L’impiego dei big data in sanità: alcune sfide e prospettive

In questo numero di Cronache di Sanità e Medicina Narrativa, l’intervista a Xosé Fernández ci permette di approcciare un tema sempre più importante per la sanità, ossia l’impiego dei big data. Difficile poter sintetizzare un argomento così complesso: possiamo però introdurlo brevemente, e porre le basi per approfondimenti futuri.

Atul Butte, Director dell’Institute of Computational Health Sciences della UCSF, sostiene che i big data possono essere il percorso più veloce, meno costoso e più efficace per migliorare la salute delle persone. Big data è un termine che descrive un grande volume di dati, sia strutturati che non strutturati: ma non è tanto la quantità a essere importante, quanto ciò che si può fare con questi dati.

Le intuizioni che otteniamo dai big data possono aiutarci a comprendere meglio i dati, al fine – ad esempio – di migliorare i risultati degli studi clinici e il lavoro degli operatori sanitari. Difatti, molte sono le voci favorevoli a un cambiamento in questo senso del settore sanitario, che quindi dovrebbe adottare delle misure per modernizzarsi e migliorare il suo funzionamento, a beneficio di pazienti, operatori sanitari, e addirittura interi paesi: questo, anche a fronte del progressivo invecchiamento della popolazione, dell’aumento delle malattie croniche e dei progressi nella tecnologia medica.

Ora che viviamo più a lungo, i modelli di trattamento sono cambiati, e molti di questi cambiamenti sono determinati dai dati: i medici vogliono sapere il più possibile riguardo ai pazienti, e il più presto possibile, vogliono raccogliere i segnali di comparsa di malattie gravi man mano che insorgono: il trattamento precoce di qualsiasi malattia è più semplice e meno costoso. Oggi diventa più facile non solo raccogliere i dati, ma anche convertirli in approfondimenti critici, che possono quindi essere utilizzati per fornire una migliore assistenza: lo scopo dell’analisi dei dati sanitari è poter valutare metodi e trattamenti in modo più rapido, tenere traccia di quanto succede ai pazienti, facendoli sentire più coinvolti nella gestione della propria salute.

Le tecnologie legate ai big data hanno già avuto un certo impatto in settori legati alla cura: ad esempio, nelle diagnosi e quantificazione dei dati sullo stile di vita nel settore del fitness. Le nuove tecnologie (che siano appositamente progettate per l’assistenza sanitaria o no) consentono ai pazienti di accedere facilmente a specifici parametri sanitari (le loro funzioni vitali, l’assunzione di farmaci o la risposta al trattamento) e di rimanere meglio con medici, professionisti della salute in generale e ricercatori. Sebbene gran parte di questi dati rimangano isolati e frammentati, è stato riconosciuto che la combinazione di questi set di dati potrebbe essere utilizzata per migliorare la diagnosi e la qualità delle cure.

Segnaliamo alcune letture, compresi report del Parlamento Europeo e dell’EMA, che possono costituire una prima bibliografia di approfondimento in merito alle sfide e alle prospettive dell’utilizzo dei big data in sanità:

Why Big Data is a Big Deal for Health: an interview with Atul Butte, Stanford University

HMA-EMA Joint Big Data Taskforce: Summary Report

Big Data for Better Outcomes: Supporting Health Care System Transformation in Europe

Big data in Healthcare: what role for the EU?

Big data technologies in Healthcare – New white paper released by BDVA

AI and Big Data in oncology: How ready are we?

Alessandra Fiorencis

Laurea magistrale in Scienze Antropologiche ed Etnologiche presso l’Università degli Studi di Milano-Bicocca. Specializzata nel campo dell’antropologia medica, ha condotto attività di formazione a docenti, ingegneri e medici operanti in contesti sia extra-europei che cosiddetti “multiculturali”. Ha partecipato a diversi seminari e conferenze, a livello nazionale e internazionale. Ha lavorato nel campo delle migrazioni e della child protection, focalizzandosi in particolare sulla documentazione delle torture e l’accesso alla protezione internazionale, svolgendo altresì attività di advocacy in ambito sanitario e di ricerca sull’accesso alle cure delle persone migranti irregolari affette da tubercolosi. Presso l’Area Sanità di Fondazione ISTUD si occupa di ricerca, scientific editing e medical writing.

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