Disegnare: bambini, artisti e comunicazione

Ho bisogno di sfuggire al lato tragico del mio temperamento.

Così dichiarava Miró, il rinomato pittore catalano che attraverso le sue tematiche e soprattutto attraverso il suo stile unico, non si allontanò mai, in un certo qual modo, dal mondo dell’infanzia. Come ricorda anche la giornalista Roberta Scorranese:

Sono quelle note accese di colore che denotano la poesia pittorica di Miró: il blu del mare, il giallo del sole, il rosso del tramonto. Ma, come aveva intuito l’amico poeta Rafael Alberti, in lui c’era tanto, tanto gioco. Si divertiva quando lanciava secchiate d’acqua sporca sulla tela per conferire opacità (inquietudine) allo sfondo; si divertiva a disegnare gli arazzi, che poi Josep Royo avrebbe tessuto; giocava con i materiali — legno, ferro, bronzo, stoffa.

Ed è proprio quello della pittura, del disegno, uno dei medium, dei veicoli privilegiati della più immediata e sincera comunicazione da parte dei bambini. Da un lato libero sfogo delle più variegate emozioni, dall’altro veri e propri messaggi verso l’esterno, magari verso il mondo degli adulti oppure oltre le mura di un ospedale: molta attenzione viene di fatti riservata sempre più alle produzioni di questo tipo, per quanto concerne i bambini in corsia.

Riley dopo un trapianto di cuore che le salvò la vita - Daily Mail
Riley dopo un trapianto di cuore che le salvò la vita – Daily Mail

Uno studio iraniano del 2011, ad esempio, si concentra proprio sull’analisi dei disegni dei bambini. Ricercatori, psicologi, insegnanti e genitori hanno fatto varie ricerche per chiarire il significato e l’interpretazione dei disegni dei bambini. Secondo Lowenfeld, i bambini iniziano il loro processo di disegno non appena possono tenere fisicamente in mano un utensile da disegno. Dai primi tentativi di un disegno, costituito da segni e linee casuali, al primo disegno rappresentativo, i bambini si sforzano di comunicare con il mondo che li circonda e di stabilire un significato attraverso le immagini che creano. È attraverso i loro disegni che i bambini esprimono i punti di vista e le interpretazioni delle loro esperienze. Tutto ciò che percepiamo è influenzato dalla percezione degli altri. I bambini mostrano non solo la loro capacità di disegnare, ma anche di mettere insieme le loro conoscenze e la loro percezione visiva. Attraverso il processo di osservazione e analisi dei disegni dei bambini piccoli, si possono ottenere intuizioni sullo sviluppo sociale ed emotivo, fisico e intellettuale di ogni bambino: matita, pennello e carta sono il mezzo migliore per trasmettere le loro speranze e le loro paure.

In tenera età i temi dei disegni sono secondari e le attività di disegno si svolgono in una dimensione in cui l’attività fisica e quella psicologica si uniscono. Tuttavia, quando i bambini diventano un po ‘più grandi, il tema diventa più importante. In uno studio condotto a Firenze, sono stati studiati i disegni dei bambini dal 1° al 5° anno di età, ed è stata riscontrata una tendenza interessante. Secondo questa interpretazione, le “case” erano rappresentate nel 60% dei disegni liberi disegnati da bambini di 6 e 7 anni, e in questi disegni c’erano pochissimi oggetti raffigurati oltre alla “casa” (come alberi e fiori). Ciò che simboleggia la “casa” sono le “emozioni e la stabilità che si raggiungono con la vita in casa, un luogo dove si ricercano i bisogni fondamentali”, e nell’infanzia in cui la casa rappresenta gran parte della propria vita, la “casa” viene spesso raffigurata. E a 10, 11 anni, la “casa” diventa solo un oggetto in una vasta composizione che comprende “alberi“, “fiori“, e il “sole“, che simboleggiano le esigenze del mondo che si estende oltre la gamma della casa. Si può capire che questo tipo di transizione fluida avviene perché, come la gamma di interessi cresce e che le esigenze che si estendono al di là della casa sorgono, vengono gradualmente liberati dai forti legami familiari dell’infanzia.

I bambini non scelgono i loro strumenti per caso. Quando hanno una scelta optano per un certo tipo di carta o matite. Questa scelta rivela umore e personalità. Ad esempio, le matite con le punte larghe e grosse sono le preferite con i bambini determinati, mentre i bambini che hanno più difficoltà a esprimere o affermarsi preferiscono matite con una punta fine. Per quanto concerne il disegno di persone grandi: di solito il disegno enorme indica aggressività e iperattiva. Bambini che non si adattano molto bene tendono a disegnare figure umane esagerate. Mentre per il disegno di una persona molto piccola: solitamente mostra sentimenti d’incompetenza, vergogna, paura e depressione.

