CASI, AUTOBIOGRAFIE E DIARI

 

Soldo di Cacio
Silvia Mobili
l diario della mamma di Riccardo nato prematuro. Il libro scritto da Silvia Mobili, conduttrice di Radio Capital, racconta la storia del figlio Riccardo, nato prematuro a 27 settimane a 915 grammi. TEMPESTA EDITORE

 

Le scarpe appese al cuore
Ugo Riccarelli
Questo libro è la testimonianza di un tortuoso cammino di dolore e speranza: un incubo che inizia con un’asma da bambino e si conclude, dopo una lunga sofferenza, con un difficile trapianto di cuore e polmoni riuscito e il ritorno a casa. Ma, al di là della partecipata descrizione di una profonda esperienza personale, Le scarpe appese al cuore è soprattutto una riflessione sul senso dello stare al mondo e del lasciarlo, un’opera che sa trarre da un fatto privato verità universali, narrate con uno stile impeccabile, quello della grande letteratura.

 

Càpita
Lagorio Gina
Càpita che si viva tutta una vita senza imbattersi in una malattia che invece a un certo punto prenderà per te la faccia del destino. Càpita di essere felici senza saperlo, di dare generosamente senza pensare di essere generosi e càpita di scoprire che la gratitudine è un sentimento raro poco sentito e poco praticato; càpita di essere delusi da qualcuno che non ti aveva illuso ma solo incidentalmente sfiorato. Càpita di veder rovesciata l’esistenza in un attimo e càpita che per essere ancora un po’ simile a quel che eri prima, ci vogliano mesi e mesi di pazienza e di attesa.

Il dolore, il corpo, la relazione con gli altri, l’istintivo attaccamento alla vita: sono questi i temi dell’ultimo libro di Gina Lagorio, Càpita, una riflessione incalzante sull’esistenza filtrata attraverso l’esperienza della malattia. In queste pagine, le due tonalità maggiori della narrativa di Gina Lagorio – il realismo e l’intimismo – diventano strumento di conoscenza di sé e del mondo. Un’infallibile capacità d’osservazione, un’impietosa analisi della propria carne e della propria anima, il dolore fisico che spinge a una lancinante meditazione, una scrittura sapiente, insieme precisa e straordinariamente evocativa, ricca di echi e risonanze, un’ironia che evita ogni autocommiserazione, fanno di Càpita un libro forte, intenso, il bilancio spietato e poetico di una vita.

 

Paula
Allende Isabel

Paula, nata nel 1963, è una ragazza felice, innamorata di suo marito, vive a Madrid, lavora. Una vita semplice, che non ha niente in comune con quella della madre Isabel. Improvvisamente Paula si ammala di una malattia rarissima, la porfiria: ha imboccato una strada di non-ritorno. Isabel lascia San Francisco, dove vive, per correre da lei. Mentre i medici studiano ogni cura per salvarla, Isabel prova con l’unico mezzo che ha a disposizione: usa la scrittura per distrarre la morte, la magia della parola per evocare e chiamare a raduno, attorno a Paula, tutti i componenti della numerosa e bizzarra famiglia perché, insieme ai ricordi, formino una catena umana che trattenga Paula alla vita. ‘Paula’ è l’autobiografia di Isabel Allende.

 

Lo scafandro e la farfalla
Jean-Dominique Bauby

La trama e le recensioni di Lo scafandro e la farfalla, romanzo di Jean-Dominique Bauby. L’8 dicembre 1995 un ictus getta Jean-Dominique Bauby in coma profondo. Al risveglio tutte le sue funzioni motorie sono definitivamente compromesse. La diagnosi è terribile: locked-in syndrome, che lascia perfettamente lucidi ma prigionieri di un corpo inerte. Chiuso in quel corpo come in uno scafandro, Bauby non può più parlare, né muoversi, mangiare o respirare senza aiuto. Solo un occhio si muove, il sinistro, il suo unico legame con il mondo. Così un giorno inizia a dettare: sbattendo la palpebra secondo un preciso codice comunica a un’assistente una lettera dell’alfabeto alla volta e, parola dopo parola, settimana dopo settimana, scrive questo libro.

