Un medico e un filologo scrivono un libro su Dante: “Botta e risposta. Un dialogo interdisciplinare sulla Commedia”

«Dante nella Commedia è precursore della medicina narrativa» (p. 39)

Ad avanzare la proposta è un medico e professore presso l’Alma Mater Università di Bologna, Massimo Campieri, nell’appena uscito Botta e risposta. Un dialogo interdisciplinare sulla Commedia (Giorgio Pozzi Editore), sesto titolo della Collana del “Bollettino dantesco”. L’altro protagonista del dialogo è Emilio Pasquini, filologo e a sua volta cattedratico di letteratura italiana presso la stessa università. Purtroppo, entrambe le voci di questa conversazione si sono spente anzi tempo e a curare l’edizione del libro è stato Angelo Maria Mangini, professore di letteratura italiana a Bologna.

Botta e risposta è un libro in cui due appassionati professionisti, insegnanti e studiosi di ambiti apparentemente lontani si sollecitano reciprocamente a riflettere sul testo della Commedia, per giungere a leggere il viaggio di Dante verso la salute/salvezza come la prefigurazione di una concezione empatica e intersoggettiva dell’arte medica.

Proprio sulla costellazione lessicale di salute, salvezza e sanitade si è soffermato il professor Mangini nella presentazione del libro, tenutasi presso la Biblioteca dell’Archiginnasio e disponibile in video qui. Per Dante la salute è quella dell’anima e il fine ultimo del suo viaggio ultraterreno, ma questa non è scissa dalla sanitade, ovvero dalla salute del corpo. Nella concezione cristiana e quindi in quella dantesca corpo e anima sono strettamente interrelati nella prospettiva dell’unità psico-fisica della beatitudine.

Oltre a questa idea di salute che combina il corpo e lo spirito, per la salvezza, in Dante è fondamentale la dimensione sociale, ossia relazionale e intra-soggettiva, che quindi anticipa l’ultimo elemento della triade che oggi definisce la salute secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità: modello di salute bio-psico-sociale.

Botta e risposta è esso stesso dantesco perché in ogni pagina celebra il dialogo, l’ascolto e il valore degli incontri. Infatti, il libro ha una forma epistolare, composta da una provocazione o invito del dantista cui risponde il medico. Il risultato è una lettura della Commedia attraverso l’apporto e gli stimoli della medicina, ma anche una riflessione su quest’ultima attraverso l’afflato umano e umanistico del poema. Campieri, sotto la guida dell’amico Pasquini, porta avanti una critica profonda alla medicina intesa solo come tecnica, che certamente porta ad arricchimento scientifico, a discapito però di un imperdonabile impoverimento della relazione umana che la fonda e la anima.

Scrive infatti Campieri:

«Io sono più che disponibile a leggere con te quelle parti della Commedia che richiedono spiegazioni medico scientifiche, cercando di interpretarle con la visione della medicina moderna, che purtroppo è diventata, nell’immaginario collettivo, solo scienza e tecnologia. Il fine ultimo è curare al meglio il paziente con i potenti mezzi he oggi possediamo, ma si tratta pur sempre di curare un uomo, con i suoi timori, gioie, sconfitte, non solo to cure, ma anche to care; curare con i mezzi ma anche prendersi cura; ecco perché in questo nostro lavoro intravvedo la possibilità di integrare la visione strettamente scientifica con l’aspetto umanistico, un’attenzione per l’uomo in toto, parametro assai debole nella medicina moderna!» (p. 23)

Pasquini ha dedicato una vita intera allo studio di Dante, ma anche il medico Campieri non era la prima volta che ricorreva alla Commedia per riflettere sulla sua disciplina. Infatti, già nel 2015 in occasione della Giornata Mondiale delle Malattie Infiammatorie Croniche dell’Intestino, Campieri aveva tenuto una lezione magistrale a Firenze dall’inequivocabile titolo Mi ritrovai per una selva oscura ché la diritta via era smarrita… [qui disponibile su YouTube]. La conferenza proponeva la lettura del primo canto del poema come percorso di guarigione di Dante da una malattia con l’aiuto del medico Virgilio.

Aveva poi conosciuto Pasquini a Bologna l’anno successivo durante la Giornate dell’Osservanza dove si era sempre parlato di Dante. Stando al prologo del libro in quell’occasione «Massimo confessò di aver letto qualche libro del collega dantista […] [e] da quel momento si avviò un rapporto di amicizia fra i due colleghi, nel segno della straordinaria energia profetica e della modernità popolare di Dante» (p. 13). 

Insomma, questo dialogo a due voci su Dante, intarsiato tra le righe da alcuni splendidi disegni di Wolfango, ripercorre quasi interamente le prime due cantiche mostrando ancora oggi come il poema possa parlare e soprattutto farci parlare e pensare. 

La storia di questo libro è, anche e soprattutto, la storia di un fortunato incontro e di una straordinaria conversazione fra due Maestri dell’Alma Mater bolognese, fra due discipline (la filologia e la medicina) e due diverse personalità, entrambe di grande levatura morale e culturale. Una storia che purtroppo si è conclusa prematuramente, prima che i suoi protagonisti potessero portarla a termine, ma che meritava di essere comunque affidata ai lettori perché, oltre alla testimonianza della straordinaria umanità dei due interlocutori, ci offre una lettura della Commedia, come percorso di terapia e di guarigione, tanto singolare quanto ricca di riflessioni sorprendenti. Nel far sapientemente reagire il testo dantesco con scoperte e concezioni scientifiche in apparenza lontanissime – dai neuroni specchio al placebo, dalla psicanalisi alla rigenerazione cellulare -, il libro fa del progetto di conquista della salute, delineato nel poema, la prefigurazione di una concezione empatica e intersoggettiva dell’arte medica, e ci ricorda che, come nella relazione di cura e nella vita, anche nella Commedia «nessuno si salva da solo».

Enrica Leydi

Milanese di nascita, ha conseguito la laurea triennale in Lettere Moderne presso l'Alma Mater Studiorum - Università di Bologna. Sta attualmente completando il corso di laurea magistrale in Italianistica, sempre presso la medesima università emiliana. Collabora con ISTUD da aprile 2021 in qualità di coordinatrice della rivista «Cronache di Sanità e Medicina Narrativa».

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