Attività creative e benessere emotivo: due recenti studi

Vogliamo fare il punto riguardo due recenti quanto interessanti studi concernenti il mondo della creatività legato al benessere emotivo. Il primo è stato realizzato da R. Perach e A. Wisman, s’intitola “Can Creativity Beat Death? A Review and Evidence on the Existential Anxiety Buffering Functions of Creative Achievement” ed esamina la possibilità che la creatività possa abbattere l’ansia generata dal pensiero della morte; il secondo, invece, è stato scritto da Tamlin S. Conner, Colin G. DeYoung & Paul J. Silvia, intitolato “Everyday creative activity as a path to flourishing”, parla della relazione tra attività creative e un atteggiamento positivo.

Gli sforzi creativi sono in grado di respingere l’ansia riguardante la morte? Un gruppo di psicologi dell’Università del Kent ha esaminato i livelli di risultati creativi e d’intraprendenza in un gruppo di 108 studenti per far luce sul ruolo dei contributi creativi nella mediazione dell’apprensione e della paura riguardo la fine della vita. I partecipanti hanno dovuto completare due questionari al fine di misurare i loro livelli di coinvolgimento creativo e le percezioni della personale ambizione creativa. Gli individui con risultati contenenti traguardi creativi e chi ha ottenuto alti livelli di ambizione creative ha realizzato meno “associazioni di morte” dopo aver riflettuto sulla loro stessa dipartita.

Perach e Wiseman suggeriscono che questi individui, che perseguono sforzi creativi e che producono quello che loro percepiscono essere significanti contributi creativi, potrebbero esperire una sicurezza interiore maggiore di fronte alla morte rispetto gli altri. I risultati di questo studio potrebbero suggerire un esito universale promettente nel coinvolgimento creativo. Il sociologo Brene Brown ha catturato questa universalità, affermando che “Il solo e unico contributo che noi mai realizzeremo in questo mondo nascerà dalla nostra creatività.”

Lo studio di Tamlin, Conner, DeYoung & Paul, invece, indica che il coinvolgimento in un’attività creativa, anche solo una volta al giorno, può condurre ad uno stato mentale più positivo. I ricercatori dell’Università di Otago hanno imbastito uno studio per capire se la creatività impatti sul benessere emotivo, basandosi sulla sempre più diffusa opinione che vi sia una connessione tra creatività e funzioni emotive. Per testare l’ipotesi, hanno esaminato le risposte di 658 giovani adulti; ogni giorno i partecipanti hanno documentato quanto tempo spendessero in sforzi creativi così come i cambiamenti emotivi positivi e negativi percepiti.

Dopo 13 giorni, i ricercatori hanno rivisto le risposte dei partecipanti e hanno rilevato una “spirale verso l’alto per il benessere e la creatività” negli individui che hanno intrapreso passatempo creativi quotidianamente. In breve, le attività creative assicurano un sostegno misurabile in affetto positivo durante i giorni seguenti. I ricercatori hanno inoltre esaminato i dati dei partecipanti da una “rigogliosa scala”, che domandava ai soggetti di collocare risposte a varie questioni come “Oggi le mie relazioni sociali sono state di supporto e appaganti.”. Queste collocazioni legate all’impegno creativo, implicano che forse la creatività coinvolga di fatti sia la serenità nelle relazioni sociali che la positività sul luogo di lavoro.

Un’attività creativa può essere rappresentata anche semplicemente dal tenere un diario scarabocchiato, suonare uno strumento musicale, o pianificare il giardino per la semina primaverile – in altre parole, attività che praticamente chiunque potrebbe compiere. Quindi l’essere creativi ci aiuta a “sentirci meglio” e a turno coinvolge altri aspetti delle nostre vite quotidiane.

 

Note

Psychologytoday.com

 

Matteo Nunner

Laureato in Lettere all'Università del Piemonte Orientale, si sta specializzando in Scienze Antropologiche ed Etnologiche all'Università di Milano-Bicocca. Giornalista e scrittore vercellese, ha collaborato con molte testate locali e nel 2015 ha pubblicato il romanzo d'esordio "Qui non arriva la pioggia". Nel 2017 ha poi pubblicato "Il peccato armeno, ovvero la binarietà del male".

Questo articolo ha un commento

  1. Maria Rosa Previti

    Ho comprato tele, colori e pennelli mentre aspettavo l’esito dell’ esame istologico. Sono passati quarantadue anni, dipingo ancora. Scrivere e dipingere fanno parte integrante della mia gioia di vivere nonostante il cancro al seno, la paralisi al braccio e adesso l’osteomielite e le difficoltà respiratorie.

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