 

Il male oscuro
Berto G
Il capolavoro di uno degli autori italiani fondamentali del Novecento è uno scavo che sconvolge per l’intimità delle rivelazioni e per la sapientissima ironia, per il ritmo frenetico e incalzante, che ne fa un omologo italiano del “Lamento di Portnoy” di Philip Roth. Scritto su invito del suo psicanalista, il romanzo permette a Berto di scatenare la nevrosi innescata dalla morte del padre in un racconto da cui è impossibile disincagliarsi, per la furia stilistica e l’energia emotiva che l’autore profonde in un miracolo di prosa, mentre adolescenza, crescita e maturità del protagonista si sviluppano in quadri di indimenticabili, eppure lieve drammaticità, che restano memorabili e veicolano una pietà, verso l’universo umano intero, che fanno de “Il male oscuro” un’acquisizione perenne della storia del nostro romanzo.

 

No globul. Sopravvivere a una malattia rara e a medici comuni
Lubrano David

David Lubrano si guadagna da vivere regalando risate. Livornese tagliente, nel 1992 viene reclutato a Striscia la notizia. Per una crudele beffa del destino, proprio in quell’anno, vissuto nella galassia rutilante e ridanciana di Antonio Ricci, comincia la sua odissea tragica. Malori inspiegabili, esami clinici sballati, medici che si lanciano in ipotesi disparate. E superficiali. Dopo un tour per ospedali, arriva la diagnosi: David è affetto da Emoglobinuria Parossistica Notturna (EPN). Con questo nome non sembra una cosa seria, eppure è una patologia del sangue grave e rara, talmente rara da essere definita “orfana”. In altre parole, una malattia su cui non s’investe un soldo in ricerca perché “ce l’hanno solo in quattro”. “No globul” è il racconto tragicomico di oltre dieci anni di calvario: tragico perché ripercorre le esperienze di un uomo che vede la morte in faccia e descrive ambienti squallidi e dolenti, ma anche comico perché David non perde mai il suo spirito e, con penna affilatissima, mette in luce gli aspetti ridicoli e grotteschi in ogni situazione, come nella guerra fra malati per un albero porta-flebo o nella prassi ospedaliera, spesso indelicatamente disinvolta, del clistere. Con una finissima e talvolta scomoda analisi psicologica di pazienti, medici e parenti, e con una critica corrosiva della sanità italiana.

 

L’uomo che scambiò sua moglie per un cappello
Oliver Sacks
L’autore è un neurologo e analizza in modo anche abbastanza romanzato, discorsivo, casi di persone (suoi pazienti – il libro è stato pubblicato per la prima volta nel 1985) che hanno avuto lesioni o degenerazioni di alcune funzioni del cervello. Non sono problemi banali, ma casi particolarmente rari e curiosi. Il libro s’intitola “L’uomo che scambiò sua moglie per un cappello”, che è anche il titolo del primo racconto. Per fare un esempio questo è il caso di un uomo con problemi al lato sinistro del cervello. La parte sinistra è la sede della percezione della realtà, quindi lui non riesce a rendersi conto degli oggetti, delle persone e di tutte le cose reali che lo circondano. Riesce però benissimo a usare la fantasia, la creatività, a crearsi schemi mentali. Non riesce ad associare i volti con le persone però riesce a riconoscerle attraverso tratti distintivi: naso grosso, voce, particolare modo di fare o camminare. Se gli viene mostrato un oggetto riesce a descrivertelo perfettamente ma non ad associarlo alla sua funzione (un guanto è un contenitore ma non riesce a dire a cosa serve). Nonostante ciò è un insegnante di musica bravissimo che comunque ha continuato ad insegnare fino alla fine. Il titolo è ispirato proprio a questo paziente: non riconoscendola, in un’occasione tenta di prendere la testa della moglie per mettersela come cappello. Emergono risvolti psicologici (questi pazienti spesso non sono consci dei problemi che hanno), neurologici e anche filosofici (l’autore riprende il pensiero di filosofi come Hume e Wittgenstein, citando anche Bunuel).

