
Maria Giulia Marini: Professore, ho portato con me una copia del mio libro, “Non violent communication and narrative medicine for a sustainable health”, pubblicato nel 2024 da Springer, dove racconto non solo della violenza palese, anche di quella che chiamo slow violence, la violenza invisibile, diluita nel tempo, spesso non percepita come tale, con le parole.
Silvio Garattini: Ma anche con i fatti: prendiamo ad esempio quello che succede con gli anziani. È una vera forma di violenza dare a una persona di 80 o 90 anni dai 12 ai 14 farmaci al giorno. Non è così che si arriva alla longevità.
MGM: Proprio sugli anziani ho scritto un capitolo nel libro, dedicandolo sull’ ageismo, la discriminazione verso la vecchiaia. Lei è ambassador della longevità, nelle sue interviste e nel suo libro “Vivere bene. L’attività fisica: cosa, come, quanto, quando… e perché” pubblicato da San Paolo Edizioni nel settembre 2024 indica come arrivare ad una “sana vita lunga”: quali sono i fondamenti?
Silvio Garattini: Tre elementi: avere un interesse forte, qualcosa che motivi, uno scopo, mangiare poco, e soprattutto non bere: il mercato dell’alcol è potente, ma resta un grande nemico della salute. Oramai la correlazione tra alcol e tumore è evidente, non è questione di quanto alcol, tutto l’alcol è cancerogeno; scomodo parlarne perché gli interessi economici sono notevoli, soprattutto in Italia, una terra che fa del vino una delle fonti più grandi di introiti. La stessa OMS si è espressa nel documento rivolto ai giornalisti “Reporting about Alcohol”, dove viene sfatato che un bicchiere di vino rosso al giorno fa bene. È comunque un fattore di rischio e coma tale va eliminato: ma come per il fumo ci sono voluti trent’anni anche qui dovremo aspettare molto. Il terzo elemento è fare esercizio fisico: io cammino 5 km ogni giorno, è una camminata che mi permette di pensare, di meditare.
MGM: Penso al primo elemento, lo scopo e mi viene in mente l’eudaimonia, la ragione per alzarsi tutte le mattine e penso alla sua camminata e ricordo i filosofi della scuola peripatetica, proprio quelli che per primi hanno parlato di eudaimonia, la felicità che si raggiunge anche dopo una fatica, un sacrificio per svolgere la propria missione. A proposito di missioni, di scopi, nel mio libro ho scritto anche della violenza di questo mondo sui giovani: vedo le loro narrazioni bloccate, ferme, proprio come se venisse a mancare uno scopo. Pochi hanno uno sguardo di speranza, di futuro.
Silvio Garattini: Bisogna rifondare la scuola. È da lì che dobbiamo ripartire: non può più essere un reliquiario del passato, che si ferma a insegnare storia fino al fascismo e nulla sulla geopolitica internazionale. Serve una scuola contemporanea, che sì mantenga radici solide, ma che insegni scienza sperimentale, la matematica, la statistica e che le colleghi all’arte, la filosofia, la letteratura. Ricucire le parti. E poi non educare solo sui dettagli, le piccole nozioni, ma il quadro complessivo. E per i giovani dobbiamo riunire le generazioni: stiamo portando avanti progetti dove motiviamo i nonni a trascorrere più tempo con i nipoti: la longevità si guadagna anche così, volendo vivere per l’altro, e proprio per questo ci si cura di più del proprio stile di vita.
MGM: Ancora sui giovani: dobbiamo anche rieducare al linguaggio: i giovani oggi conoscono circa 800 parole, pochissime contro le 1500 parole delle generazioni precedenti: meno parole sappiamo e più la nostra mappa mentale si restringe. Le parole sono pensiero, riflessivo, creativo, immaginifico. Se il linguaggio si impoverisce, si impoverisce anche la capacità di analizzare il presente e immaginare un futuro, anche se può fare paura. Linguaggio, scienza, arte e il diritto dovrebbero essere dei beni rifugio proprio per calmare le paure e potersi forgiare quello scopo che desideriamo raggiungere. Quei bisogni da realizzare da distinguere, con attenzione, dalle pretese assurde, secondo quanto ci ha spiegato Marshall Rosenberg, l’ideatore della comunicazione non violenta. Ma non vi è solo violenza di parole, ma anche di sistema, una per tutte in sanità, il grande Leviatano con la sua pubblica amministrazione
Silvio Garattini: C’è una violenza sistemica notevole: come può un medico di medicina generale con 1500 pazienti seguire con accuratezza ognuno di loro? Vi è una frattura abissale col territorio, a volte insanabile, dove i medici di medicina generale vanno per la loro strada e i medici ospedalieri ignorano l’esistenza del territorio. Bisogna lavorare per costruire davvero le case di comunità, centri di ascolto e prossimità: c’è qualcosa nelle solite Regioni, Toscana Emilia, ma sono troppo rari questi esempi di virtuosismo sanitario. Eppure, noi cittadini possiamo fare molto per ammalarci di meno e non invadere i medici di medicina generale e gli ospedali: circa il 50% delle malattie croniche come il diabete di tipo II, l’ipertensione, l’insufficienza cardiaca, renale e respiratoria, e anche più del 50% dei tumori se seguissimo se facessimo a meno dell’alcol, mangiassimo di meno e ci muovessimo di più. Con molti meno sprechi per il nostro pianeta.
