PENSO…

In questa sezione della nostra indagine narrativa anonima e volontaria abbiamo chiesto a medici, infermieri e professionisti sanitari cosa pensano del lavoro che svolgono nella loro organizzazione. Quelli che trovate elencati di seguito sono alcuni frammenti narrativi che abbiamo selezionato per voi tra tutti quelli che ci sono stati inviati.

Dalla word cloud risulta centrale il tema del “personale”, assieme a “risorse”, a “cambiare”, “migliorare”, “potrebbe” (questi sono spazi di possibilità di ripensamento). 

Dei 174 partecipanti complessivi alla survey 150 hanno lasciato la loro testimonianza in questa specifica sezione (circa l’86% del totale).

PENSO…

FRAMMENTI NARRATIVI DI AGIO SODDISFATTO  (21/150, 14%) 

Ecco alcuni esempi:

  • Quanto è utile e meraviglioso il lavoro del personale della riabilitazione: fisioterapista, logopedista, terapista occupazionale
  • che sia stata una fortuna incontrare persone e temi che mi danno molto
  • Al mio lavoro, a come migliorare me stesso e l’ambiente di lavoro per garantire un servizio di qualità superiore
  • Di andare avanti facendo il meglio secondo metodo, conoscenza e ascolto e opportunità continue di crescita
  • Di aver trovato un luogo in cui poter progettare a lungo termine e far affluire persone di fiducia e con le quali ho lavorato in passato in maniera proficua e che attualmente so non essere serene o soddisfatte nel proprio sistema lavorativo per problemi tecnici o scelte dirigenziali fallimentari
  • Ci sia lo spazio per lavorare con umanità facendo della relazione un prezioso tempo di cura
  • Che mi rende appagata
  • Che sono fortunata a lavorare con un bel gruppo

FRAMMENTI NARRATIVI DI AGIO PARZIALE (9/150, 6%) 

Ecco alcuni esempi:

  • Sono in pensione. Lavoro nel privato e non mi trovo male. Anche in questo ambito è importante creare rete comunicazione sinergie multiprofessionali. Ma se sei saggio ci riesci ed è persino meglio del ricercare a livello istituzionale
  • che l’assistenza sanitaria spesso è di ottimo livello, quando scade è legata a limitazione di risorse, incapacità di coinvolgimento e di dare motivazione, mancanza di aggiornamento e di comunicazione
  • Penso che ci vorrebbe serenità ed allegria perché siamo spesso travolti dalla sofferenza che ci prende profondamente ma non possiamo farci travolgere. Se Ci aiutiamo va meglio

FRAMMENTI NARRATIVI AMBIVALENTI (26/150, 17,3%) 

Ecco alcuni esempi:

  • Penso che vedere tanti malati e tanta sofferenza a volte ti carica di emozioni che fai fatica a smaltire. Ma alla fine pensi che domani è un altro giorno
  • Che si potrebbe lavorare meglio se tutti volessero davvero lavorare insieme, collaborando tra le diverse figure professionali. Che siamo un bel gruppo di lavoro, giovane, in cui ci si rispetta a vicenda, ma che ultimamente sta pagando le scelte della dirigenza
  • non mi pentirò mai di aver scelto questo bellissimo mestiere ma purtroppo è sempre più difficile svolgerlo bene; mancano risorse umane e spesso anche strumentali; mancano le giuste competenze nei settori apicali dove si prendono le decisioni direttive e mancano le visioni di prospettiva per il futuro
  • Penso che il mio lavoro di medico ospedaliero sia meraviglioso ma sicuramente sottopagato ora e probabilmente anche una volta in pensione. Penso che la fuga dagli ospedali sia in aumento e peggiorerà negli anni perché non basta la passione a controbilanciare la sottoretribuzione, i carichi di lavoro, il peso delle responsabilità e i rischi medico legali. Penso che il sistema sanitario pubblico sia in difficoltà a causa delle scelte poco orientate e lungimiranti dei governi e questo penalizza medici, infermieri e pazienti
  • Che sia stato e lo sia tutt’ora un luogo di eccellenza, molti grandi medici sono andati via, sento molto malcontento in tutti i settori.
  • Penso che resisterò poco, mi sto organizzando per cambiare lavoro

FRAMMENTI NARRATIVI DI PARZIALE DISAGIO  (56/150, 37,3%) 

Ecco alcuni esempi:

  • Che sarà difficile per le nuove generazioni riuscire a mantenere un buon clima lavorativo con i cambiamenti in atto
  • Il servizio da me svolto dovrebbe avere maggiore integrazione con gli altri specialisti perché si possa parlare davvero di cura
  • Che ci sia bisogno di una spinta innovativa che metta al centro le persone tutte, sia professionisti che utenti
  • Che potremmo organizzare meglio tempo e risorse, che spesso di tutta la fatica e gli sforzi che mettiamo in campo ne emerga solo una piccola parte
  • Che le persone facciano la differenza.. che possano frapporre un freno, un limite a richieste eccessive o del tutto non coerenti
  • Che ci siano le capacità e le possibilità di fare bene, ma non siamo messi nelle condizioni di svolgere il nostro lavoro in maniera corretta, serena ..tutto ciò è colpa della gestione sbagliata da parte della direzione e dalla politica messa in atto dalla giunta comunale
  • Vorrei poter dare il mio contributo per migliorarlo, mi auguro di avere la forza di poter continuare a lottare, forza che si sta esaurendo per lasciare il posto allo sconforto ed ad uno stato mentale confusionale
  • Che i diritti dei pazienti talvolta vengano sublinati dalle politiche aziendali con scarso personale che deve sovraccaricare la propria persona di molteplici attività per supplire la mancanza di altro personale. Le conseguenze negli anni sul fisico e sulla psiche creano nuovi malati. Il lavoro è diventato talmente usurante che non riesco più a percepire il nobile fine.
  • Penso che la comunicazione con i pazienti sia molto deficitaria da parte di tante figure professionali che pure possiedono ottime abilità tecniche. Penso che la strategia della mobilità su più unità operative adottata per gli infermieri allo scopo di far fronte alla carenza numerica cronica di personale non rapporti nulla alla qualità delle cure perché non consente ai professionisti di specializzarsi in un ambito specifico.
  • Che dove lavoro adesso è un “lusso” che non tutti vivono nella loro carriera lavorativa. La realtà è che ci viene richiesto sempre di più potendo dedicare di conseguenza sempre meno tempo a quello che facciamo. In tutto questo le responsabilità sono alte così come il rischio di errore. Quello che spaventa è la consapevolezza di tutto questo e che più passa il tempo e meno miglioramenti si vedono, avvolti sempre di più da un “tornado” di burocrazia

FRAMMENTI NARRATIVI DI DISAGIO TOTALE  (38/150, 25,3%) 

Ecco alcuni esempi:

  • Di andarmene
  • Di voler andare via
  • Che a breve imploderà
  • Sono qui solo perché debbo lavorare. Vorrei scappare
  • Che vorrei cambiare lavoro
  • penso spesso di lasciare il lavoro di medico in favore di un lavoro che mi consenta di essere più spensierata soprattutto quando esco dal lavoro, un lavoro che non mi lasci preoccupazioni quando sono a casa
  • Non c’è speranza
  • Penso che se dovessi scegliere di cambiare vita per stare bene in questo momento andrei a fare un’altra professione

Di seguito vi proponiamo un grafico che sintetizza quanto abbiamo appena visto.

La differenza con la sezione in cui abbiamo chiesto ai nostri partecipanti volontari di lasciare una testimonianza delle loro emozioni e sensazioni è evidente. Mentre in quella sezione della nostra survey dominava per la maggior parte un sentimento di grande sconforto (testimoniato dall’elevata percentuale di risposte inseribili nella categoria FRAMMENTI NARRATIVI DI DISAGIO TOTALE), ora invece il quadro si presenta diverso. La categoria predominante stavolta è infatti quella dei FRAMMENTI NARRATIVI DI PARZIALE DISAGIO. Ossia nel momento in cui si è chiesto ai nostri partecipanti di passare dal piano emotivo (mi sento…) a quello razionale (penso…) si è verificato un cambiamento di prospettiva evidente. Le critiche al sistema sono rimaste ma nella maggior parte dei casi sono passate dall’essere distruttive all’essere invece costruttive. È però preoccupante il numero elevato di partecipanti che esprimono il desiderio di cambiare totalmente professione (alcuni esempi li abbiamo riportati anche in questo post): chiaro indice di disagio totale.

La riflessione su questa situazione indica chiaramente che, nonostante la natura pervasiva del disagio, ci sono segnali di una possibile trasformazione positiva. Gli individui coinvolgono sempre di più il loro pensiero razionale nel processo, il che potrebbe aprire la strada a soluzioni costruttive. La transizione dalla critica distruttiva a quella costruttiva rappresenta un passo significativo verso una prospettiva più equilibrata.

Tuttavia, la prevalenza di coloro che esprimono il desiderio di cambiare completamente professione solleva una red flag. Questo dato sottolinea la profondità del disagio e la necessità di affrontare le sfide in modo più completo ed efficace. È essenziale esplorare opzioni e risorse che possano sostenere questi individui nel perseguire un cambiamento positivo e duraturo nella loro vita professionale.

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