 

La coscienza di Zeno
Italo Svevo
“Il capolavoro di Svevo è centrato sulla figura di Zeno, ma è in realtà un gioco di specchi: c’è Ettore Schmitz, autore reale, che si specchia nell’autore inventato, Italo Svevo, che a sua volta si specchia in Zeno, autore del diario di vita commissionatogli dal suo psicoanalista, in una rincorsa ludica alle possibili identificazioni. Zeno soffre di quella sindrome un tempo chiamata nevrastenia e per questo si rivolge alla psicoanalisi, ma senza esiti curativi reali se non una consapevolezza che si forma attraverso “un’errabonda ricerca di se stesso che lo porterà ad accettare vizi e virtù, errori e successi, come parti di un destino che lo trascende e coinvolge l’intera umanità. Zeno risulta, così, salvato non dai risultati della sua autoanalisi o dal raggiungimento delle mete prefisse, ma proprio dal suo stesso cammino, dalla sua stessa esperienza di scrittura

 

L’imperatore del male. Una biografia del cancro
Siddhartha Mukherjee
Nella storia si legge a volte con stupore di città cinte d’assedio per decine di anni, fino all’inevitabile capitolazione. La città-cancro è sotto assedio da quattromila anni. L’uomo ha inventato “macchine” e strategie, un tempo rudimentali e ingenue, poi sempre più precise e astute, per espugnare la città. Ma dietro le mura si nascondono abitanti tra loro diversi per aggressività e vulnerabilità, le cellule del cancro, e con caratteristiche spesso simili alle cellule normali. Dunque, questa è una guerra molto difficile.”In un certo senso è un libro di storia militare”, ha scritto il suo autore, formatosi come ricercatore al Dana Farber Cancer Institute e oggi professore di oncologia alla Columbia University. L’opera, tuttavia, è anche una “biografia” del cancro nel senso più letterale del termine, poiché cerca di “penetrare la mente di questa malattia immortale, di comprenderne la personalità e demistificarne il comportamento”. E, infine, un libro divulgativo e ispirato. Divulgativo perché Siddhartha Mukherjee espone con grande linearità le ragioni di ogni svolta e progresso nelle terapie, ispirato perché è la consapevolezza di dovere compiere scelte cruciali per i pazienti a conferire tensione narrativa e coesione logica al racconto. L’opera attraversa e illumina un secolo intero della guerra al cancro, dalle epoche della chirurgia più mutilante e della radioterapia indiscriminata fino alle più recenti scoperte.

 

La mia vita e il cancro
Francesco Colosimo
In questo racconto autobiografico colpisce l’equilibrio nell’esposizione delle enormi sofferenze provocate dalla scoperta del cancro, delle angosciose incertezze sull’efficacia delle cure e degli interventi, delle sfibranti attese dei responsi, così come la forza cosciente nell’affrontare e superare impreviste e difficoltose situazioni. E ancora la serenità nel ricercare e trovare gli indispensabili conforti nelle cose più reali e vicine: gli affetti e la natura. Per quanto riguarda invece la descrizione dei “ricordi” colpisce la sincerità e l’onestà della narrazione. E’ un libro che si legge volentieri e che promuove nel lettore il desiderio di ripercorrere il proprio lungo viaggio, pur nella varietà delle situazioni vissute dovute a differenti momenti storici e convinzioni politiche e religiose.

