Una parola in quattrocento parole – Europa

Metopa del tempio Y di Selinunte, oggi conservata al Museo Archeologico Regionale Antonino Salinas, Palermo

L’etimologia della parola Europa è incerta, forse deriva dall’antico fenicio, ereb (occidente), ma il fonema eu a inizio di parola ci trasporta a immaginare qualcosa di buono e positivo.

Così anche nella mitologia greca la discendenza di Europa è incerta: Esiodo la vuole figlia di Teti e Oceano, nell’Iliade è detta figlia di Fenicio, mentre per Erodoto era principessa di Tiro e figlia del suo re Agerone. Qualunque sia la sua famiglia, il mito racconta che un giorno Europa stava giocando sulla spiaggia quando fu notata da Zeus che se ne invaghì. Per prendere la ragazza, Zeus chiese ad Ermes di far muovere una mandria sulla spiaggia e, assunte le sembianze di un toro bianco si frammise tra i bovini e si avvicinò. Europa sorpresa dalla mansuetudine dell’animale, quando questo le si accucciò accanto, gli salì in groppa. Così Zeus potè rapire la fanciulla galoppando verso il mare che attraversò sempre in forma di toro per giungere fino all’isola di Creta dove forse con altro espediente vinse le resistenze della ragazza. Nacquero così i tre figli di Europa, Minosse, futuro re di Cnosso, Radamante, poi giudice nell’aldilà, e Sarpedonte, forte alleato di Troia. Prima di lasciare Europa, Zeus le fece tre doni: un fedele cane, un colosso di bronzo che proteggesse Creta e un giavellotto infallibile. Europa avrebbe quindi sposato il re di Creta, Asterio. Nel mentre i fratelli di Europa si affaticarono nella ricerca della sorella, mai trovandola, ma fondando numerose altre colonie nel Mediterraneo.

Nella storiografia greca il nome Europa indicava la parte della Tracia sotto i Balcani, poi per i latini la regione intera. Con il costruirsi e il consolidarsi della contrapposizione tra occidente e oriente, Europa e Asia vengono a definire due entità forti ma di difficile definizione, una contraddistinta da uno spirito di libertà, l’altra di dispotismo. Questa è una retorica occidentale che ciclicamente riemerge, di cui si ha poca consapevolezza.

Gli anni immediatamente successivi alla Seconda guerra mondiale, hanno portato a un’intesa riflessione su cosa voglia dire essere europei. Protagonisti di questo periodo sono stati Curtius, Warburg, Auerbach, Spitzer. La loro riflessione ha fatto emergere anche più chiaramente di prima quanto la questione tocchi la memoria, la storia, la costruzione di un’idea di Europa (cfr. Chabod, Storia dell’idea d’Europa).

Insomma, l’Europa è un’idea, un’ideale o forse ancora meglio un insieme di valori, a partire da quello dell’accoglienza. Europa nel mito era una straniera che, rapita, ha trovato rifugio nell’isola che sarà la culla della civiltà europea. Europa è poi stata una bandiera di libertà e nel secondo dopoguerra si è ricostruita sulle fondamenta di una memoria collettiva. La sua storia che è anche la nostra è una narrazione di ibridazione, mescolamento e riflessione.

Proprio questa pluralità e profondità contraddistingue la European Narrative Medicine Society.

Lasciateci per favore una parola per il vostro sentimento di Europa.

Enrica Leydi

Milanese di nascita, ha conseguito la laurea triennale in Lettere Moderne presso l'Alma Mater Studiorum - Università di Bologna. Sta attualmente completando il corso di laurea magistrale in Italianistica, sempre presso la medesima università emiliana. Collabora con ISTUD da aprile 2021 in qualità di coordinatrice della rivista «Cronache di Sanità e Medicina Narrativa».

Questo articolo ha un commento

  1. Luca Luraschi

    Splendida sintesi. Bella l’idea della radice “buona” Eu

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