PAROLE CHE NUTRONO: CRESCERE E AIUTARE A CRESCERE ATTRAVERSO L’ESPERIENZA CON IL CIBO – DA MARCO CORDERO A EUNAMES

Un commento alla presentazione di Marco Cordero

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Il cibo è socialità, condivisione, comunicazione, ma anche conoscenza, supporto, connessione con la religione di appartenenza, è piacere, speranza, fiducia e infine accettazione e crescita. Queste sono le parole che Marco ha utilizzato alla fine della sua conferenza, tenutasi, via Zoom, giovedì 4 Aprile 2024 ,per descrivere il cibo.

Una conferenza ricca di spunti e analisi sulla storia del cibo e sull’importanza che quest’ultimo ha assunto, o meglio, che ha sempre avuto, per l’individuo. Il Cibo, come abbiamo potuto da subito constatare, non è solo la nostra prima fonte di sostentamento, ossia non è “solo” un bisogno e un diritto, ma è molto di più.

Nei secoli che hanno visto nascere e progredire a piccoli passi la vita umana, il cibo non era un elemento semplice da acquisire, complice anche il fatto di non avere utensili o tecniche che permettevano di lavorarlo e trasformarlo, come ad esempio il fuoco. Le uniche fonti di sostentamento erano carni crude, ottenute da battute di caccia, e bacche o erbe, raccolte dal terreno.

Quindi, è chiaro, che, dal momento in cui si riesce a fatica e raramente a trovare e ottenere qualcosa che non  è sempre presente, questo qualcosa acquisisce valore e significato per l’uomo, tanto da diventare un simbolo. Forse l’idea o la percezione del divino emergeva nel momento in cui l’uomo sperimentava la fame o la morte. Perché più un evento risultava traumatico, più instillava un emozione tale, che, l’unico modo per esorcizzarla era trasformarla in qualcosa che fosse altro da se stesso, qualcosa di potente e con caratteristiche divine.

Nel primo secolo dopo Cristo, sotto l’Impero Romano, un filosofo, drammaturgo e poeta latino Lucio Anneo Seneca scrive che il nostro organismo trasforma quello che ingeriamo in energia e sangue. L’alimento, da qualcosa di esterno a noi e di completamente altro, entra in contatto con il nostro corpo e cambia le sue caratteristiche, rendendole simili a quelle del nostro organismo.

Il detto “noi siamo quello che mangiamo” con Seneca ha realmente significato.

Oggi, con studi, analisi e esperimenti alle spalle, sappiamo che Seneca non era troppo lontano dalla realtà. Tanto che, in alcune realtà è in atto un ritorno al metodo antico, dove, l’unica medicina, degna di questo nome, era l’alimentazione. Tuttavia, perché si sente il bisogno quasi di “un ritorno alle origini”?

Consideriamo soprattutto il momento che, dalla fine del ‘900 arriva ai giorni nostri. In questo secolo si è passati da piccola o media industria a multinazionali che hanno trasformato, intrinsecamente e culturalmente, l’alimentazione.

Come sostiene Motta, in Immagini e simboli del cibo nell’opera pittorica, si è preferito alla qualità di un prodotto alimentare, l’acquisizione di praticità. Abbiamo preferito per un po’ cibi in scatola o confezionati o congelati rispetto a cibi, che richiedono “lunghe” preparazioni.  Ma è evidente che, questo ha comportato una perdita di salute in maniera regressiva, a livello generale, che, a sua volta, ha incentivato, molti, a una nuova presa di coscienza. La salute del nostro organismo e della nostra mente richiede, anzi, necessita una riconnessione con la natura, con le materie prime e con prodotti, che siano lavorati e trasformati il meno possibile.

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