Medicina narrativa: enfasi sulla competenza narrativa e contrappeso alla medicina basata sull’evidenza – di John Launer

John Launer è medico, educatore e scrittore pluripremiato.

È responsabile dell’innovazione educativa nelle cure primarie per Health Education England a Londra, professore clinico associato onorario di cure primarie presso l’University College di Londra, consulente onorario a vita presso la Tavistock Clinic, redattore associato del Postgraduate Medical Journal, membro di facoltà presso l’ISTUD Business School di Milano e presidente fondatore dell’Association of Narrative Practice in Healthcare.
Il professor Launer è stato l’ideatore, insieme a Caroline Lindsey, di Conversations Inviting Change (CIC).

I suoi libri più recenti sono Reflective Practice in Medicine and Multiprofessional Healthcare (2022), Narrative-Based Practice in Health and Social Care: Conversations Inviting Change (2018), How Not To Be A Doctor: And Other Essays (2018).


Di cosa vi occupate e come vi siete avvicinati alla medicina narrativa? 

Sono un educatore medico e insegno un approccio alla pratica della Medicina Narrativa che si chiama “Conversations Inviting Change” [Conversazioni che invitano al cambiamento]. Il mio background è costituito da una laurea in letteratura inglese e da una formazione come medico. Sono diventato medico di famiglia, ma poi ho seguito un’ulteriore formazione come terapeuta familiare.

Ho imparato a conoscere le idee e le competenze narrative diventando terapeuta familiare, ma ho visto ben presto quanto queste potessero essere rilevanti per la pratica medica quotidiana. Insieme a un collega ho sviluppato una forma di formazione per applicare un approccio narrativo a tutto il lavoro medico e sanitario, comprese le consultazioni con i pazienti e le loro famiglie, nonché l’insegnamento, la supervisione, la gestione e la leadership.

Negli ultimi 25 anni ho contribuito a creare un team di educatori in questo approccio e insieme ai miei colleghi abbiamo insegnato l’approccio a medici e professionisti della salute in tutto il Regno Unito e in Europa e in Nord America, Giappone, Australia e altrove. 

Esiste una definizione ufficiale di medicina narrativa nel luogo in cui lavorate? Se sì, qual è? 

Non esiste un’organizzazione centrale nel Regno Unito che coordini la formazione in Medicina Narrativa o che abbia l’autorità di stabilire cosa rientri o meno in questa descrizione. Non credo che l’assenza di una definizione chiara sia una cosa così negativa, poiché ritengo che la Medicina Narrativa debba essere pluralistica e inclusiva.

Nel Regno Unito abbiamo costituito un’organizzazione chiamata Association of Narrative Practice in Health Care (Associazione della Pratica Narrativa in Sanità), ma questo ha lo scopo di fornire l’accreditamento e il mantenimento degli standard per i formatori che insegnano “Conversazioni che invitano al cambiamento”. Non tentiamo di stabilire definizioni per altre forme di Medicina Narrativa o approcci al campo.

Non sono d’accordo con la distinzione tra Medicina Narrativa e Medicina Basata sulla Narrazione, poiché ritengo che ciò crei confusione per gli estranei o per le persone che imparano a conoscere il campo per la prima volta. 

Che cos’è per lei la medicina narrativa? 

Per me la Medicina Narrativa è qualunque approccio alla pratica medica o alla ricerca che metta al centro le storie e la narrazione.

Tutte le forme di Medicina Narrativa hanno due cose in comune. Il primo è l’enfasi sulla competenza narrativa: la capacità di ascoltare le storie e di rispondere ad esse in modo sensibile e utile.

Il secondo è l’impegno a fornire un contrappeso alla medicina basata sull’evidenza, introducendo una prospettiva più umanistica e compassionevole. Ci sono alcune sovrapposizioni con altri approcci alla pratica e alla ricerca, ma l’attenzione alle storie e alla narrazione rimane una caratteristica unica della Medicina Narrativa. 

Qual è la storia della medicina narrativa e delle Medical Humanities? 

Le Medical Humanities o Health Humanities esistono da molto tempo. Molti medici e professionisti della salute si sono sempre interessati alla letteratura, alle arti visive, al cinema e al teatro e hanno visto quale contributo potevano dare alla comprensione dei pazienti e del lavoro della medicina.

La medicina narrativa affonda le sue radici nel lavoro svolto negli anni ’80 da Eliot Mishler, Arthur Kleinman e Kathryn Montgomery Hunter, ma ha acquisito un’identità distinta con due libri fondamentali. Uno è stato curato da Trish Greenhalgh e Brian Hurwitz nel Regno Unito. L’altro è stato scritto da Rita Charon, che ha delineato una visione della medicina in cui le storie e la narrazione erano al centro.

Da allora la Medicina Narrativa si è notevolmente diversificata in tutto il mondo, ma generalmente si concentra sulle seguenti domande:  

  • Che tipo di storie raccontano i pazienti e perché?
  • Che tipo di storie raccontano le professioni sanitarie e perché?
  • Come la medicina stessa costruisce le sue storie?
  • Si può diventare clinici migliori studiando e scrivendo storie?
  • Come possiamo aiutare i pazienti a raccontare le loro storie in modi che possano fare la differenza per loro?

Il mio interesse principale è sempre stato rivolto all’ultima di queste domande: possiamo praticare la medicina in modo da aiutare gli altri a raccontare storie alternative e in evoluzione, o almeno a considerare la possibilità di raccontarle? Credo che questo debba essere sempre lo scopo ultimo della Medicina Narrativa, anche se le sue attività si svolgono a distanza dal paziente.

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