Libro in prossima uscita: "Narrative Medicine. Bridging the Gap between Evidence-Based Care and Medical Humanities", di Maria Giulia Marini

narrative medicine bridging the gap-1 (1)Il libro prende in esame tutti gli aspetti della Medicina Narrativa e il suo valore nel garantire che, in un’epoca di Evidence-Based Medicine definita da trial clinici, numeri e probabilità, la scienza clinica sia fermamente integrata dalle Medical Humanities, per favorire la comprensione dei casi clinici e la consegna di una cura eccellente del paziente.

Le Medical Humanities affrontano cosa ci succede quando siamo affetti da una malattia, e la Medicina Narrativa è un approccio interdisciplinare che evidenzia l’importanza delle narrazioni del paziente nel colmare varie distanze, incluse quelle tra i professionisti sanitari e i pazienti. Il libro copre la genesi delle Medical Humanities e della Medicina Narrativa, ed esplora tutti gli aspetti del loro ruolo nel migliorare la sanità.

Il libro descrive come la Medicina Narrativa sia terapeutica per il paziente, come essa migliori la relazione tra medico e paziente, e come permetta l’identificazione, attraverso le storie dei pazienti, dei sentimenti e delle esperienze caratteristiche di ogni malattia. Inoltre, il libro spiega come usare la Medicina Narrativa come un vero strumento scientifico. La Medicina Narrativa rappresenta un valore per tutti i caregiver: medici, infermieri, manager della sanità, psicoterapeuti, counselor, assistenti sociali.

Maria Giulia Marini intraprende un approccio unico e innovativo alla Medicina Narrativa, vedendo in questa un possibile ponte – anzi una varietà di differenti ponti – tra la cura clinica e la ‘humanitas’. Con un uso sensibile della mitologia, della letterature e della metafora da una parte, e degli studi scientifici dall’altra, mostra come il concetto-guida di ‘narrazione’ possa riportare insieme i frammenti dell’impresa medica” – John Launer, Honorary Consultant, Tavistock Clinic, Londra (Regno Unito)

 

Scheda del libro su Springer.com

Alessandra Fiorencis

Laurea magistrale in Scienze Antropologiche ed Etnologiche presso l’Università degli Studi di Milano-Bicocca. Specializzata nel campo dell’antropologia medica, ha condotto attività di formazione a docenti, ingegneri e medici operanti in contesti sia extra-europei che cosiddetti “multiculturali”. Ha partecipato a diversi seminari e conferenze, a livello nazionale e internazionale. Ha lavorato nel campo delle migrazioni e della child protection, focalizzandosi in particolare sulla documentazione delle torture e l’accesso alla protezione internazionale, svolgendo altresì attività di advocacy in ambito sanitario e di ricerca sull’accesso alle cure delle persone migranti irregolari affette da tubercolosi. Presso l’Area Sanità di Fondazione ISTUD si occupa di ricerca, scientific editing e medical writing.

Questo articolo ha 2 commenti.

  1. Giorgio Bert

    L’approccio sarà forse unico nel Regno Unito, non certo in Italia dove la funzione di “bridging the gap” tra EBM e Medical Humanities è in genere considerata un aspetto centrale della Medicina Narrativa

  2. Rosa Moscadini

    Da malata colpisce ed affascina come Maria Giulia Marini riesca a sviscerare e analizzare nella sua interezza i vari aspetti e i particolari che fanno della medicina narrativa uno strumento scientifico veramente unico e innovativo della relazione intima tra medico e paziente in vista di un miglioramento del servizio sanitario.
    Come anch’io ho scritto sul mio progetto del master proprio in Medicina Narrativa che frequento: “…generare salute attraverso un percorso di interazione e sinergia tra la medicina tradizionale della scuola Ippocratica, l’innovazione e l’apertura a nuove cure propria della ricerca ed il bisogno sempre più forte di dare un’impronta umana e umanistica alle cure” Il malato non più come uno squallido numero per il sistema sanitario, ma una persona consapevole del proprio stato, capace di dare al medico informazioni volte a formulare meglio la diagnosi e valutare l’efficacia delle cure. La medicina narrativa crea un’ampia introspezione che rende l’uomo affetto da malattia protagonista attivo della malattia stessa e no spettatore passivo capace di affrontare un percorso di vita in compagnia e con la guida di chi lo assiste e di chi lo cura tutti reciprocamente consapevoli di camminare su un terreno empaticamente comune sapendo anche di poter ricorrere a metafore per meglio esprimersi, al mindfullness per gestire lo stress, alla condivisione per essere di aiuto anche agli altri e, attraverso questo ascolto profondo del proprio intimo, riuscire a tirare il meglio di sé in modo da provare a trasformare ciò che appare oggi come una disgrazia in un’opportunità diversa che la vita ti ha offerto.
    In tutto questo ognuno che interagisce ottiene un quid che si ripercuote positivamente sul sistema sanitario generandone quel concetto di sostenibilità di cui tanto si parla. E quindi, in conclusione, un grosso grazie e in bocca a lupo a Maria Giulia e a tutti quelli che con lei collaborano per proporre ciò. Personalmente e lo consiglio a tutti, sarò subito in libreria per acquistare questo nuovo libro che ha tutta l’aria di essere molto interessante.

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