 

Il mio inno alla vita. La mia avventura con l’artrite reumatoide giovanile
Angela Lorè
L’autrice Angela Lorè – si legge in una nota diffusa dall’autrice del libro – si è cimentata con grande passione e forza d’animo nello scrivere la sua opera autobiografica/scientifica “Il mio inno alla vita. La mia avventura con l’artrite reumatoide giovanile.”, perché ha desiderato raccontarsi fin dal suo esordio all’incontro con la sua patologia e il progredire di essa assieme alle sue lotte quotidiane, ma anche alle sue grandi soddisfazioni ottenute nella sua stupenda vita che ama alla follia. Con questa pubblicazione si viene a realizzare un ulteriore obiettivo e coronamento di un sogno tutto suo. Angela ama scrivere e soprattutto vuole far conoscere attraverso tale sua opera, la sua patologia reumatica che purtroppo è poco conosciuta, che colpisce non solo gli adulti, ma anche e soprattutto i bambini (come ha colpito lei all’età di 6 anni) e che anche con essa e con tantissime altre patologie, non bisogna mai arrendersi, ma crederci e lottare sempre per continuare con grande entusiasmo il proprio meraviglioso “Progetto di Vita!”. La sua opera letteraria rappresenta anche una testimonianza di vita, che vuol donare aiuto e supporto morale alle tante persone affette da patologie reumatiche e non, inoltre dà voce a tutti coloro che hanno vissuto e che attualmente vivono tale realtà patologica.

 

Il mio bambino speciale
Kristine Barnett
Jacob ha un quoziente intellettivo più elevato di quello di Einstein, una straordinaria memoria fotografica e ha imparato l’analisi matematica da solo in due settimane. A nove anni ha cominciato a elaborare un’originale teoria astrofisica che gli studiosi ritengono potrebbe un giorno metterlo in lizza per il premio Nobel e a dodici è diventato ricercatore in fisica quantistica. Jake quando aveva poco più di due anni, i medici gli diagnosticarono l’autismo e dissero a sua madre Kristine che, da adulto, avrebbe potuto non essere nemmeno in grado di allacciarsi le scarpe. “Il mio bambino speciale” è il memoir di una madre e di suo figlio. Mentre gli esperti cercavano di far emergere quelle capacità “standard” che lo avrebbero reso più simile a tutti gli altri, Jake non migliorava, scivolando sempre di più nel suo mondo fino al punto di smettere completamente di parlare. Kristine, in cuor suo, sapeva che qualcosa doveva cambiare e che toccava a lei agire. E così, contro il parere del marito Michael, diede retta al suo istinto, togliendo Jake dalle scuole “speciali” e preparandolo lei stessa a frequentare l’asilo tradizionale, decisa anche ad assecondare le sue inclinazioni e i suoi interessi. Questa filosofia, insieme alla fiducia nel potere delle semplici esperienze dell’infanzia come il gioco, le diedero ragione. E i risultati andarono al di là di quello che lei stessa avrebbe immaginato.

 

Parole in libertà
Laura Previdi
È il diario di Lara, madre di un figlio disabile grave. Lei e il marito, entrambi in pensione, gestiscono il figlio fra mille difficoltà, supportati dal Centro Diurno Disabili dal gruppo di auto-mutuo aiuto, dall’ANFFAS e dal sostegno saltuario del loro secondo figlio, fortunatamente sano .Lara raccoglie i suoi pensieri in prima persona, intercalati da rime giocose e leggere, con uno stile particolare di dialogo tutto interiore, in cui lei è interlocutrice di se stessa e in cui i personaggi ruotano come attori di una sceneggiatura che è la sua vita quotidiana.

 

Più forte della violenza
Marie Deliesse
Storia autobiografica di una donna portatrice di handicap, affetta sin dalla nascita dalla sindrome di Little, una particolare forma di infermità cerebro-motoria che provoca problemi di coordinamento dei movimenti. Seconda di dieci figli, viene sottoposta sin da piccola a maltrattamenti fisici e psichici dalla madre, che non ha accettato la sua nascita e il suo handicap. Diventata una ragazza, fugge di casa e sposa un uomo che si rivela autoritario e violento con lei, dal quale divorzia quando i due figli sono ancora piccoli. Aiutata dai servizi sociali e sostenuta dall’aiuto di due fratelli e degli amici, riesce a ricostruirsi una vita, a crescere i suoi figli, nonostante l’incontro negativo con un altro uomo e nonostante i costanti problemi di salute, che la costringono a numerosi interventi chirurgici.

