Una parola in quattrocento parole – gratitudine

La parola gratitudine viene dal latino gratitudo, sostantivo a sua volta derivato dall’aggettivo gratus.

L’etimologia di quest’ultimo è incerta, ma secondo alcuni deriverebbe dalla radice protoindoeuropea  *gwere- che indicava la sfera semantica del favorire. La gratitudine è pertanto il sentimento che proviamo quando ci sentiamo in qualche modo favoriti.

La gratitudine, infatti, è generalmente definita come un sentimento di trasporto positivo verso chi ha fatto una buona azione nei nostri confronti, cui si aggiunge anche il desiderio di ricambiare il gesto. Ma pratica ed esercizio permettono di provare gratitudine anche per ciò che ci accade, indipendentemente da noi e dagli altri, come per le condizioni atmosferiche o le coincidenze della vita. Robert Emmons, probabilmente il massimo studioso di gratitudine, la definisce semplicemente come il riconoscimento di un bene che viene da fuori (Emmons 2010).

L’esercizio della gratitudine rientra a pieno titolo nella pratica della psicologia positiva, finalizzata alla valorizzazione degli aspetti migliori dell’esistenza individuale e collettiva. La gratitudine, infatti, è un sentimento sociale che rafforza i legami mentre fa stare bene l’individuo.

Ad oggi non sono molti gli studi sulla gratitudine, ma appare sempre più evidente che tale sentimento sia di beneficio per la mente, il corpo e appunto le relazioni sociali. Proprio per questo in ambito sanitario può favore la salute dei pazienti, la resilienza degli operatori e la collaborazione delle organizzazioni. Pertanto, la gratitudine non è un sentimento solo dei pazienti, ma anche dei sanitari.

A tal proposito alcuni studi (Lau and Cheng 2017 e  Stomski et al. 2019) hanno dimostrato come l’esercizio della gratitudine sia correlata a un maggiore ricorso a coping focalizzato sulle emozioni (reframing positivo, accettazione, umorismo, ricerca di supporto sociale emotivo, coping religioso) e all’abbassamento dei livelli di stress e burnout nel personale medico.

Ma come si esercita la gratitudine? Si può tenere un diario in cui segnare quotidianamente qualcosa per cui si è grati, oppure scrivere delle lettere ai nostri cari per esprimere loro la nostra riconoscenza, o ancora passare in rassegna regolarmente le cose positive della nostra vita. Altro spunto interessante, soprattutto in ambito sanitario, è quello di concepire la gratitudine come relativa a quello che si può dare invece che a quello che si è ricevuto. Così non solo i pazienti saranno grati ai sanitari, ma anche questi ultimi ai primi.

I benefici di questa pratica non sono solo psicologici (aumento di emozioni positive, ottimismo e felicità) e sociali (diminuzione di senso di isolamento), ma anche fisici, come abbassamento della pressione e rafforzamento del sistema immunitario. Insomma, esercitare consapevolmente la gratitudine aiuta a concentrarsi sul presente, allontanando pensieri ed emozioni negativi.

E voi per cosa siete grati?

Enrica Leydi

Milanese di nascita, ha conseguito la laurea triennale in Lettere Moderne presso l'Alma Mater Studiorum - Università di Bologna. Sta attualmente completando il corso di laurea magistrale in Italianistica, sempre presso la medesima università emiliana. Collabora con ISTUD da aprile 2021 in qualità di coordinatrice della rivista «Cronache di Sanità e Medicina Narrativa».

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