Frida Kahlo e i suoi dottori

L’esperienza di Frida in materia di malattia, lesioni, dolore e sofferenza era spesso al centro del suo lavoro. I suoi dipinti offrono una cronaca visiva di ciò, oltre a racchiudere la sua famiglia, il matrimonio, le relazioni, la dedizione al comunismo e l’amore per il paesaggio messicano, la cultura e il costume. Ha conosciuto decine di medici nel corso degli anni, ma due di questi hanno avuto una presenza significativa nei suoi dipinti, come lo hanno fatto nel suo percorso terapeutico. Il suo rapporto con questi uomini era di un tassello rispetto a tutto ciò che faceva, unendo l’esperienza all’intimità e trascendendo la separazione tra arte e vita.

Il più importante dei suoi assistenti medici era Leo Eloesser. Era un rinomato chirurgo toracico che ha consultato per la prima volta a San Francisco nel 1930. Si fidò così tanto del suo giudizio da confidare in lui per il resto della sua vita, scrivendogli lunghe e affettuose lettere in cui chiedeva consiglio medico e consigli sulla sua vita personale. Si rivolse a lui come ‘Carissimo Doctorcito’ e si trattenne poco o nulla da lui.

Questo brano è tratto un interessante articolo realizzato da John Launer, pubblicato da BMJ, riguardante per l’appunto il rapporto stretto e umano che correva tra l’artista messicana e il mondo dei medici e terapeuti. Intitolato “Frida Kahlo and her doctors“, risulta un contributo estremamente approfondito, invitiamo i nostri lettori alla lettura, senz’altro piacevole.

Matteo Nunner

Laureato in Lettere all'Università del Piemonte Orientale, si sta specializzando in Scienze Antropologiche ed Etnologiche all'Università di Milano-Bicocca. Giornalista e scrittore vercellese, ha collaborato con molte testate locali e nel 2015 ha pubblicato il romanzo d'esordio "Qui non arriva la pioggia". Nel 2017 ha poi pubblicato "Il peccato armeno, ovvero la binarietà del male".

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