Lo sviluppo cognitivo e le capacità di disegno sono fattori importanti da considerare quando si analizzano le immagini dei bambini. I disegni dei bambini possono quindi fornire informazioni preziose sull’evoluzione delle loro percezioni ambientali. Le strategie utilizzate dai bambini nella realizzazione dei disegni sono interessanti non solo perché ci permettono di fare un’analisi più soddisfacente dell’arte dei bambini, ma anche perché aprono la possibilità di progredire nella comprensione dello sviluppo delle capacità di pianificazione e organizzazione in generale.

Un altro articolo, più recente, pubblicato da studiosi croati nel 2017, analizza invece prettamente i disegni realizzati da bambini affetti da malattie croniche, mettendoli in relazione con quelli prodotti da loro coetanei sani. Lo studio ha incluso 22 bambini affetti da malattie gravi, ricoverati presso il Dipartimento di Pediatria, e 102 bambini sani, di cui sono stati scelti 22 disegni. Ai bambini è stato chiesto di fare un disegno a loro scelta e un disegno della famiglia. I risultati ottenuti dall’analisi e dal confronto dei disegni dei bambini non mostravano differenze statisticamente significative: sia i bambini sani che quelli malati sceglievano vari soggetti nei loro disegni; i colori erano meno usati dai bambini malati; tutti i bambini malati disegnavano entrambi i genitori; i bambini malati disegnavano più spesso altri membri della famiglia; i bambini più sani disegnavano i motivi del sole, del cielo e dell’erba sui loro disegni di famiglia. Entrambi i gruppi di bambini hanno usato lo spazio offerto per disegnare in modo simile e hanno usato colori simili. In conclusione, i bambini con malattie croniche/gravi non hanno espresso emozioni più negative o difficoltà nell’autopercezione nella loro espressione visiva rispetto ai bambini sani. I bambini malati dunque, anche come evidenziato dallo studio precedente, necessitano di colori, di famiglia, di casa. Invece quelli sani di uscire, spazi aperti.

Un altro interessante studio si è invece concentrato sul confronto tra le capacità di disegno dei bambini e quelle di persone affette dal morbo di Alzheimer. Studi precedenti hanno dimostrato che i pazienti affetti da Alzheimer presentano una regressione graduale del loro funzionamento cognitivo da quello di un adulto maturo a quello di un bambino. L’analisi ha dimostrato un miglioramento con l’età nelle prestazioni di disegno dei bambini, mentre i punteggi di disegno dei soggetti adulti sani erano simili a quelli ottenuti dai bambini più grandi. Al contrario, la prestazione di disegno dei pazienti affetti da Alzheimer è diminuita significativamente in livelli sotto quelli dei bambini di 4 anni per quanto riguarda errori di disegno, o sotto quella dei bambini di 8 anni nel disegno di un uomo e in quello di occlusione parziale (disegnare un albero dietro una casa). La regressione osservata nelle prestazioni di disegno dei pazienti affetti da Alzheimer è discussa in relazione ai deficit cognitivi che accompagnano la malattia. Ѐ però vero anche il contrario, come osservato nei punti precedenti in relazione alla simbologia dei disegni e alla connessione di Mirò (e non solo, basti pensare a Picasso) con il mondo dell’infanzia. Si potrebbe dunque vedere tale regressione attraverso una lente più positiva: come maggiore libertà espressiva, come un più saldo legame alla comunicatività svincolata dell’universo dell’infanzia.

Anche Fondazione ISTUD si è occupata a lungo della percezione di sé e della malattia che possiedono i più piccolini, ma soffermandosi soprattutto su di un altro medium per eccellenza: quello della scrittura. Soprattutto all’interno del progetto CRESCERE, dedicato alle storie di bambini e ragazzi con deficit di ormone della crescita, dei loro nuclei famigliari e dei referenti esperti dei centri di cura. Conclusosi nel 2016, sono ora consultabili liberamente i risultati della ricerca, il libro creato attraverso le 181 storie raccolte e le relative pubblicazioni scientifiche.

Matteo Nunner

Laureato in Lettere all'Università del Piemonte Orientale, si sta specializzando in Scienze Antropologiche ed Etnologiche all'Università di Milano-Bicocca. Giornalista e scrittore vercellese, ha collaborato con molte testate locali e nel 2015 ha pubblicato il romanzo d'esordio "Qui non arriva la pioggia". Nel 2017 ha poi pubblicato "Il peccato armeno, ovvero la binarietà del male".

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