Il sorriso in reparto: intervista a Rodrigo Morganti e Debora Caloni di Dottor Sorriso onlus

In occasione del Congresso AIOSS, che si è svolto a Montesilvano lo scorso 11-14/10/2018, l’Area Sanità e Salute di ISTUD e la Dottor Sorriso onlus hanno creato un simposio sulla terapia del sorriso dedicato ai professionisti sul mondo della stomia. Attualmente la onlus conta 60 fra professionisti e volontari, presenti in 18 ospedali e 4 centri di riabilitazione, che coprono 12 province italiane, testimoniando la diffusione di questo servizio nella pratica clinica. Questo mese abbiamo il piacere di ospitare sulla nostra rivista un’intervista con Rodrigo Morganti, tra i primi Clown dottori in Italia, e con Debora Caloni, esperta in terapia del sorriso.

1. Buongiorno Dottor Morganti, e grazie della disponibilità a concederci questa intervista. Come prima domanda, ci racconta le origini dell’attività di Dottor Sorriso che svolge presso la Fondazione omonima?

<<Benchè la figura del Clown, dalle sue origini, sia da sempre stata molto attiva ed attenta alle persone che soffrono, l’origine della Clown-Terapia si fa risalire al 1986 quando Micheal Cristensen negli Stati Uniti creò il primo programma continuativo negli ospedali a cadenza settimanale. In Italia è approdata nel 1995 e Dottor Sorriso Onlus, la Fondazione per cui collaboriamo, è la prima ad essersi costituita Onlus nel 1996.>>

2. Come è nata la vostra passione per la terapia del sorriso?

<<Mi vien da dire per caso… se nel caso si crede. Ai tempi, 1995, quando iniziai, fu una fondazione svizzera a contattarmi perché voleva introdurre la Clown-Terapia in Italia, poichè ancora non era approdata nel Bel Paese; posso dunque vantarmi di essere stato il primo in Italia in questa attività. Inizialmente volevo solo conoscerli e complimentarmi, ma inaspettatamente mi diedero la possibilità di seguire uno dei loro Clown in Svizzera e e così accadde quel qualcosa di così magico che mi fece capire che non avrei più smesso… e così è stato!>> afferma Rodrigo Morganti. <<Anche per me è stato un incontro “casuale”. Una decina di anni fa mi è sorto il desiderio di fare qualcosa di gratuito e continuativo con i bambini. Mi è stata suggerita un’associazione di volontariato che formava clown dottori nell’hinterland milanese. Così è iniziato il mio viaggio ancora in corso…>> aggiunge Debora Caloni.

3. Si è soliti pensare che la clownterapia sia indicata solo per i pazienti più piccoli (i bambini). Cosa ne pensate?

Rodrigo Morganti risponde: <<Inizialmente è nata proponendosi alle pediatrie, pensando che i Clown avrebbero distratto i bambini… Fortunatamente quell’idea si è abbandonata presto, capendo che non si trattava di una vera e propria distrazione ma di un qualcosa a spettro più ampio rivolta non solo ai bambini ma anche ai genitori e a tutti quelli che accettano la visita o il nostro intervento, compreso il personale ospedaliero. Fortunatamente, interrogandosi con gli ospedali per capire dove c’era più bisogno e maggior criticità, si è arrivati a lavorare anche nell’ accompagnamento chirurgico, accompagnando i pazienti fino all’anestesia totale prima dell’operazione, e poi seguendo i genitori,cercando di esserci al risveglio, altri programmi si sono sviluppati in terapia intensiva e in terapia neonatale, seguendo soprattutto le neomamme, per poi andare anche nei reparti di adulti o nelle case di riposo, dove la risposta è incredibile… Non ultimo il lavoro coi diversamente abili.>>

4. Quanto è diffusa secondo voi questa attività in Italia e quanto negli altri paesi?

<<Forse l’Italia è il paese con più associazioni di Clown Dottori, ma non penso che questo sia del tutto positivo, perché negli anni ho potuto constatare che per molte associazioni, soprattutto legate esclusivamente al volontariato, la qualità è abbastanza discutibile. Molta gente pensa che per far ridere un malato basti mettersi una parrucca, un naso rosso e fare l’idiota… al contrario, la nostra scuola di pensiero è che non dobbiamo far per forza ridere i pazienti, bensì potenziare la loro parte sana attraverso un rafforzamento delle emozioni positive. Tale obiettivo si può ottenere solo con una solida formazione e tanta professionalità.>> commenta Rodrigo Morganti.

