MALESSERI STAGIONALI E COME GESTIRLI – INTERVISTA A UBALDO SAGRIPANTI

Ubaldo Sagripanti è medico psichiatra presso il Centro di Salute Mentale di Civitanova Marche. Ha frequentato la quinta edizione del Master in Medicina Narrativa di ISTUD.

Settembre è per antonomasia il mese del rientro dalle ferie, non è raro quindi che questo mese sia caratterizzato dal cosiddetto stress da rientro. Quali sono i sintomi principali di questa sindrome?

La ringrazio per questa domanda che mi permette di sottolineare come l’uso corrente di termini tecnici ne comporti spesso  l’allontanamento dal significato proprio.

La sindrome è il fondamento della nosografia psichiatrica ed in essa i sintomi psicopatologici non sono mai un fenomeno isolato. Accadono assieme ad altri sintomi, collegati tra loro in una unità di significato clinico diagnostico da cui derivano le necessarie indicazioni di trattamento di una specifica forma di sofferenza.

Non ritengo utile “medicalizzare il rientro” con gli isolati sintomi da stress come una sporadica e transitoria sensazione di disagio con qualche difficoltà di concentrazione e irritabilità  accompagnate in qualche caso da lievi disturbi del sonno o dell’appetito.

Lo stress, d’altro canto, non è sempre sinonimo di “malattia” e i necessari adattamenti ai vari momenti della vita possono essere anche fenomeni del tutto normali che non hanno nulla a che vedere con le sindromi da stress descritte nella nosografia psichiatrica per le quali sono previste diagnosi e terapia. Non rimane che essere normalmente più contenti di andare in ferie che di tornare a lavorare ma, d’altra parte, è bene ricordarsi che si è andati in ferie perché si è potuto lavorare. Le vere condizioni stressanti si trovano dove sia l’una che l’altra cosa non sono possibili.

Assieme allo stress da rientro con settembre c’è il rischio che inizi a manifestarsi anche la seasonal depression. Ci può dire di cosa si tratta?

La depressione con andamento stagionale è una forma di Disturbo Depressivo che, in alcune persone, ha inizio con l’autunno e termina con la primavera. L’episodio si deve verificare con le stesse caratteristiche di stagionalità per almeno due volte consecutive e senza altri fattori che abbiano influenzato il decorso.

Per almeno due settimane si devono riscontrare sintomi quali: umore depresso per la maggior parte del giorno; perdita d’interessi; importanti variazioni di peso e/o del sonno; difficoltà a concentrarsi; stanchezza e mancanza d’energia; sentimenti di colpa e autosvalutazione; pensieri di morte.

Ma soprattutto: “I sintomi causano disagio clinicamente significativo o compromissione del funzionamento in ambito sociale, lavorativo o in altre aree importanti” (DSM V). In questo caso siamo di fronte a una sindrome psichiatrica che va quindi trattata da uno specialista.

La diagnosi precoce e appropriata è importante anche perchè nella depressione stagionale è stata dimostrata l’efficacia anche di cure non farmacologiche come la Light Therapy, cioè l’esposizione a un particolare tipo di lampade che emette una radiazione luminosa filtrata e non nociva dell’intensità di 10.000 lux.

L’orologio biologico di questi pazienti non riesce ad adattarsi al ritmo delle stagioni ma, restituendo loro l’intensità luminosa dell’estate, si facilita un adattamento più efficace e una risposta migliore alla terapia senza alcun effetto collaterale.

Quali strategie di self-care possono essere attuate per contrastare questi fenomeni?

Anche in questo caso vorrei distinguere il self-care, come espressione tecnica che appartiene alle discipline infermieristiche con la Teoria di Dorotea Orem, dal più generico, ma non meno importante, prendersi cura di sé. Per quest’ultimo, più che dare consigli generali metterei a fuoco l’aspetto del tempo personale con una semplice considerazione: i giorni del lavoro hanno ritmo obbligato, quelli delle vacanze no (se tutto va bene).

Il tempo non obbligato è quello che consente di esplorarci e ascoltarci, da cui emergono quelle parti di noi più spontanee e libere dai condizionamenti del quotidiano: è quello in cui ci riconosciamo. Il self care di settembre dovrebbe focalizzarsi sul preservare con ogni cura quell’esperienza interiore che si è vissuta, che è indipendente da mare, montagna, svago, avventura, città o cultura attraversati.

Quello che ci manca di più durante l’anno è l’immagine di noi stessi che avevamo scoperto e che magari cerchiamo di ritrovare sfogliando le fotografie della vacanza che, come dire, in realtà ne è solo la cornice. La cura di sé è quel continuo processo riflessivo attraverso il quale, nel riconoscerci, vediamo meglio gli altri e stiamo meglio con loro.

Nell’ambito medico tutto quello di cui abbiamo parlato è ancor più accentuato. Come possono nello specifico i professionisti sanitari combattere questi problemi?

Questa domanda mi chiama in causa come persona oltre che da medico e non nascondo la difficoltà a rispondere oggettivamente in questo momento storico del mondo sanitario, in cui non è raro che le ferie siano ridotte o frammentate per le varie esigenze di servizio. I professionisti sanitari sono esseri umani come gli altri e quanto già detto dovrebbe valere anche per loro.  Tuttavia va sottolineato che, per i sanitari, l’ambito di lavoro quotidiano è quello della sofferenza.

Certamente è una scelta di vita, e magari la conferma di questo pensiero può alleviarne il peso ma non garantire in assoluto il mantenimento del fondamentale equilibrio tra la domanda di salute interna e quella esterna a cui il sanitario è sottoposto. Basti pensare al dettato costituzionale che recita all’art 32: “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività”.

Il sanitario è colui che sta tra “diritto” e “interesse”, è il professionista che deve garantire entrambi e che oggi è sempre meno garantito nel farlo con aumento della sofferenza interna a lui e alla collettività. Concluderei con l’augurio che si torni prima di tutto a lavorare in termini di sostenibilità e poi, magari, a studiare il modo di combattere la “sindrome da rientro del sanitario”.

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