PERCHÈ FAIRER È MEGLIO DI BETTER – INTERVISTA AL PROF. MICHAEL MARMOT

Micheal Marmot
Professor Sir Michael G. Marmot MBBS, MPH, PhD, FRCP, FFPHM, FMedSci, FBA; direttore dell’Institute of Health Equity (UCL Department of Epidemiology & Public Health).

BUILT BACK FAIRER: THE COVID-19 MARMOT REVIEW: PERCHÉ FAIRER È MEGLIO CHE BETTER?

Il titolo è ovviamente l’eco di “built back better”. Volevo che il mio lavoro si concentrasse sulle disuguaglianze nella salute. Meglio potrebbe significare qualsiasi cosa, mentre io volevo mettere l’equità della salute e del benessere al centro di tutte le politiche di governo. Quindi, ho voluto fare in modo che riguardasse specificamente l’equità della salute e del benessere. Fairer è più specifico.

PARLANDO ORA DEL 2020, PUÒ SPIEGARCI COSA È SUCCESSO NELL’ULTIMO ANNO? NELLA NOSTRA REGIONE, LA LOMBARDIA, È STATO TRAGICO PERCHÉ ABBIAMO AVUTO IL PIÙ ALTO TASSO DI MORTALITÀ IN TUTTA EUROPA. PENSA CHE CI SIANO STATE DISUGUAGLIANZE NELL’ACCESSO ALLE CURE E QUALI SONO STATE LE CONSEGUENZE?

Mi concentro non solo sulle disuguaglianze nell’accesso alle cure, ma sulle disuguaglianze nella salute. Permettetemi di iniziare con il Regno Unito, sul quale ho pubblicato molti rapporti. Nel febbraio 2020, abbiamo pubblicato la Marmot Review 10 Years On (nel 2010 abbiamo pubblicato Fair Society Healthy Lives – The Marmot Review)), guarda indietro all’ultimo decennio. Abbiamo notato, innanzitutto, che il miglioramento generale dell’aspettativa di vita è rallentato drasticamente, il che significa che la salute ha smesso di migliorare. In secondo luogo, le disuguaglianze nella salute sono diventate più marcate: se si classificano le persone in base a dove vivono e si classifica dove vivono in base al livello di deprivazione, più è deprivata l’area, più è corta l’aspettativa di vita. Questo gradiente sociale è diventato più ripido negli ultimi 10 anni. In terzo luogo, l’aspettativa di vita per i poveri fuori Londra è scesa. Abbiamo notato un rallentamento nel miglioramento della salute, un aumento delle disuguaglianze e che la gente povera che si ammala di più. Il rapporto del 2010 ha evidenziato sei ambiti di raccomandazione: prima infanzia, istruzione e apprendimento permanente, occupazione e condizioni di lavoro, avere abbastanza soldi per vivere, comunità sane e sostenibili in cui vivere e lavorare, approccio sociale determinante. Tutte queste cose sono peggiorate nel corso del decennio a causa dell’austerità, il declino della spesa pubblica che è stato fatto in modo regressivo, ingrandendo le disuguaglianze.
Ed è lì che la pandemia ha colpito. Avrei potuto citare Albert Camus, La Peste: la pestilenza è allo stesso tempo ruggine e rivelazione, nel senso che porta in superficie la realtà della società corrotta. Questo linguaggio è un po’ forte per me, direi che la pandemia ha esposto le disuguaglianze di fondo della società e le ha amplificate.
E lo ha dimostrato. Citando di nuovo i dati del Regno Unito, abbiamo visto che la mortalità da COVID-19 è esattamente parallela al gradiente sociale: più è deprivata la zona, più è alta la mortalità. A causa della pandemia, abbiamo visto in misura nuova la differenza razziale-etnica: in Gran Bretagna, le persone classificate come africane, nero-caraibiche, bangladesi, pakistane e, in misura minore, indiane, avevano un’alta mortalità da COVID-19. Tutte le disuguaglianze, socio-economiche e socio-etniche, sono state esasperate dalla pandemia. La risposta sociale alla pandemia ha gonfiato ulteriormente le disuguaglianze. Le persone con occupazioni da colletti bianchi, che possono lavorare da casa, hanno potuto continuare a lavorare, non essendo esposte al virus e mantenendo il loro reddito. Mentre, come Build Back Fairer: The COVID-19 Marmot Review ha mostrato, più basso è il reddito, più è probabile che le persone lavorino in un’occupazione che è stata chiusa o esposte al virus essendo in una posizione di prima linea.
C’è poi da dire che i paesi che hanno fatto peggio nella pandemia – USA, Regno Unito, Perù, Brasile – in generale hanno un problema di governance e di coesione sociale. Non sono così sicuro dell’Italia… ma la mia impressione è che quello che succede a livello regionale, provinciale, sia molto più importante di quello che succede a livello nazionale.

NEL VOSTRO RAPPORTO VI SIETE OCCUPATI DELLE “DISUGUAGLIANZE NEI PRIMI ANNI DI VITA E NELL’EDUCAZIONE”. QUAL È LA CORRELAZIONE TRA ISTRUZIONE E SALUTE? COME LA PRIMA INFLUENZA L’ALTRA?

Penso all’istruzione in due modi. Il primo è che l’istruzione ti dà un lavoro migliore, un reddito migliore, un posto più bello dove vivere… Tutti fattori che fanno bene alla salute. Se hai un’educazione universitaria, hai un reddito più alto, hai un lavoro migliore e più soddisfacente. Il secondo modo in cui penso all’istruzione è che fornisce capacità di vita e di gestione, che sono davvero molto importanti. Le persone con una migliore educazione sono più capaci di interpretare, per esempio, le informazioni sanitarie, di negoziare la loro strada attraverso il sistema della vita moderna. Entrambi questi aspetti sono importanti. Per esempio, penso che l’educazione sia la radice dell’alfabetizzazione sanitaria. La salute è legata all’educazione perché riguarda il tuo posto nella società e il modo in cui gestisci una società complessa.

