Notizie e Riflessioni dal Master in Medicina Narrativa Applicata: Considering Moons

“Tanti auguri! I wish you every success on this exciting new adventure. Please pass on my warmest congratulation to the 18 lucky and far sighted people who have enrolled for the course. I think they will be learning an approach to medicine that is sound in philosophical and psychological terms, and offers a human approach to medical care. I am delighted that there is such a wide mixture of professions: learning from each others’ different perspectives will be really important. The course will support them greatly as professionals, and help them to move forward in unexpected new directions.”

John  Launer

 

“Welcome to a unique course in Italy which poses critical and important questions about health care today, and develops a narrative toolkit with which to explore answers to them. The course suggests directions and methods with which to improve practice. As well as looking to your teachers it’s crucial also that you turn to each other, to share your experiences and responses.”

I do hope you enjoy it and find it productive.

Brian Hurwitz

 

Inizio dagli auguri di due cuori pulsanti della medicina narrativa nel mondo: John Launer e Brian Hurwitz dal Tavistock e dal King’s College di Londra. Non sono parole retoriche ma pensate e indirizzanti: nel benvenuto di John Launer vi è la frase di chiusura che desidera che i partecipanti, persone scelte di grande lungimiranza, possano vedersi prospettare vie inattese. Fuori dall’ovvio, fuori dall’aspettato, via dalla routine; la sorpresa, lo stupore, appunto vie nuove e mai percorse. E avvicinarsi alla narrazione genera tanto nuovo ignoto da elaborare e interpretare, con ricadute pratiche e quotidiane nel proprio lavoro; per alcuni l’ignoto fa paura; il testo libero, il foglio bianco su cui lasciarsi andare è così destrutturato e caotico, è un mare da attraversare. E poi per cosa? Noi lavoriamo sui pesi e misure, sulle quantità, come possiamo ottenere delle quantità per rilevare i fenomeni, o più semplicemente per dare ordine all’entropia?

Il problema a mio avviso da affrontare oggi  è che, a parte le tecnologie che avanzano fulminanti, i modelli organizzativi in diverse strutture sono  la quintessenza della neghentropia, dell’assenza di energia.  Mi sto riferendo ai sistemi direzionali, non ai curanti che corrono giorno e notte e si prodigano per dare cure migliori con mezzi sempre più scarsi. Forse la medicina narrativa che serve non solo per i pazienti, ma soprattutto per chi oggi è dedito a curare, sarebbe una buona cura per la sanità se si realizzassero operazioni d’ascolto globale presso le direzioni sanitarie e le direzioni generali. Alcuni rari manager illuminati l’hanno sperimentata e utilizzata per sanare conflitti interni di personale (chi l’avrebbe mai detto? Ecco una nuova strada aperta attraverso i racconti di professionisti e pazienti) e per restituire fiducia ai curanti che avevano paura di non sapere essere all’altezza di malati molto gravi (smentiti dalle narrazioni dei pazienti).

Unexpected new directions…  la stessa composizione del gruppo di persone presenti al Master di Medicina Narrativa Applicata, le loro diverse discipline di origine, da specialisti della comunicazione, a professionisti d’impresa, infermieri, psicoterapeuti, farmacisti e medici fa capire come questa sia già un nuova direzione inaspettata:  dialoghi e dialettiche sui diversi “punti di vista” e ruoli, ciascuno con i propri sistemi professionali e valoriali. Non è stato facile, perché la narrazione catalizza l’emersione dei tormenti delle separazioni tra classi di professionisti; ma il passaggio intricato si è rivelato necessario,  con momenti di pathos estremi, di rabbia, di dolore provocato da ricordi ispirati da alcuni lavori di scrittura. Grazie al disvelamento di sé, al di là della “maschera”, il gruppo si è amalgamato diventando coeso e conscio di essere pioniere su nuove rotte.

Hurwitz raccomanda “to turn to each other to share” e invita anche i docenti del corso a non tenere il sapere per sé, ma a condividerlo, insomma a costruire una rete cooperativa e non competitiva. Tra i docenti ci sono anche gli inglesi dato che la Faculty del percorso è mista.

Tocca un nervo scoperto, quello della competizione, totalmente inutile in un  momento così giovane per la medicina narrativa in Italia: se si deve creare massa critica al punto tale da riuscire a inserirla nei percorsi di studi universitari, la medicina basata sulla narrazione non può seguire le logiche campanilistiche degli interessi di ASL e Regioni: questo non significa che le ASL e le Regioni non possano occuparsi di medicina narrativa in modo autonomo, anzi,  ogni impulso locale di applicazione di questa disciplina è un segnale di uscita dalla neghentropia. E’ però doveroso confrontarsi sulla metodologia scientifica adottata, imparare reciprocamente con senso critico, e con possibilità di espressione di giudizio,  questo perché, come ogni per altra branca della scienza, anche la medicina narrativa ha bisogno di metodo per contenere l’improvvisazione, evitando la caduta verso un’amena conversazione da salotto intellettuale.

