Realtà virtuale e aumentata in supporto dei bambini affetti d’autismo

Gli individui autistici sperimentano un sovraccarico sensoriale a causa delle difficoltà intrinseche nel bloccare gli stimoli esterni – l’opposto assoluto dell’auto-assimilazione. Le sfide che le persone autistiche si trovano ad affrontare nel filtrare gli stimoli esterni possono portare a qualsiasi cosa, dall’ansia lieve sino agli attacchi di panico più pesanti. I soggetti autistici possono non aderire alle norme sociali, ma le loro esperienze possono accordarsi con settori sociali più vasti che mai. Sicuramente è giunto il momento di trovare soluzioni più pratiche e metodi per colmare i divari di comprensione e percezione.

La Realtà Virtuale e la Realtà Aumentata possono fornire un supporto concreto alle persone autistiche. Recenti studi scientifici (1) hanno dimostrato che, dopo l’uso di tecnologie avanzate, sono migliorate le capacità sociali degli adolescenti con autismo. Tuttavia, il numero limitato di persone che hanno beneficiato di questa tecnologia non consente ancora di verificarne la validità scientifica.

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Negli ultimi sei anni il dottor Nigel Newbutt, capo associato del dipartimento di comunicazione progettuale dell’UWE di Bristol, ha compiuto ricerche su una serie di tecnologie di realtà virtuale, per il loro potenziale nell’aiutare i gruppi autistici ad abbattere le barriere percettive e sociali. Recentemente tutto ciò ha coinvolto la tecnologia all’ avanguardia rappresentata dall’Oculus Rift, un set di Realtà Virtuale molto conveniente che fornisce tracking, audio 3D e una risoluzione visiva incredibilmente alta. Newbutt spiega:

“Se usata in modo appropriato, la realtà virtuale può creare portali verso un mondo neurotipico e suggerire nuovi modi per aiutare a navigare in questo mondo.”

La dott.ssa Barbara Strickland è d’accordo con queste idee e nel 1996 ha condotto uno dei primi studi per usare la Realtà Virtuale come aiuto all’autismo. Purtroppo, quella tecnologia all’epoca era a sia scomoda sia poco accessibile. Ma recentemente la realtà virtuale è riemersa, nella veste fresca dell’Oculus Rifts, con il suo elegante e conveniente display frontale. Utilizzando la nuova tecnologia, il dottor Newbutt ha intrapreso uno studio del 2016 presso lo Stato del Michigan, nel quale ha osservato l’uso dello strumento da parte di un gruppo di spettro autistico, concentrandosi sull’esperienza fisica e sulla rilevanza per le situazioni del mondo reale.

Uno scenario virtuale propriamente immersivo può essere un ambiente di apprendimento attraente perché toglie la pressione dal vivere la “realtà reale“, che i bambini autistici tendono a rifiutare perché è la ragione della loro sofferenza.   Naturalmente la rete di sicurezza più evidente di qualsiasi ambiente virtuale è che gli errori commessi non hanno conseguenze reali. Il potenziale per le relative applicazioni di Realtà Virtuale – se utilizzate con sensibilità e intelligenza – è enorme: nelle aule scolastiche, potrebbe fornire un programma di sostegno flessibile e accessibile ai bambini autistici nello spettro autistico nelle fasi chiave del loro sviluppo.

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In uno studio chiamato “Blue Room” del 2014 e condotto a Newcastle (2), le proiezioni murali hanno fornito una terapia comportamentale cognitiva virtuale in scenari pre-ideati per bambini autistici con specifiche fobie. I follow-up a lungo termine hanno mostrato miglioramenti duraturi, con quattro bambini che hanno superato completamente le loro fobie. Altre impostazioni di Realtà Virtuale esprimeranno e insegneranno delle “norme” sociali – specialmente quelle che riguardano la consapevolezza spaziale, un problema ricorrente per gli individui autistici. Questo potrebbe contribuire ad aumentare la sicurezza fisica e sociale in una vasta gamma di scenari: attraversare le strade, far fronte al traffico, seduti in autobus, quale orinatoio utilizzare nei bagni pubblici al fine di evitare brutte incomprensioni. Come dice il Dr. Newbutt riguardo i suoi scenari di formazione sulla Realtà Virtuale:

“Il loro potenziale reale è che coloro che si trovano nello spettro autistico acquisiscano una sufficiente comprensione del mondo neurotipico per poter scegliere cosa eleggere nella loro ricerca di autosufficienza e felicità. Stiamo gradualmente spostando le prospettive dai deficit ai punti di forza”.

La Realtà Virtuale e Aumentata rappresenta la nuova sfida per sostenere le persone con autismo negli interventi terapeutici. La simulazione dei contesti della vita quotidiana sembra essere efficace nel migliorare l’inclusione sociale di queste persone.

Il MIUR (Ministero Italiano dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca) crede in queste tecnologie e nel 2017 ha lanciato una sfida (3), aprendo una gara pubblica per la realizzazione di un progetto per lo sviluppo di applicazioni innovative di Realtà Virtuale e Aumentata per le persone con disturbi autistici dello spettro del valore di 3.876.731,92 euro. Il MIUR stesso lo spiega bene nelle specifiche tecniche dell’annuncio:

“La realtà virtuale rappresenta le esperienze di vita reale in modo sicuro e controllabile, rendendo possibile ripetere più volte l’intervento. Tale versatilità nella creazione di ambienti virtuali e l’eliminazione dei fattori di stress comuni nelle interazioni faccia a faccia suggerisce che il VR può essere più efficace nel migliorare la capacità di interazione e le abilità sociali di altre metodologie”.

Offriamo ai nostri lettori un interessante esempio video, realizzato con tecnica a 360°, sull’ esperienza virtuale a supporto dell’autismo:

 

 

Fonti:

(1) Independent.uk

(2) NCL

(3) StartUpItalia

Matteo Nunner

Laureato in Lettere all'Università del Piemonte Orientale, si sta specializzando in Scienze Antropologiche ed Etnologiche all'Università di Milano-Bicocca. Giornalista e scrittore vercellese, ha collaborato con molte testate locali e nel 2015 ha pubblicato il romanzo d'esordio "Qui non arriva la pioggia". Nel 2017 ha poi pubblicato "Il peccato armeno, ovvero la binarietà del male".

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