E poi il mercato farmaceutico non aiuta, né pubblicizza la validità delle diete, perché sarebbero meno i farmaci venduti, ogni anno ne arriva uno nuovo per la stessa indicazione. Magari ce ne sono già 22 in quell’area terapeutica, a volte anche di più. Ma non possiamo essere sicuri che siano rispettati i tre criteri per un farmaco nuovo, come qualità, efficacia e sicurezza.
MGM Come mai, i dati degli studi clinici non sono indicativi?
Silvio Garattini: Spesso i confronti sono solo col placebo. E sappiamo anche che in molte situazioni usare il placebo è anti-etico: è una violazione della Dichiarazione di Helsinki.
MGM Anche questa ingiustizia è violenza. Questo tocca i pilastri dell’Agenda ONU, sugli obiettivi di sviluppo sostenibile per il 2030, in particolare il Pillar 16: “pace, giustizia e istituzioni forti”. Non c’è giustizia se esistono delle terapie che possono lenire e curare che sono negate perché si finisce sul “placebo”. Mi vengono in mente anche le tante terapie negate alle donne, perché non credute: “signora è stressata, vada a farsi vedere da uno psi…” e a volte dopo sei mesi compare la diagnosi di un tumore. Questa è la conoscenza che ricaviamo dalle nostre migliaia di narrazioni raccolte. Una fonte continua di narrazioni dove si cita il non ascolto e purtroppo anche da medici donne, questo è il lato ironico della cosa.
Silvio Garattini: È un altro problema gravissimo. Nelle sperimentazioni cliniche partecipano quasi sempre uomini. Gli studenti futuri medici preparano i loro esami su testi scritti per una popolazione sana e malata al maschile. E poi diamo la stessa dose a uomini e donne, senza considerare che il tessuto adiposo nelle donne influenza il metabolismo dei farmaci, e quindi le dosi devono essere più basse perché il farmaco può essere ancora presente. Ho appena pubblicato un libro con San Paolo su questo tema: Una medicina che penalizza le donne. Le prove di una scomoda verità e alcune proposte di soluzione, i protocolli farmacologici sono ancora al maschile.
MGM: Il Pillar 5 dell’Agenda ONU parla di parità di genere, e quindi constatiamo quanto siamo lontani nei fatti e nei comportamenti: ritorno sula violenza del non ascolto, dell’essere ignorata nel proprio dolore, anzi vi sono degli studi in cui si vede che nelle scale di rilevazione del dolore fisico le donne non provano dolore, ma poi dalle narrazioni emerge che molte di loro pensano che sia corretto e giusto convivere con il dolore, e indossare sempre una maschera d felicità per essere incluse socialmente. Paradossalmente l’Intelligenza Artificiale ascolta di più: in uno studio di Ayers pubblicato su Jama nel 2023, Chat- GPT era statisticamente più empatica di 9 volte rispetto ai forum con i medici in carne e ossa.
Silvio Garattini: Non mi stupisco, questi sistemi sanno stemperare perfettamente le emozioni. Per le immagini è un’ottima alleata, anche per la formazione dei giovani su una nuova procedura: la realtà virtuale è bellissima, è come essere dentro il corpo umano. Ma sono preoccupato per le riviste scientifiche: oggi molti studi clinici sono scritti dall’AI e non si può più riconoscere se è pensiero umano o pensiero dell’algoritmo artificiale. Serve trasparenza: dobbiamo invece sapere come pensano gli algoritmi, come sono stati progettati e soprattutto dove sono, chi è in possesso dei dati, delle informazioni, di questa conoscenza.
Da ultimo: Il futuro
MGM: Professore, nella mia prassi con la medicina narrativa chiedo alle persone di scrivere il proprio racconto di malattia secondo un pensiero che va al corpo, alle emozioni, pensieri, desideri, valori e relazioni, ma non mi fermo mai al presente, o al solo passato come i modelli imperanti sulle patografie, le autobiografie di malattia (dette anche illness memoir). Il ricordo è importante ma lo sguardo deve andare a “per il futuro”. Anche se ci sono malattie, venti di guerra, crisi ambientali ed economiche. Alcuni si fermano al presente, altri sanno intravedere un futuro anche attraverso la legacy alle future generazioni.
Silvio Garattini: Non perdiamo mai la capacità di sperare,io avevo 17 anni alla fine della Seconda guerra mondiale a Milano, nel ’45: esiste comunque le possibilità di uscire dai momenti di buio. Dare un significato, pensare in grande, progettare, provare, allargare lo sguardo.
Mi accompagna gentilmente fino all’uscita. Fuori dal Mario Negri, vedo la palla regalata dallo scultore scomparso da poco Gio’ Pomodoro che per me è il globo terraqueo. Il professore poi mi indica una cascina lombarda rifatta: “ecco quello è un campus per tutti i PHD e gli studenti che vengono da altri paesi”, e mi mostra la sede del Politecnico: “abbiamo collaborazioni anche con loro”.
Una cittadella della scienza internazionale, realizzata a Milano: circondata dalla sua continua imprenditorialità, consapevolezza e lucidità, non solo mi sento stimolata intellettualmente ma energizzata. La volontà del professore è la cosa che più mi rimane dentro. Quella voluntas latina, che deriva da vis, forza, assolutamente priva di violenza.