Un Atomo, una Particella, un Bacio – di Ubaldo Sagripanti

La psichiatria viene definita come: “il settore della medicina che ha per oggetto lo studio clinico e la terapia dei disturbi mentali e dei comportamenti patologici, distinti per origine, qualità, entità e durata delle manifestazioni” (Enciclopedia Treccani). Tra le discipline mediche è storicamente una delle più giovani che studiando la mente intesa come “the part of a person that makes it possible for him or her to think, feel emotions, and understand things” (Cambridge dictionary), si è trovata a studiare un’entità dai confini incerti con approcci e metodologie diversi su cui infine ha prevalso il modello descrittivo di aggregazione statistica dei sintomi dell’American Psychiatric Association (APA) con cui il Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders (DSM) classifica i disturbi mentali. Tuttavia, nel 2013, arrivati alla 5° edizione del manuale, il modello neopositivista adottato urtava con la natura di una realtà ben diversa che induceva gli autori ad ammettere: “La storica aspirazione di raggiungere l’omogeneità diagnostica mediante la sottotipizzazione progressiva di categorie all’interno dei disturbi non è più sensata; come la maggior parte dei mali umani comuni, i disturbi mentali sono eterogenei a molti livelli, che vanno dai fattori di rischio genetici ai sintomi” (APA 2013).

La sottotipizzazione è in sostanza un processo analogo a quello dell’atomismo di Democrito, e muovendo da lui, siamo giunti a scoprire gli atomi sono composti di particelle, ma giunti a questa natura delle cose, la bipartizione atomo-vuoto si trasforma nella natura complessa del principio d’indeterminazione di Heinsenberg, in cui, la mente dell’osservatore diviene parte integrante del campo sperimentale, e di conseguenza, partecipante.
Posizione della particella, quantità di moto e mente partecipante, con le loro (almeno) tre variabili, compongono il paradigma complesso da cui muovere per avvicinare epistemologicamente quella forma dinamica di comprensione, pensiero e sentimenti che chiamiamo mente. Insistere nel riduzionismo, nella dicotomia lineare, nel dualismo mente-corpo o biologico-psicologico significa scambiare: “un’astrazione o un modello per la realtà effettiva che rappresenta” (Hustvedt 2016), e da questo limite in poi svilire la scienza in scientismo.

Fortunatamente il DSM 5, con onestà intellettuale, apre al ripensamento e: “La disponibilità al ripensamento non significa incapacità di discriminazione. Non significa tolleranza infinita per la stupidità grossolana, il pensiero rozzo o l’ideologia e il pregiudizio che si spacciano per scienza. (…) Significa adottare prospettive molteplici perché ognuna di esse ha qualcosa da dirvi e nessuna, da sola, può contenere la verità delle cose” (Hustvedt 2016).  

