La dignità umana è la stessa per tutti gli esseri umani: quando calpesto la dignità di un altro, sto calpestando la mia. – Papa Francesco
Il sole picchiava forte, come spesso accade durante le bellissime estati libanesi. Tuttavia, quell’estate era diversa: il caldo sembrava premere non solo sulla pelle, ma ancor più sull’anima. Parcheggiai l’auto un po’ più lontano, scegliendo di camminare, in parte per la mia salute, in parte per lasciare che il ritmo dei miei passi calmasse l’ansia dentro di me. Mentre camminavo, ripetevo la respirazione a scatola – una delle mie tecniche di rilassamento preferite – (inspirazione – pausa – espirazione – pausa), al ritmo dei miei passi, quattro secondi alla volta.

Il crollo economico del 2019, l’esplosione di Beirut del 4 agosto 2020, l’emergenza sanitaria della pandemia da COVID, tutto è arrivato come ondate che si infrangono una sull’altra, spazzando via le certezze una ad una. Sono un medico, sì, ma prima di tutto sono un essere umano, con un cuore e una moltitudine di emozioni. Sono anche un cittadino libanese che porta il proprio carico di stanchezza e perdita. Eppure, mentre mi avvicinavo al dispensario dove facevo volontariato dall’inizio della crisi, raddrizzai le spalle, feci un respiro profondo e entrai con un grande sorriso sul volto. I miei pazienti non avevano bisogno di un altro portatore di disperazione. Avevano bisogno di un professionista sanitario con una mentalità positiva, capace di diffondere speranza e fornire cure compassionevoli.
“Attenzione, rappresentazione e affiliazione sono necessarie per prendersi cura.” – Rita Charon
La sala d’attesa era piena di volti che avrei potuto incontrare facilmente in altri luoghi, in altre circostanze. Un brivido improvviso mi gelò mentre i miei occhi incrociavano quelli di una donna della mia età. Conoscevo quel volto. Sono cresciuta in questo quartiere, ci incontravamo al panificio, in chiesa, giocavamo insieme nel giardino pubblico. I suoi abiti erano modesti ma scelti con cura; la sua postura eretta, come se si aggrappasse all’ultimo filo visibile di dignità. La salutai con un sorriso caloroso, ma lei distolse lo sguardo rapidamente, carico di vergogna e dolore per essere lì, in attesa di cure gratuite in un Paese che un tempo le aveva promesso stabilità.
“La peggiore malattia non è il colera o il tifo, ma la perdita della dignità.” – Albert Camus, La peste
Quella mattina lo sentii più volte, volti familiari evitavano il mio sguardo. Queste persone non erano povere, ma come me facevano parte della classe media libanese. Erano quelli che un tempo donavano ai dispensari, non che ne ricevevano. Erano indipendenti, garantivano ai propri familiari i beni essenziali e non, e oggi sono in fila per consultazioni gratuite, farmaci gratuiti, in cerca di qualsiasi cosa gratuita… un sorriso caloroso, una parola gentile… e io non ero diversa. “Grazie per essere rimasta e non aver lasciato il Paese,” mi sussurrò una donna una volta. Quelle furono le parole calde che quel giorno mi riempirono di gioia.
Per mesi ho sentito persone ripetermi: “Dottoressa, non avrei mai pensato di finire qui… a chiedere aiuto.” Ho sentito anche pazienti raccontare sempre la stessa storia: “ma fi” (non c’è) dopo essere passati da un dispensario all’altro solo per raccogliere i farmaci di cui avevano bisogno per la settimana. Molti pazienti hanno smesso di assumere i loro farmaci essenziali: pillole per la pressione, farmaci per il diabete, psicofarmaci… Ricordo una giovane ragazza, ricoverata due o tre volte nel reparto psichiatrico per la mancata assunzione della terapia orale, che era finalmente riuscita a stabilizzarsi con le nuove iniezioni antipsicotiche, molto costose. Mi guardava piangendo: aveva dovuto sospenderle ed era terrorizzata, spaventata all’idea di una ricaduta. “Non voglio incontrare di nuovo il diavolo,” gridò.
Dal 2019, il collasso economico del Libano ha devastato il sistema sanitario. La lira libanese ha perso oltre il 90% del suo valore. Gli ospedali funzionavano con generatori elettrici e faticavano a pagare il personale; molti medici e infermieri sono emigrati: più del 40% dei medici e il 30% degli infermieri hanno lasciato il Paese tra il 2019 e il 2022. Le farmacie hanno chiuso o esaurito le scorte; oltre la metà delle famiglie non riusciva ad accedere ai farmaci essenziali entro il 2021. I trattamenti per il cancro sono stati interrotti, gli interventi chirurgici rimandati. In quel periodo, anche i dispensari erano un’immagine in miniatura del collasso sanitario libanese. Operavano sotto molteplici vincoli, con carenza di medici, infermieri e medicine che arrivavano in modo sporadico.
Il cambiamento non è stato solo economico; è stato morale ed esistenziale. In queste circostanze, la dignità è diventata una sfida quotidiana, con le persone che affrontavano vulnerabilità e incertezza. Il personale sanitario aveva la responsabilità morale non solo di curare, ma di affermare l’umanità.
“La vera misura di un uomo non si vede nei momenti di agio e comodità, ma nei momenti di sfida e di controversia.” – Martin Luther King Jr.
Per mesi, ho portato con me il peso di storie che sentivo profondamente mie. Sentivo il dolore di ogni paziente, ogni difficoltà come se fosse la mia. Anch’io sono andata da una farmacia all’altra, incapace di trovare i farmaci essenziali per una persona cara con una malattia cronica.
Alla fine di ogni giornata di quel periodo difficile, prima di andare a dormire, aprivo il mio quaderno e iniziavo a scrivere le ferite invisibili dell’umiliazione e della perdita di dignità. In quei momenti ho compreso quanto profondamente la nostra crisi sanitaria tocchi ciascuno di noi, indipendentemente da quale lato della scrivania ci troviamo.
Ma oggi, cosa può significare resilienza? È forse vedere e riconoscerci l’un l’altro attraverso la speranza? “La resilienza si forgia attraverso il fuoco della compassione,” ho letto una volta. Ma quando l’intero sistema è rotto, la sola compassione può davvero mantenerci saldi o finirà per consumare ciò che resta di noi?
Referenze:
- The fragile healthcare system in Lebanon: sounding the alarm about its possible collapse | Health Economics Review | Full Text
- WHO EMRO – Joint statement by Dr Tedros Adhanom Ghebreyesus, WHO Director General, and Dr Ahmed Al Mandhari, Regional Director for the Eastern Mediterranean, on Lebanon
- Lebanon: Almost three-quarters of the population living in poverty | UN News