Una parola in quattrocento parole: Emozione

La parola emozione entra nel vocabolario attraverso il francese emotion. L’etimologia di quest’ultima è da rintracciarsi, attraverso il medio e l’alto francese, nel verbo latino emovere, che significa “scuoterre, smuovere”. 

Un’emozione è un’impressione viva, un turbamento di uno stato emotivo di quiete ed equilibrio. Nel lessico psicologico “emozione” indica una reazione affettiva intensa accompagnata anche da reazioni fisiche e psichiche.

Esistono numerose teorie che cercano di dare conto dell’origine delle emozioni, ma tutte possono sostanzialmente essere raggruppate in due macro-scuole di pensiero: una che sostiene che esistano delle emozioni di base comuni a tutti e l’altra che interprete le emozioni non come entità biologicamente determinate, ma come costruzioni sociali.

Alla prima scuola apparteneva lo psicologo Robert Plutchik (1927-2006) che nel 1980 aveva proposto una modellizzazione delle emozioni che ne prevedeva otto primarie e una serie di emozioni secondarie e complesse, risultato della diversa intensità o della combinazione delle prime. Le otto emozioni primarie sono, secondo Plutchik:

  • Paura, sensazione di incertezza insopportabile, legata alle aspettative di un possibile danno futuro;
  • Sorpresa, reazione all’imprevedibile;
  • Tristezza, corrisponde a un abbassamento dell’umore, spesso ha bisogno di supporto sociale;
  • Disgusto, sensazione di rifiuto verso qualcuno o qualcosa;
  • Rabbia, risposta emotiva a un’offesa, soprattutto se volontaria;
  • Aspettativa, generata grazie alle informazioni e all’esperienza di ciascuno;
  • Gioia, stato di benessere e soddisfazione, con se stessi e intorno;
  • Fiducia, sentimento e convinzione che determinate situazioni o azioni non implichino danni.

Tale modello trova rappresentazione grafica in un’immagine a ruota che prende il nome di fiore di Plutchik, che attraverso un sistema di intersezioni e colori esprime la teoria combinatorie dello psicologo americano.

Il fiore di Plutchik può diventare un utile strumento nelle ricerche narrative. Infatti, alle tracce si può aggiungere un’analisi emozionale: dopo l’attività di scrittura le persone coinvolte nella ricerca possono essere invitate ad esprimere le emozioni prevalenti vissute facendo riferimento al fiore di Plutchik. Questo permetterà di cogliere il clima emotivo di una particolare circostanza ed eventualmente monitorarne i cambiamenti se si lavora diacronicamente Ma sarà anche possibile interpretare in maniera più precisa i segnali di emozione disseminati nelle narrazioni raccolte.

Lo scopo del fiore, infatti, è quello di facilitare l’identificazione delle emozioni attraverso la loro classificazione e rappresentazione, stimolando la comprensione delle relazioni e le interrelazioni fra i diversi stati emotivi. Tramite il suo utilizzo è dunque possibile promuovere l’empatia e stimolare la capacità di gestire le emozioni, facilitando anche le relazioni e l’abilità.

Enrica Leydi

Milanese di nascita, ha conseguito la laurea triennale in Lettere Moderne presso l'Alma Mater Studiorum - Università di Bologna. Sta attualmente completando il corso di laurea magistrale in Italianistica, sempre presso la medesima università emiliana. Collabora con ISTUD da aprile 2021 in qualità di coordinatrice della rivista «Cronache di Sanità e Medicina Narrativa».

Lascia un commento

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.