In questa prospettiva vorrei proporre un piccolo contributo attraverso uno studio quali-quantitativo effettuato su una popolazione di pazienti psichiatrici durante la pandemia integrando la Medicina Narrativa a misure di valutazione standardizzate. Durante il secondo lockdown, da marzo a giugno 2021 in una comunità residenziale per pazienti psichiatrici affetti da disturbi mentali severi della Regione Marche è stata condotta una ricerca (Sagripanti 2021) nella quale venivano arruolati sei pazienti cui veniva somministrato un protocollo narrativo per la durata di 16 settimane parallelamente a un gruppo di controllo di altrettanti soggetti che proseguivano nel loro consueto iter riabilitativo. Il protocollo narrativo prevedeva che ognuno raccontasse la propria esperienza circa un determinato argomento scelto in precedenza insieme a tutto il gruppo; durante il racconto gli altri componenti potevano ascoltare e fare domande al narratore senza però presentare propri contenuti. Ogni argomento prevedeva quindi sei narratori per sei incontri che componevano ogni sessione. Gli incontri erano facilitati da un educatore professionale. Allo stato iniziale, durante e al termine dello studio venivano somministrate ai due gruppi Rating Scale relative all’andamento clinico (BPRS); alla valutazione di efficacia dell’intervento (CGI); al funzionamento globale (GAF); alla qualità della vita (EuroQl) che consentivano una  valutazione quantitativa dell’evoluzione di tutti i partecipanti, mentre al gruppo dei narratori veniva proposto anche un questionario narrativo non ancora validato ma atto a raccogliere dati qualitativi; infine veniva richiesto un testo libero sull’esperienza vissuta.
Riporto quello di uno dei narratori: maschio, di 50 anni con diagnosi di Schizofrenia paranoide a decorso continuo (DSM V criterio F20.9); storia di malattia della durata di circa 30 anni: “Eravamo strani ragazzi un po’ ognuno immersi nei propri problemi, non era facile capire cosa ci faceva soffrire ma tutti volevamo un felice avvenire o di amicizia o di coppia ma sempre con il vento in poppa. Senza volerlo dopo aver girato diversi reparti ci siamo tutti ritrovati in una comunità dove ognuno di noi ha dovuto cercare di rinnovarsi”.
Sul piano qualitativo, attraverso gli strumenti della Medicina Narrativa, possiamo constatare una narrazione imperniata sul vissuto di malattia, alla “illness” intesa da Kleinmann come “i significati attribuiti dalla persona alla sua condizione di salute/ esperienze e vissuti legati alla sua condizione di salute” (Covelli V. 2017), che nello stesso tempo, si colloca nelle narrazioni di ricerca quest narrative di Frank come: “(…) Le persone che raccontano in questo modo hanno il controllo della loro vita anche nel caso in cui la loro condizione di salute non migliorerà (…) e desiderano condividere la loro storia con le atre persone allo scopo di aiutare gli altri che stanno vivendo la loro stessa condizione” (Covelli V. 2017) . Sul piano quantitativo le scale di valutazione hanno mostrato un miglioramento dei punteggi della BPRS prevalentemente riguardo l’appiattimento affettivo. La CGI ha mostrato un incremento dell’indice di efficacia; la GAF un miglioramento del funzionamento globale e l’EuroQoL un miglioramento della qualità di vita percepita. I risultati qualitativi e quelli quantitativi si integrano in modo coerente indicando un miglioramento clinico parallelo all’incremento di una capacità narrativa in grado di esprimere risorse insospettate e di grande potenzialità sul piano dell’evoluzione personale.
Ciò è suggestivo di una specifica proprietà del narrarsi quale strumento riabilitativo capace di riattivare le risorse affettive che la grave patologia aveva compromesso ma non estinto. Coerentemente Ciompi sostiene la presenza di “[…] un binario affettivo-cognitivo, che nell’infanzia e nella gioventù è stato chiaramente alimentato da un grande interesse affettivo, ma poi si è apparentemente svuotato nel generale appiattimento dei sentimenti della psicosi cronica. Il fatto che si possa riuscire a riattivare un tale nascosto binario del sentimento, del pensiero e del comportamento dopo una latenza di molti anni, rivela inoltre che le considerevoli riserve di affettività o, per meglio dire, di energia, perfino in tali malati possono rimanere celate sotto una spessa corazza di indifferenza” (Ciompi, 2001). Il raccontarsi riattiva il binario nascosto attraverso quel particolare stato mentale descritto da Morin come “una capacità mimetica dello psichismo che suppone uno stato secondo che chiamo semi-trance, in cui cooperano l’inconscio e la coscienza. (…) L’autore non è necessariamente consapevole di ciò che contiene la sua opera perché quest’opera viene da uno stato secondo in cui la creatività ha superato la sua coscienza” (Morin, 2019). Ciò non accade solo al romanziere ma anche a chiunque scriva e se ne accorge quando gli capita di rileggere un proprio scritto dopo anni. Il testo e i risultati di questo lavoro depongono per l’efficacia dell’approccio narrativo in pazienti con disturbi mentali severi e per la validità dell’integrazione degli strumenti quantitativi della EBM con quelli qualitativi della MN al fine di poter accedere con maggiore appropriatezza alla complessità naturale e alla dinamica evolutiva dell’uomo malato. Durante il periodo di lockdown in cui è stato condotto lo studio non si sono verificate riacutizzazioni, non sono state necessarie modifiche delle terapie farmacologiche e tutti i soggetti interessati hanno presentato documentato un miglioramento clinico piuttosto che il prevedibile peggioramento dovuto allo stress pandemico (Kozloff, 2020; Sánchez-Guarnido, 2021).

Questo modesto contributo vuole proporsi soltanto come ipotesi di ricerca in psichiatria, o almeno, di dubbio sulla conoscenza“ o non so chi mi ha messo al mondo, né che cos’è il mondo, né cosa sia io stesso; mi trovo in una ignoranza terribile su tutte le cose; non so cosa sia il mio corpo, che cosa i miei sensi, che cosa la mia anima e questa stessa parte di me che pensa quello che sto dicendo, che riflette su tutto e su se stessa, e non conosce se stessa così come non conosce le altre cose” (Pascal 1670).  Gli Atomi si scindono e fondono liberando energie enormi, le Particelle danzano; gli uomini sono composti da loro, ma la storia di ogni mente inizia quasi sempre da un Bacio.

Articolo a cura di Dr. Ubaldo Sagripanti, Psichiatra


Bibliografia

  • 1) American Psychiatric Association (2013). DSM-V – Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali, Raffaello Cortina Editore, Milano 2014.
  • 2) Cambridge Dictionary https://dictionary.cambridge.org/dictionary/english/mind       
  • 3) Ciompi L. (2001). I fondamenti emozionali del pensiero. CIC Edizioni Internazionali.
  • 4) Covelli V. (2017). Approcci, metodi, disegni, strumenti: il punto di partenza per una riflessione metodologica. In Covelli V. (ed) Medicina Narrativa e Ricerca. Libellula Edizioni
  • 5) Hustvedt S. (2016). Le illusioni della certezza. Einaudi 2018
  • 6) Kozloff, N., Mulsant, B., H., Stergiopoulos, V., Aristotle, N., Voineskos, A., N. (2020). The COVID-19   GlobalPandemic: Implications for People with Schizophrenia and Related Disorders. Schizophr Bull, 8;46(4):752–757.
  • 7) Morin E. (2019) sull’Estetica. Raffaello Cortina Editore
  • 8) Pascal B. (1670). Pensieri. Bompiani 2000
  • 9) Sagripanti U., Pietracci S., Paolucci C., Scipioni B., Divisi R., Monterubbiano M. (2021) Effectiveness dell’intervento narrativo sulle dimensioni psicopatologiche e sull’evoluzione clinica di pazienti psichiatrici residenziali durante la pandemia da COVID-19. Psichiatria e Psicoterapia (2021) 40, 4, 176-198
  • 10) Sánchez-Guarnido, A., Hidalgo, N., Arenas de la Cruz, J., Esteban, I., Mondón, S., Herruzo, C. (2021). Analysis of the Consequences of the COVID-19 Pandemic on People with Severe Mental Disorders. Int J Environ Res Public Health, 13;18(16):8549.
  • 11) Treccani Enciclopedia. https://www.treccani.it/enciclopedia/psichiatria/

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