5. Quali sono le difficoltà principali che incontrate e quali le maggiori soddisfazioni che si provano nel praticare nelle strutture sanitarie la terapia del sorriso?

Risponde Rodrigo Morganti <<Direi che le difficoltà sono spesso concentrate nelle fasi iniziali di una collaborazione, per vari motivi. Per molte strutture, soprattutto laddove non sia ben chiaro che cosa sia esattamente la Clown-terapia, i preconcetti sono ancora tanti e la paura che si vada “solo a far casino” è sempre presente… e ciò era soprattutto presente nei primi anni di approdo della terapia del sorriso in Italia!  Alcuni reparti hanno addirittura chiesto in passato ad associazioni di qualità dubbia di smettere di andare. Qualora si sia creato un imprinting negativo, che la scarsa professionalità purtroppo instaura, le porte diventano un po’ difficili da aprire, ma ritengo che a quel punto, sia anche parte del gioco riuscire a vincere le diffidenze.>>

Inoltre, aggiunge, <<Così come le difficoltà sono diverse, anche le soddisfazioni sono di vario genere, fra cui le più immediate sono quelle legate alle risposte dei pazienti o dei parenti. Quando lo stesso personale ti fa sentire parte integrante della struttura, come spesso ci capita, allora ti rendi conto che veramente stai facendo un ottimo lavoro e che fai parte di una squadra. Altra enorme soddisfazione scaturisce dagli stessi medici o infermieri che chiedono a noi di Dottor Sorriso di partecipare in qualità di docenti alla formazione del futuro personale, non perché vogliano imparare a fare i Clown, ma per apprendere approfonditamente quali strumenti per sviluppare empatia utilizziamo, e forse per capire anche meglio cosa facciamo. Fortunatamente sono sempre più le realtà che stanno chiamando Dottor Sorriso in questi ultimi tempi, e anche Dottor Sorriso sta tentando di implementare sempre più queste collaborazioni.>>

6. Ci parla della collaborazione con ISTUD?

Debora Caloni risponde <<Qualche mese fa, ricevetti da un amico la proposta di collaborare con ISTUD per contribuire, attraverso una docenza, ad una giornata di formazione sulla terapia del sorriso presso il Congresso Nazionale AIOSS, rivolto a operatori (per lo più infermieri) che lavorano con persone stomizzate. Con l’approvazione della Fondazione e con la collaborazione del Dr. Morganti, espressi il desiderio di poter rappresentare il Dottor Sorriso in questa occasione. Entrambi dimostrarono apertura ed entusiasmo. Così tutto iniziò…>> Inoltre, la dottoressa aggiunge <<Oggi resta la voglia di continuare a diffondere la conoscenza della clownterapia e, in particolare, di perseverare con la collaborazione con la Fondazione ISTUD anche in altri progetti. Il prossimo Novembre, ad esempio, parteciperemo ad una sessione del master in Medicina Narrativa Applicata realizzato dall’Area Sanità e Salute di Fondazione ISTUD.>>

Silvia Napolitano

Ricercatrice dell’Area Sanità e Salute di Fondazione ISTUD. Laurea Magistrale in Biotecnologie Industriali presso l’Università di Milano-Bicocca, Master Scienziati in Azienda presso Fondazione ISTUD. Esperta di Medical Writing con una declinazione nelle aree di ricerca qualitativa e Medicina Narrativa. Collabora su progetti di ricerca, formazione e sviluppo aventi per oggetto il miglioramento della qualità di vita e di cura di pazienti affetti da patologie genetiche o croniche.