Storia dell’Ambulatorio Odontoiatrico Popolare a Bologna (Laboratorio di Salute Popolare, Làbas)

La storia che segue è quella dell’ambulatorio odontoiatrico che ha aperto a Bologna, in vicolo Bolognetti, nel cortile del centro sociale Làbas. Uno degli odontoiatri che ne fanno parte ci ha raccontato come è nata questa iniziativa e come sono stati i primi due mesi di apertura.


Il nostro Ambulatorio Odontoiatrico si contestualizza nell’ambito del più ampio progetto del Laboratorio di Salute Popolare di Làbas. Ha un nucleo originario di sei giovani odontoiatri a cui si stanno aggiungendo altri dentisti e igienisti. 

Il Laboratorio nasce nel 2019 con l’intento di dare una risposta sanitaria a chi non riuscisse a interfacciarsi direttamente con il sistema sanitario nazionale per diverse situazioni contingentali come la vita in strada o la migrazione. Nascono quindi le staffette solidali che hanno il fine di aiutare chi viveva per strada (sono partite per la prima volta durante i mesi di lockdown), un ambulatorio infermieristico, uno sportello di supporto psicologico che si è affiancato a quello già aperto di Approdi che si occupa specificatamente di supporto a persone che hanno avuto esperienze migratorie.

L’idea di un ambulatorio odontoiatrico nasce invece oltre oceano, in Argentina, in Patagonia, dove siamo andati con uno scambio universitario nel 2019. In Argentina per la situazione socio-economica e politica esistono molte realtà di volontariato e, in particolare, l’università che frequentavamo offre servizi sia nella Capitale sia lontano, fino in Patagonia. Questa esperienza ci ha fatto rendere conto che con un po’ di organizzazione sarebbe stato possibile portare un aiuto di questo tipo e replicare qualcosa di simile anche in Italia. Avevamo giusto pensato al Làbas, ancora ignari che nel frattempo stesse nascendo il LSP.

Quando siamo tornati, quindi, ci siamo avvicinati a questo centro sociale e tra le sue mura abbiamo avanzato la nostra proposta e siamo stati da subito ben accolti: c’era volontà da parte di LSP di offrire un servizio tangibile e concreto, come quello odontoiatrico. Per prima cosa abbiamo iniziato ad andare in strada con le staffette a vedere se ci fosse domanda per questo tipo di cure e, dato che la domanda era viva, ci siamo messi all’opera. 

L’ambulatorio è quindi il frutto di un anno di lavoro. Abbiamo svuotato studi di colleghi in cambio di attrezzature e abbiamo organizzato eventi di autofinanziamento per mettere insieme tutti gli strumenti necessari. Una volta pronto e certificato dall’ASL, a inizio marzo abbiamo aperto le porte dell’ambulatorio.

Ovviamente in tutto ciò, l’intento del laboratorio non è quello di sostituirsi al sistema sanitario nazionale. LSP, infatti, mira ad intervenire là dove il Sistema Sanitario Nazionale non riesce ad arrivare e interessa quelle persone che non hanno proprio modo di interfacciarsi con quest’ultimo. Quindi, per esempio, in ambito odontoiatrico, chi ha un ISEE sotto gli 8mila euro può farsi curare dall’SSN, mentre il nostro target di pazienti non ha proprio un ISEE – per esempio, un migrante senza documenti non può avere un ISEE, un’italiana che vive per strada neppure se ha perso la residenza. Il nostro intento è quello di occuparci di queste persone.

La voce del nostro lavoro sta sicuramente girando dal momento che le persone che arrivano da noi non sono solo quelle raggiunte in precedenza dalle staffette o che conoscono già il Làbas, ma molte ci vengono mandate da diverse realtà e cooperative di accoglienza e aiuto. Così sono arrivate da noi alcune donne ucraine, scappate dalla guerra: una signora che si è dimenticata la protesi, delle ragazze ci hanno contattati perché in cura ortodontica nel loro paese adesso devono in qualche modo essere seguite. 

Capita poi che diverse realtà di aiuto e accoglienza debbano coprire i (minimizzati) costi vivi di alcune procedimenti. Ad esempio, è venuto da noi un ragazzo con una situazione in bocca disastrosa e un preventivo da migliaia di euro, mentre noi ci siamo offerti di fagli tutto il lavoro di bonifica e riabilitazione protesica per meno di un decimo.

Infatti, purtroppo, ci sono dei costi vivi per mantenere in piedi la baracca: il materiale consumabile si consuma, il materiale fisso alla lunga pure, alla spesa protesica si aggiunge sempre quella dell’odontotecnico, ecc. Quanto a quest’ultima figura, stiamo cercando di creare una rete dove ciascuno presti una o due prestazioni all’anno in modo da poter garantire la protesi annullando praticamente la spesa. 

Da inizio marzo ad oggi abbiamo avuto modo di curare 70 pazienti circa, aprendo il lunedì e il venerdì pomeriggio. Per la maggior parte appartenevano a quel tessuto sociale che già ci aspettavamo e cui ci rivolgevamo, quindi tante persone dal Nord Africa, dell’Africa Sub Sahariana, dal Pakistan, migranti e italiani, senza fissa dimora, molti dei quali avvicinati dalle staffette, che rimangono uno strumento di capillarità importante sul territorio. Ma ci siamo anche resi conto che tanti altri, pur avendo un ISEE, non sono informati delle possibilità di farsi curare dal sistema sanitario nazionale o trovano problemi. E questa è una seconda realtà che non ci aspettavamo, per lo meno non così numerosa.

Insomma, adesso a due mesi dall’apertura delle porte, ascoltando le storie di tutti quelli che si rivolgono a noi, abbiamo capito quanto il progetto sia potenzialmente e necessariamente espandibile. Siamo infatti convinti che la salute sia un diritto da garantire a tutti e tutte, non ultima quella della bocca, che migliora la qualità della vita ed è in diretta correlazione con le condizioni di chi è costretto a vivere ai margini.

Ogni contributo, di tempo, di materiale o monetario è sempre benaccetto e necessario per tenere aperto l’ambulatorio.

ATTENZIONE: la galleria contiene immagini di operazioni odontoiatriche. Tutte le foto sono state scattare da Dario Maccariello.

Foto di Dario Maccariello
Foto di Dario Maccariello
Foto di Dario Maccariello
Foto di Dario Maccariello
Foto di Dario Maccariello
Foto di Dario Maccariello
Foto di Dario Maccariello
Foto di Dario Maccariello

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