 

La trama e l’ordito dialoghi su disabilità e dintorni
Annamaria Scioti
Avvicinarsi a persone segnate dalla disabilità e alle loro famiglie è sempre un percorso difficile, ma è anche un’occasione privilegiata per entrare in contatto con i propri limiti, le proprie linee di rottura, le proprie parti “altre”. Molte parole sono state spese, e quando si incrociano storie segnate dal disagio le parole non sono mai univoche. Come negli incontri tra operatori e genitori, che sono spesso carichi di equivoci, incomprensioni, distanze.
Questo libro non propone teorie o tecniche sulla disabilità, non descrive percorsi di cura e non narra neanche storie esemplari di genitorialità. Raccoglie più semplicemente le testimonianze personali di genitori e operatori, racconta percorsi personali, declina i sentimenti e i vissuti in gioco.
Nella convinzione che non vi siano ricette nè esperti e che nell’incontro fra persone, operatori e genitori, nel confronto e nell’ascolto partecipato vi sia una grande opportunità di condivisione e di crescita.

 

La ragazza porcospino
Rohde Katja
In questo libro Katja Rohde racconta il suo tragico destino, le sue pulsioni, i suoi sogni, con grande sincerità. Katja è autistica nella forma più grave: prigioniera di un corpo ribelle, incapace di vestirsi, di parlare, di scrivere e soggetta a terribili crisi aggressive. Per 23 anni è stata considerata una ritardata mentale, fino a quando un’educatrice sperimenta con lei un nuovo metodo che consiste nel sostenere le braccia dei malati in modo che possano indicare le lettere dell’alfabeto su un pannello e così esprimersi. Si scopre così che Katja è superdotata, ha imparato a leggere e scrivere numerose lingue e ha una memoria fotografica prodigiosa. Ben presto, oltre a frequentare il liceo comincia, con l’aiuto della madre, a scrivere la propria autobiografia.

 

Pensare in immagini
Temple Grandin
Con questo racconto-saggio «dall’interno» del suo autismo, Temple Grandin — affermata studiosa di Scienze del comportamento animale e autorevole personalità nel campo dell’autismo — fornisce un documento umano unico. Nelle pagine di questo libro l’autrice apre una finestra sulla sua vita con l’autismo e — integrando la sua esperienza con quella di altri autistici e con i dati della letteratura scientifica — indaga le peculiarità del vissuto interiore, della cognizione e delle emozioni delle persone con questa sindrome. Scoprire, nell’autismo, spiccate abilità di pensiero visivo e associativo permette di gettare una nuova luce su questo disturbo e di individuare possibili strade per migliorare la qualità della vita di chi ne soffre. Una lettura preziosissima e ricca di spunti per genitori, insegnanti, psicologi, educatori, e per tutti coloro che, in un modo o nell’altro, sono a contatto con l’autismo e con le sue «zone d’ombra».

 

Mio figlio non sa leggere
Ugo Pirro
Questo libro di Ugo Pirro è un romanzo diverso. Biografia doppia e incrociata di un padre, di professione scrittore, e un figlio, Umberto, afflitto da un disturbo diffuso e purtroppo ignorato, la dislessia, che gli impedisce di leggere e di scrivere con la facilità comune a tutti i bambini.

 

I quasi adatti
Høeg Peter
E’ un romanzo di formazione. L’analisi retrospettiva, da parte del protagonista, del proprio passato di “quasi adatto”, in un ospedale psichiatrico di Copenaghen. E, nel ricordo, la sofferenza per l’emarginazione subita, per la fatica di dover sottostare a un ordine e a delle regole imposte e incomprensibili, si mescolano alla memoria di un tempo infantile e, paradossalmente, felice.

 

Scriverne fa bene
Giorgia Biasini
Nel suo ultimo libro, “Scriverne fa bene”, Giorgia Biasini racconta la sua esperienza e quella di altre otto donne che hanno condiviso online la loro vita con il tumore. Trasportandoci nel mondo della medicina narrativa al tempo di internet.