Ho scritto e pubblicato che la medicina narrativa è democratica e quindi appartiene a tutti in quanto ciascuno di noi è portatore della propria storia di salute e malattia, eppure ci sono dei criteri scientifici con cui operare; ogni persona  può generare una  storia per interpretarsela, ma per ricavare dei benefici organizzativi  per il sistema sanitario, evitiamo i lettori improvvisati di processi e percorsi di cura attraverso la narrazione. L’invito di Hurwitz  è legato al bisogno che la scienza deve possedere per non essere autoreferenziale; confrontarsi continuamente con altre fonti, sinergia tra esperienze passate, presenti e future per  arrivare là, in alto, dove ci sono le torri d’avorio dei poteri “forti”, le direzioni, gli assessorati, i ministeri, le società scientifiche, la stampa. Arrivare là non per apparire ma perché questa stasi (qualche anno fa scrivevo di organizzazioni aperte e evolute in sanità, ora potrei scrivere di  organizzazioni statiche e involventi) possa allontanarsi e far rifiorire il dinamismo  e l’ottimismo. La medicina narrativa è vitale e la sanità italiana ne ha bisogno come rimedio di cura, inutile sprecare energie in assenze di cooperazione: quali? La prima ad esempio, linkarsi reciprocamente tra siti italiani e stranieri  che si occupano di medicina narrativa, commentarsi per costruire assieme articoli scritti on line.  Prime regole di base per una buona cooperazione.

So che la strategia di Hurwitz è vincente perché il congresso mondiale di giugno a Londra che hanno organizzato a quattro mani lui e Rita Charon della British Columbia  statunitense, è stato unico come fenomeno di sinergia professionale.

tom-thayer-considering-moons-bConsidering moons è il titolo del quadro scelto per il Master, un usignolo che guarda a una luna. Ma il pittore ci informa che ce ne sono altre di lune invisibili  che devono essere considerate… ed ecco allora che tra tutte le lezioni, le informazioni, le esercitazioni pratiche, una discussione che ho trovato veramente illuminante è stata quella tra verità e menzogna nello scrivere.   Uno dei  pilastri di  base di questa disciplina  poggia sul fatto che la  verità – o qualcosa che ci somiglia-  sorge dalla scrittura riflessiva (a lungo decantati nei testi scientifici:  the benefits of the reflective writing), verità che sorge perché più lenta della parola, e quindi più ponderata, mentre la bugia consapevole e inconsapevole nello scritto tende a scomparire. Invece no, abbiamo avuto le prove da testimonianze dirette in aula di menzogne che continuano  a comparire anche con la narrazione scritta, una straordinaria capacità di continuare  mentire a sé stessi e al pubblico lettore.

Esiodo, nella sua Teogonia, nell’ VIII secolo prima di Cristo ci racconta tutta la genealogia degli Dei dalla creazione del mondo;  Contesa Odiosa figlia  della Notte diede alla  Luce il Logos, il discorso e peggio ancora l’Amphilogias, ovvero il discorso ambiguo, quello ingannevole. La Parola in Esiodo anziché portare la Luce discende dalla Notte ed è  dunque oscura, e ambigua da decifrare: il poeta si sofferma soprattutto sull’uso della parola a scopo di discorso ingannevole, o saga manipolatoria, che genera violenza prendendo anche le distanze da molti aedi e cantori che andavano a persuadere le menti attraverso leggende. E’ considerato uno dei cronisti più antichi, e anche questa imponente opera di genealogia potrebbe essere la cronistoria di una dinastia di regnanti. Si ispira alle Muse proprio alla ricerca della verità, al di là della parola che può essere imperfetta.

Tornando al nostro secolo, anno e all’ora in cui sto scrivendo, credo che questo tema di insieme tra verità e menzogna conscia o inconsapevole  sia una questione chiave per interpretare l’uso che poi possiamo fare delle storie per migliorare il servizio di cura.

Avremo persone più aperte e più consapevoli, che si sono lette in profondità- anche senza  il ricorso all’ analista- e che giungono più facilmente a esprimere una propria interpretazione verosimile del percepito della storia: e persone più oscure, ombrose che scrivono pezzettini caotici di narrazione perché non ci vogliono far capire, anche perché quello che poi abbiamo colto molto probabilmente glielo diremmo – oppure addirittura altri copioni di storie interamente finte.

Amphilogia, il discorso ambiguo: è un male? No. Dobbiamo solo prenderne atto e sapere che non possiamo eliminarlo e scartarlo ma accettarlo perché quello è il possibile inizio per andare oltre. Così come i ricordi delle persone che ci onorano delle loro storie sono ambigui perché parlano di fatti di salute e malattia  trascorsi tempo prima. E tutto quello che non è nel hic et nunc, nel qui e ora, apre le porte a considerare ben più di una luna in plenilunio ma anche tante lune in  novilunio.

 

Maria Giulia Marini

Epidemiologa e counselor - Direttore Scientifico e dell'Innovazione dell'Area Sanità e Salute di Fondazione Istud. 30 anni di esperienza professionale nel settore Health Care. Studi classici e Art Therapist Coach, specialità in Farmacologia, laurea in Chimica e Tecnologie Farmaceutiche. Ha sviluppato i primi anni della sua carriera presso aziende multinazionali in contesti internazionali, ha lavorato nella ricerca medica e successivamente si è occupata di consulenza organizzativa e sociale e formazione nell’Health Care. Fa parte del Board della Società Italiana di Medicina Narrativa, Insegna all'Università La Sapienza a Roma, Medicina narrativa e insegna Medical Humanities in diverse università nazionali e internazionali. Ha messo a punto una metodologia innovativa e scientifica per effettuare la medicina narrativa. Nel 2016 è Revisore per la World Health Organization per i metodi narrativi nella Sanità Pubblica. E’ autore del volume “Narrative medicine: Bridging the gap between Evidence Based care and Medical Humanities” per Springer, di "The languages of care in narrative medicine" nel 2018 e di pubblicazioni internazionali sulla Medicina Narrativa. Ha pubblicato nel 2020 la voce Medicina Narrativa per l'Enciclopedia Treccani e la voce Empatia nel capitolo Neuroscienze per la Treccani. E' presidente dal 2020 di EUNAMES- European Narrative Medicine Society. E’ conferenziere in diversi contesti nazionali e internazionali accademici e istituzionali.

Lascia un commento

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.