riflessione e presa di consapevolezza relativi ai propri atteggiamenti. Chi utilizza la cartella parallela, prima o poi, inizia a specchiarsi, a vedersi come professionista “da fuori”. I punti di vista che si possono cogliere sono tanti: quello della persona in cura, di un suo famigliare, di un collega, o del professionista stesso “di un tempo” o comunque non assorbito dalla quotidianità pressante. Questo penso che sia ciò che maggiormente la narrazione lascia loro, la conoscenza di uno strumento di aiuto pratico.

D. Credi che questo sistema potrebbe essere utilizzato con efficacia anche in Italia su ampia scala?

PC. La cartella parallela viene già utilizzata in diverse realtà italiane, sul modello di alcuni ospedali del Nord America o anglosassoni che hanno legittimato questo strumento da più tempo di noi. Negli ultimi anni anche nel nostro Paese si stanno portando avanti delle esperienze di utilizzo della cartella parallela nei reparti, più o meno strutturato. Ci sono poi alcuni professionisti, penso a dei nostri partecipanti ai corsi, che stanno continuando a scrivere le cartelle parallele individualmente, come spazio personale ormai necessario. È possibile utilizzare questo strumento in maniera strutturata all’interno dei team di cura; laddove si sono condotte delle sperimentazioni, l’esperienza ha rappresentato un’inedita occasione di confronto e di riflessione congiunta per migliorare le cure offerte. Certo, serve un po’ di disciplina ed organizzazione, oltre alla costanza, e apparentemente questo sembrerebbe un carico in più di fronte all’aumento delle richieste di “prestazioni” e alla riduzione del tempo e delle risorse. Invece, scrivere le cartelle parallele è davvero una risorsa in più, per guardarsi meglio e vedere poi tutto più nitidamente.

Alessandra Fiorencis

Laurea magistrale in Scienze Antropologiche ed Etnologiche presso l’Università degli Studi di Milano-Bicocca. Specializzata nel campo dell’antropologia medica, ha condotto attività di formazione a docenti, ingegneri e medici operanti in contesti sia extra-europei che cosiddetti “multiculturali”. Ha partecipato a diversi seminari e conferenze, a livello nazionale e internazionale. Ha lavorato nel campo delle migrazioni e della child protection, focalizzandosi in particolare sulla documentazione delle torture e l’accesso alla protezione internazionale, svolgendo altresì attività di advocacy in ambito sanitario e di ricerca sull’accesso alle cure delle persone migranti irregolari affette da tubercolosi. Presso l’Area Sanità di Fondazione ISTUD si occupa di ricerca, scientific editing e medical writing.

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