 

Dall’altra parte
Bonadonna Gianni; Bartoccioni Sandro; Sartori Francesco

Tre clinici raccontano la loro doppia esperienza di medici e di malati. L’insorgenza improvvisa del male sconvolge la loro vita professionale e il loro status professionale. Ora, la malattia non è più da curare, ma anche da vivere, in prima persona. Dopo aver vissuto da medici le diagnosi più infauste, le terapie più devastanti, ma anche la paura, l’angoscia di morte e lo smarrimento di tutti gli ammalati gravi, essi raccontano il tragico e il grottesco della loro esperienza, anche con sferzate al mondo dei colleghi sani, ignari di cosa significhi essere un ammalato in Italia. E, soprattutto, mettono nero su bianco in un “Decalogo per una Medicina diversa” le loro proposte perché la Sanità possa funzionare meglio.

 

Con cura. Diario di un medico deciso a fare meglio
Gawande Atul

Atul Gawande racconta la sua professione attraverso episodi minimi, come quello della vecchia signora ricoverata perché semplicemente “non si sentiva troppo bene” e che dovrà la vita solo alla coscienziosità del medico che la segue; o di massima gravità e urgenza, come quando si trova di fronte ai corpi dilaniati dalla guerra in Iraq. Ognuna delle tre parti del libro è dedicata alle condizioni fondamentali per il successo in medicina, in una professione nella quale si deve costantemente progredire, ci si deve affinare, perfezionare. Il primo requisito è la scrupolosità, la necessità di prestare sufficiente attenzione ai dettagli per evitare errori e superare gli ostacoli. Una virtù che sembra facile, ma che è in realtà diabolicamente difficile e Gawande lo dimostra con tre storie: una sullo sforzo di garantire che medici e infermieri semplicemente si lavino le mani (una regola che spesso non viene rispettata); una sullo sforzo erculeo di eliminare la poliomelite nel mondo; e una sulla cura dei soldati in Afghanistan e in Iraq. La seconda sfida è quella di fare la cosa giusta. Per spiegarlo racconta le storie di quattro medici e un’infermiera che sono andati contro il codice etico partecipando all’esecuzione di prigionieri; si interroga su come è possibile capire quando bisogna continuare a lottare per un malato e quando bisogna smettere. E poi, quanto devono essere pagati i medici? Quanto si deve ai pazienti in caso di errori? Il terzo requisito per il successo è l’ingegnosità.

 

Medicina narrativa in terapia intensiva. Storie di malattia e di cura
Polvani S.; Sarti A.

La narrazione è comunemente conosciuta come il racconto di una storia. Ma come si coniuga la narrazione con la medicina? La narrazione e la medicina si incontrano nella Narrative Based Medicine (NBM), così denominata per distinguerla ma al contempo per avvicinarla al paradigma dominante della Evidence Based Medicine (EBM). Onorare le storie di malattia e di cura, dare il nome ad ogni persona con la sua storia: Rita Charon – autrice di “Narrative Medicine: Honoring the Stories of Illness” – ha descritto la medicina narrativa come un ponte che unisce i mondi della malattia e della cura. Questo libro nasce dall’esperienza decennale in medicina narrativa della Azienda Sanitaria di Firenze e vuol dare alla parola e all’ascolto l’importanza che dovrebbero avere per tutti, per un futuro narrativo della cura della salute.

 

Un altro giro di giostra
Terzani Tiziano

Viaggiare è sempre stato per Tiziano Terzani un modo di vivere e così, quando gli viene annunciato che la sua vita è ora in pericolo, mettersi in viaggio alla ricerca di una soluzione è la sua risposta istintiva. Solo che questo è un viaggio diverso da tutti gli altri, e anche il più difficile perché ogni passo, ogni scelta – a volte fra ragione e follia, fra scienza e magia – ha a che fare con la sua sopravvivenza. Alla fine il viaggio esterno alla ricerca di una cura si trasforma in un viaggio interiore, il viaggio di ritorno alle radici divine dell’uomo. Un libro sull’America, un libro sull’India, un libro sulla medicina classica e quella alternativa, un libro sulla ricerca della propria identità.

