Recensione del nuovo libro di John Launer: “Narrative- Based Practice in Health and Social Care: Conversations inviting Change”

launer1Permettetemi d’iniziare in media res, utilizzando l’esempio di John Launer sulla differenza tra un approccio normativo e un approccio narrativo. Ecco i suoi esempi dei due approcci, tratte da conversazioni durante una visita a domicilio da parte di due diversi terapisti occupazionali:

 

Terapista A: Bene, come ben sa, sono venuto a dare un’occhiata alla tua casa a causa delle sue cadute.

Paziente: Ne ho avute un sacco ultimamente.

Terapeuta A: Sì, il suo assistente sociale me ne ha parlato. Quindi facciamo un giro e vediamo cosa possiamo fare per voi.

 

Terapista B: Beh, come sapete, sono venuto a guardare la sua casa a causa delle sue cadute.

Paziente: Ne ho avute un sacco ultimamente.

Terapista B: Pensi che qualcosa possa aver causato questo?

Paziente: Oh, pensavo che l’assistente sociale ti avrebbe avvertito. Mio figlio viveva qui e mi ha sempre aiutato a muovermi.

Terapista B: Non è più qui?

Paziente: No, questa è la cosa terribile. Ha perso la vita in un incidente d’auto….

 

Al di là dell’evento drammatico che emerge solamente dall’approccio narrativo – che rimane inespresso nello stile normativo – ho voluto iniziare la mia recensione con questo meraviglioso esempio per dare un’idea della potenza del libro di John Launer.

Lavoro fianco a fianco con il Dr. Launer da sei anni all’interno del Master Italiano in Medicina Narrativa Applicata. Le cose che mi lasciano senza fiato sono la sua mente acuta e limpida quando si concentra sul problema e la sua sensibilità verso i sentimenti dell’altro: insieme, questi ingredienti formano la sua arte nello sviluppare conversazioni che non solo invitano, ma “producono” un vero cambiamento.

Il Dr. Launer, attraverso i suoi molteplici background, ha la conoscenza per scegliere le domande giuste, rispettando il ritmo della conversazione, spingendo i pazienti in avanti attraverso semplici passi che aprono nuovi orizzonti di pensieri, emozioni e prassi. Le buone conversazioni, come ho avuto modo di appurare aiutando John molte volte, non devono durare più di 15, o al massimo 20 minuti: periodi di tempo che sono ecocompatibili con il nostro sistema sanitario e possono essere facilmente portati nella pratica sociale e clinica quotidiana, se solo lo vogliamo. E molto di più: possono essere introdotte nella nostra vita quotidiana ordinaria.

Dopo molti anni di studi in counselling e medicina narrativa, ho imparato da John a porre le domande: in maniera aperta, seguendo la storia di chiunque sia il narratore, evitando (e questa è una parte molto difficile) qualsiasi reinterpretazione e qualsiasi giudizio; o, ancora più arduo rispetto questi due elementi, saltando facilmente a conclusioni veloci, come un algoritmo preimpostato. L’apertura di nuovi scenari è ciò che il paziente porterà a casa e a cui continuerà a pensare, soprattutto in seguito: secondo le competenze di John Launer, qualsiasi strategia innovativa, qualsiasi azione creativa apparirà nella mente della persona che è stata supervisionata.

Questo libro ci fornisce il know-how per portare avanti le conversazioni che invitano al cambiamento, fornisce esempi pragmatici della possibilità di averli, ed esplora la loro vasta applicazione, dai servizi sociali alle conversazioni dei medici, dialoghi infermieristici e visite psicoterapeutiche. Siamo quindi tutti chiamati a diffondere questo approccio efficace per prenderci cura del sistema sanitario.

John Launer introduce il concetto di Tao quando parla di come integrare una conversazione normativa (che tende a ignorare le parole del paziente, e dopo aver compreso il problema, fornisce una prescrizione per ciò che i pazienti hanno da fare), con un approccio narrativo, che è senza dubbio più rispettoso del paziente, e permette alle persone di parlare più liberamente. Entrambi gli approcci sono giustificati, ma possono essere utilizzati in una situazione equilibrata di Yin e Yang, per formare il Tao, la Via. Nel contesto sanitario odierno, in particolare, troppo spesso lasciamo prevalere l’approccio normativo, che spinge il metodo narrativo in un angolo.

La medicina difensiva, i fallimenti dei sistemi sanitari e la stanchezza degli operatori sanitari sono sotto i nostri occhi: se scegliamo di seminare l’approccio narrativo, l’assistenza sanitaria che alla fine germoglierà e fiorirà sarà più bella, più facile da vivere e più nutriente sia per i caregiver che per i pazienti.

Maria Giulia Marini

Epidemiologa e counselor - Direttore Scientifico e dell'Innovazione dell'Area Sanità e Salute di Fondazione Istud. 30 anni di esperienza professionale nel settore Health Care. Studi classici e Art Therapist Coach, specialità in Farmacologia, laurea in Chimica e Tecnologie Farmaceutiche. Ha sviluppato i primi anni della sua carriera presso aziende multinazionali in contesti internazionali, ha lavorato nella ricerca medica e successivamente si è occupata di consulenza organizzativa e sociale e formazione nell’Health Care. Fa parte del Board della Società Italiana di Medicina Narrativa, Insegna all'Università La Sapienza a Roma, Medicina narrativa e insegna Medical Humanities in diverse università nazionali e internazionali. Ha messo a punto una metodologia innovativa e scientifica per effettuare la medicina narrativa. Nel 2016 è Revisore per la World Health Organization per i metodi narrativi nella Sanità Pubblica. E’ autore del volume “Narrative medicine: Bridging the gap between Evidence Based care and Medical Humanities” per Springer, di "The languages of care in narrative medicine" nel 2018 e di pubblicazioni internazionali sulla Medicina Narrativa. Ha pubblicato nel 2020 la voce Medicina Narrativa per l'Enciclopedia Treccani e la voce Empatia nel capitolo Neuroscienze per la Treccani. E' presidente dal 2020 di EUNAMES- European Narrative Medicine Society. E’ conferenziere in diversi contesti nazionali e internazionali accademici e istituzionali.

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