QUINDI, FAR FRONTE ALLA PANDEMIA È ANCHE UNA CONSEGUENZA DELL’EDUCAZIONE. CAMBIANDO ARGOMENTO, IN ITALIA ABBIAMO AVUTO CONSEGUENZE TERRIBILI SULLE DONNE, MOLTE DELLE QUALI HANNO PERSO O LASCIATO IL LORO LAVORO PER PRENDERSI CURA DEI BAMBINI PER VIA DELLA DIDATTICA A DISTANZA. A TAL PUNTO CHE L’ANNO SCORSO IL RAPPORTO SULL’OCCUPAZIONE FEMMINILE È STATO TERRIBILE, SI È TORNATI ALL’INIZIO DEGLI ANNI 2000. VUOLE FARE UN COMMENTO SU QUESTO?

Sì, abbiamo documentato nel nostro rapporto britannico – ma è probabile che sia un fenomeno più generale – due questioni particolari preoccupanti. Primo, l’aumento delle malattie mentali e della depressione nelle giovani donne (l’abbiamo visto anche nei giovani uomini, ma era più marcato nelle giovani donne). Secondo, il rapporto della violenza domestica.
Le donne hanno portato un fardello maggiore, e con la didattica a distanza è probabile che se ne siano sobbarcate un ulteriore. La maggior parte delle persone non sono educatori formati, quindi aiutare i bambini con l’homeschooling è molto difficile. La ragione per cui ci piace che gli insegnanti abbiano alte qualifiche è perché pensiamo che siano esperti in quello che fanno. Ma la maggior parte delle persone non sono insegnanti esperti. Questo carico ricade sulle donne in modo sproporzionato. Possiamo vedere l’impatto sulla salute delle donne e l’essere vittime di violenza domestica durante la pandemia.
Buit Back Fairer significa affrontare tutti questi problemi. In generale, i bambini delle famiglie povere vanno peggio a scuola rispetto ai bambini delle famiglie più ricche, ma questo è peggiorato con la pandemia. I bambini provenienti da famiglie economicamente benestanti erano più propensi a partecipare alle lezioni online perché avevano computer, banda larga, scuole ben organizzate… D’altra parte, i bambini provenienti da ambienti più disagiati non avevano tutte queste strutture, e questo ricadeva sui genitori che erano essi stessi meno istruiti e meno in grado di aiutarli.
Built Back Fairer significa anche affrontare il divario educativo e impiegare risorse straordinarie, aiutando i bambini poveri a recuperare, ma anche aiutando le donne a rientrare in attività significative fuori casa. Queste sono le grandi sfide. E questo è il motivo per cui dico fairer.
Questa mattina nel Regno Unito è stato annunciato che il governo sta investendo 1,5 miliardi di sterline per il recupero dell’istruzione. La stima era di 10 miliardi, ma almeno stanno riconoscendo il problema e cercando di colmare il divario.

PARLANDO ORA DELLA VACCINAZIONE, ABBIAMO AVUTO UN BUON INIZIO IN TERMINI DI CRITERI DI PRIORITÀ, MA POI LA SCALA DI FRAGILITÀ EPIDEMIOLOGICA È STATA VIOLATA. ALLA FINE NEL MARZO DI QUEST’ANNO IL MODO DI PROCEDERE È STATO AGGIUSTATO E STIAMO RECUPERANDO. COSA PENSA DELL’ACCESSO MONDIALE ALLA VACCINAZIONE?

Sono stato critico su come il governo britannico ha gestito la pandemia, con l’eccezione del vaccino, che è stato un successo su tutta la linea. Il governo ha preso un rischio e ha garantito all’industria farmaceutica di comprare i loro vaccini prima che qualcuno sapesse se ci sarebbe stato un vaccino. Non hanno lasciato tutto al mercato, hanno investito in anticipo. Sono pieno di ammirazione per questa decisione. Questa decisione è stata presa molto presto, anche prima che i primi dati clinici fossero pubblicati. L’università di Oxford ha collaborato con AstraZeneca che non avrebbe tratto profitto dalla pandemia. Poi la campagna di vaccinazione è stata organizzata per gruppi di priorità su base epidemiologica.
Su scala globale, è di ieri la notizia dell’appello alla mobilitazione internazionale per una campagna mondiale di vaccinazione e di sostegno del valore di 50 miliardi di dollari, da una recente proposta del FMI, insieme all’OMS e al gruppo della Banca Mondiale, al WTO e ad altri.


Il professor Michael Marot non si concentra semplicemente sull’accesso alle cure o sulle disuguaglianze di cura. È un pensatore a lungo termine, che analizza le conseguenze dei fattori sociali, come lo sviluppo infantile precoce, e l’istruzione: più una popolazione è istruita, più è sana. Una volta si faceva si parlava tanto di welfare, quel concetto che include l’educazione, il libero accesso alla cultura, la parità di salario tra donne e uomini; ora l’attenzione è globalmente portata (dopo i danni delle spending review) alla salute pubblica. Il Prof. Marmot ci ricorda che il primo investimento necessario è quello per rafforzare l’educazione pubblica dei bambini, più che per le sole unità di letti di terapia intensiva.
È un pensatore sistemico, che cerca di contenere quel divario (parola che ripete più frequentemente) tra esseri umani di successo e non di successo, non semplicemente per meriti, ma per mancanza di pari opportunità.

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