
Il teatro puo’ rappresentare una forma di terapia?
Oltre ad essere un’attività ricreativa e divertente, è dimostrato come la recitazione incida attivamente sul benessere psicologico. Freud riteneva che l’arte fosse un modo per soddisfare le nostre spinte pulsionali, attraverso il meccanismo di difesa della sublimazione. Fare teatro incrementa l’autostima e la sicurezza in sé stessi e nell’altro, attiva la concentrazione e la creatività, espande la propria espressione corporea e narrativa, stimola l’immaginazione ed il senso di appartenenza ad un gruppo e favorisce la collaborazione e il confronto. In quel preciso istante in cui ci troviamo in un teatro, in mezzo ad altre persone, entriamo in contatto con il nostro io più profondo ma al tempo stesso anche con gli altri. Forse è anche questo uno dei grandi poteri di quest’arte così viva e profonda: creare una comunità.
Gli aspetti terapeutici del teatro sono stati dimostrati lungo la storia. Il concetto di catarsi fu introdotto da Aristotele per esprimere il peculiare effetto che il dramma greco aveva sui suoi spettatori. Il termine catarsi deriva dal greco kátharsis, deriva da katháirein, “purificare“: la liberazione dell’individuo da una contaminazione che danneggia o corrompe la natura dell’uomo.
Un precorritore importante della teatroterapia e’ il marchese De Sade (1740-1814) il quale, rinchiuso nel manicomio di Charenton allestiva lavori teatrali, alcuni scritti da lui stesso, nei quali recitavano i pazienti.
Anche nell’Ospedale di Aversa, nello stesso periodo, l’abate Giovanni Maria Linguiti all’interno della sua “cura morale” dà grande rilievo alle rappresentazioni teatrali.
Secondo lui il recitare un personaggio la cui “passione” o “idea fissa” sia opposta a quella che affligge il malato consente a quest’ultimo di liberarsi dalla sua “idea fissa” originaria e quindi diventa un vero e proprio strumento terapeutico.
Il vero incontro tra teatro e psicologia e’ avvenuto intorno agli anni ’60 favorito da alcune nuove risonanze: la nascita dei laboratori teatrali e un nuovo training dell’attore; l’antropologia teatrale; un rinnovato modo di lavorare nel setting psicoterapeutico e la nascita di nuove teorie psicologiche e psicoterapeutiche.
Il teatro di ricerca, basandosi sulle riflessioni dei maggiori maestri del Novecento, propone una visione antropologica della pratica artistica (Grotowski, Brook, Barba).
A partire dalle avanguardie storiche che avevano provocato un rinnovamento radicale del teatro (nella drammaturgia, nella scena, nella recitazione, nella preparazione dell’attore, nel ruolo sociale del teatro) si e’ delineato nella seconda parte del secolo uno spostamento dell’interesse non piu’ focalizzato sul prodotto, ma sul processo.
Il “laboratorio“, in cui attori e regista lavorano insieme sul training e sulla preparazione dello spettacolo si propone come setting di ricerca e di sperimentazione.
Jerzy Grotowski nel 1959 ha dato vita al Teatro Laboratorio che in seguito ha ricevuto lo status di “Istituto di ricerche sulla recitazione“. Egli propone la poverta’ in teatro, lo sfrondamento di tutti gli elementi parassitari per arrivare a svelare le ricchezze inesplorate di questa forma artistica.
“Il teatro, grazie alla tecnica dell’attore, quest’arte in cui un organismo vivo lotta per motivi superiori, presenta una occasione di quel che potremmo definire integrazione, il rifiuto delle maschere, il palesamento della vera essenza: una totalita’ di reazioni fisico-mentali.
Questa possibilita’ deve essere utilizzata in maniera disciplinata, con una piena consapevolezza delle responsabilita’ che essa implica. È in questo che possiamo scorgere la funzione terapeutica del teatro per l’umanita’ nella civilta’ attuale”
Per diventare attore quali sono le capacità richieste?
- ottime capacità comunicative.
- espressività
- capacità di lavorare con gli altri.
- memoria e concentrazione.
- capacità di adattarti a diversi ruoli.
Non solo dizione, mimica, tonalità di voce ma anche capacità di improvvisazione e agilità atletica; adattamento, capacità di ascolto e collaborazione; resistenza, capacità di gestire situazioni mutevoli.
Per improvvisazione cosa si intende?
L’improvvisazione teatrale è una forma di teatro dove gli attori non seguono un copione definito, ma inventano il testo improvvisando estemporaneamente. forma d’arte teatrale in cui due o più attori creano una scena o un gioco sul posto, senza alcuna preparazione e spesso ispirati da un suggerimento del pubblico. Di solito è una forma d’arte comica. L’improvvisazione teatrale veniva già praticata nell’Antica Grecia da Aristofane ma fu con Plauto che divenne una vera disciplina da studiare e a cui allenarsi. Nel corso dei secoli, questa tecnica è stata sviluppata sia come propedeutica alla recitazione in senso lato, sia come genere teatrale autonomo.
Cosa è il copione strutturato?
Gli elementi costitutivi di un testo teatrale sono: • gli atti e le scene; • lo spazio e il tempo; • i personaggi; • le didascalie e le battute; • il linguaggio performativo. Gli atti sono, in sostanza, le diverse parti in cui è articolato il testo. Nel teatro di tradizione il loro numero varia in base al genere.
In ambito preventivo la pratica dell’attore agisce su blocchi quali timidezza, paura di lasciarsi andare, resistenze ad assumere vari ruoli nonché a farli propri e difficoltà relazionali, favorendo la creatività, la flessibilità mentale, la consapevolezza del proprio corpo e la comunicazione;
In ambito riabilitativo si utilizza soprattutto con detenuti, tossicodipendenti, pazienti oncologici e pazienti in condizioni di disabilità fisica o intellettiva. In questo caso il teatro terapeutico è propedeutico alla risocializzazione e al rinserimento sociale in quanto offre opportunità per decostruire le attuali costruzioni stigmatizzate del Sé e per ricostruire identità nuove e più potenti in modo da ridefinire gli orizzonti futuri;
In ambito terapeutico è usato spesso con pazienti psichiatrici ed appare molto utile perché mette in contatto la parte “sana” con quella malata, favorendo una loro integrazione e accettazione nonché reggendo e fortificando il nucleo intatto dell’Io;
In ambito educativo e formativo con bambini e adolescenti per esplorare e sperimentare le loro competenze attuali che quelle in divenire attraverso il gioco e l’improvvisazione.