 

Un gancio in mezzo al cielo
Gabrieli Giulia

Questa è la testimonianza di Giulia Gabrieli, quattordici anni, malata di tumore, morta la sera del 19 agosto 2011, che ha saputo trasformare i suoi due anni di malattia in un inno alla vita, in un crescendo spirituale. Giulia era una ragazza normale, bella, solare, amava viaggiare, vestirsi bene e adorava lo shopping. Un’esplosione di raffinata vitalità, che la malattia, misteriosamente, non ha stroncato, ma amplificato. Nelle pagine del diario narra la sua lotta per affrontare la malattia e la sua speranza di guarire ma anche l’abbandono alla volontà di Dio. I medici sono i suoi amici, i suoi “supereroi”; i genitori, gli amici, le amiche e gli insegnanti i suoi angeli custodi, coloro che la sostengono e la incoraggiano.

 

Oscar e la dama in rosa
Schmitt Eric-Emmanuel

Oscar è un bambino di dieci anni. È malato, e i medici non riusciranno a salvarlo. In ospedale, riceve le visite di un’anziana signora, Nonna Rosa, che stringe con lui un formidabile legame d’affetto e lo invita a fare un gioco: fingere che ogni giorno duri dieci anni, e scrivere ogni giorno una lettera a Dio in cui raccontare le avventure e le esperienze di dieci anni, così come le fantasie e le paure, i rapporti con i genitori e i medici, l’amore per Peggy Blue, una bambina ricoverata nello stesso ospedale. Questo piccolo libro è composto da dodici lettere, dodici giorni in cui si concentra la vita di Oscar, giorni scapestrati e poetici, pieni di personaggi buffi e commoventi.

 

La sedia di Lulù
Casciani Marina; Santandrea Alessandra

11 settembre 2001: l’attentato alle Twin Towers cambia il mondo; un anno dopo, stesso giorno: un incidente stradale cambia il mondo di Alessandra. Il libro racconta di una rinascita dopo la tragedia, di un cammino nuovo, dove la sofferenza è alleviata e accompagnata dal bene di tanti, dai familiari agli operatori delle strutture sanitarie. Emergono risorse interiori ed esteriori impensate, fino a Lulù, un cane da supporto, fedele e inseparabile. Trascinata da Lulù, Alessandra intreccia relazioni, supera ostacoli e barriere, paure e solitudine, silenzi e pregiudizi, tanto da divenire la prima ragazza diversamente abile a svolgere gare di obedience a livello agonistico in Italia. I ricavi della vendita del volume sono finalizzati a rendere accessibile a disabili la struttura di ChiaraMilla, dove lavorerà come operatrice Alessandra Santandrea, e alla preparazione di cani da supporto a disabili.

 

Sirena mezzo pesante in movimento
Garlaschelli Barbara

Sedici anni; il mare, un tuffo: lesione alla quinta vertebra cervicale. Dopo vent’anni, una scrittrice racconta i dieci mesi che le hanno cambiato la vita. Dieci mesi trascorsi in ospedale, tra paura e speranza, coraggio e sofferenza. Un libro sull’handicap e il dolore, ma anche sull’amore, l’amicizia e la solidarietà.

 

L’officina delle parole (io scrivo, tu scrivi, noi ci incontriamo)
Franca Righi

Il libro raccoglie una scelta di brani frutto dell’attività del laboratorio di scrittura creativa “La casa del sole”. Il laboratorio fra il 2003 e il 2008 ha coinvolto una quindicina di utenti in carico al servizio di Salute Mentale di Reggio Emilia. Si tratta di una attività terapeutica- riabilitativa di gruppo, in cui la conduttrice propone al gruppo delle sollecitazioni attraverso la lettura di brani, la proposta di immagini e di pezzi musicali che incoraggino i partecipanti al racconto di sé e all’esplorazione di esperienze di vita, di emozioni e pensieri.

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